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HOMEPAGE     IL TARON LEVENTINESE     PRONUNCIA      BIBLIOGRAFIA

 

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ABCC' DEF GIJLMNOPQ R STUVZ

 

 

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MINI DIZIONARIO DEL DIALETTO LEVENTINESE

ESSA CONTA MOLTO MENO TERMINI RISPETTO AL DIZIONARIO SU QUESTO SITO. 

NOTA: PER FACILITARE LA RICERCA CON I MOTORI DI RICERCA HO AGGIUNTO ALLA SPIEGAZIONE DELLE PAROLE, TRA PARENTESI, ALTRE POSSIBILI GRAFIE, TRALASCIANDO IN PARTICOLARE GLI ACCENTI O CON LA VARIANTE O = U

TARON - ITALIANO (TAGLIAN)

Nota: l'abbreviazione op. cit. (opera citata) rimanda alla bibliografia nella pagina di presentazione.  LSI è il Lessico dialettale della Svizzera Italiana, VDSI il Vocabolario dei dialetti della Svizzera Italiana.

AAAA

Abiéz - Abete bianco (latino: abies alba). - (abiez)

Alvè - Alzarsi (dal letto, dopo aver dormito).

Ampui  (plur.) - Lamponi (il singolare mi mette in difficoltà: dovrebbe essere ampun). - (ampon, ampun, ampui)

Angróan (foto)- Cinorròdo, bacca della rosa canina, anche detta stopac'ü(u). - (angroan)

Anti, àntic - Corsia della stalla. - (anti, antic)

Aónda, a onda - Molto, granché, in frasi di senso negativo: aonda peisc la pò mia nè = granché peggio non può andare; aonda pionda us pò mia fè = granché di più non si può fare. Airolo: aùnda, unda. - (aonda, aunda)

Arénta (avv.) - Vicino (forse dal lat. haerente = che è attaccato, aderente). - (arenta) 

Arnàuro, arnauru - Oggetto ingombrante o/e di poco conto. Sinonimi (non solo in lev.): barlafüs, strafüsari, rotisc, rostic (v.), turléri. Usati anche come insulto. - (arnauro)

Arògi - Orologio - (arogi)

Artasìn - Rododendro, rosa delle Alpi (Rhododendron hirsutum e ferrugineum). Pl. artasit. Io però ho sempre sentito solo ròs di èlp, al plurale.

Artè - Essere necessario, spec. in frasi negative, più o meno sinonimo di tarzè (v.).

Asbàc - Abbastanza (non solo lev.: secondo il prof Mario Forni lo usava anche il Porta in milanese). In italiano era un tempo usata la locuzione "a sbacco" = in grande abbondanza, a sazietà (v. Grande Dizionario della Lingua Italiana di Salvatore Battaglia) - (asbac, asbacc, asbach, asbacch)

Ascro, ascru  - Solletico. Fig. paura, timore

Atèni  (pl.) - Litanie - (ateni)

Au, ava - Nonno, nonna (ad Airolo dicono èf/èva) - (au, ef, eva)

Audan (pr àudan) - Ontano. In Leventina è presente soprattutto l'ontano bianco = alnus incana (foto- diffusione in CH). Raro l'ontano nero = alnus glutinosa (foto - diffusione CH).  N finale non nasale. - (audan)

Auro, àuru - Eccessivamente sensibile al dolore fisico: "ti sé bé auro!" VDSI dà "auru" solo come sost. = infiammazione -> Inaurè = infiammarsi - (auro, auru)

BBBB

Badì - Vanga, badile. Secondo il LSI il significato primo di badin e badola, usati nel Sopraceneri per definire gli italiani, è badilante, sterratore, professione verosimilmente esercitata principalmente da operai italiani.

Badira - Pala. Sbadirè = spalare

Bagarè - 1) Belare 2) Piagnucolare, ma anche piangere rumorosamente, strillare

Bagnin - Annafiatoio

Baiàf - Bugiardo. Soprannome degli abitanti di Quinto: hanno per patrono S. Pietro, l'apostolo che rinnegò per tre volte il Signore (VDSI). Baiafögna = menzogna, ma anche ipocrisia, doppiezza, malafede. - (baiaf, baiaff)

Balòca - palla di neve. Pl. balòc. - (baloca, baloc)

Baluàt, balüàt - Briccone, balordo, persona poco seria. In VB e ad Airolo balüàt - (baluat, balüat)

Barbaröt - mento - (barbarött)

Barc - Ricovero per il bestiame sull'alpe, sia recinto sia costruzione. In genere edificio-tettoia aperto su uno o più lati. Da qualche parte (Chironico?, Fontana) si dice anche bar. Da baron = bar grande dovrebbe derivare il nome del Pizzo Barone. - (barch)

Barlòt - 1) Convegno di diavoli e streghe, per est. baccano, scompiglio. 2) Diavolo. Termine usato anche altrove e non più in uso. Lo metto qui perché l'ho trovato sugli atti di un processo nel 1637 a una presunta strega di Cornone (Dalpe), italianizzato in barlotto (in: Mario Fransioli, "Dalpe", p. 196). - (barlot, barlott)

Baurè - Abbeverare, dar da bere (al bestiame, scherzoso anche alle persone)

Bàuti - Ripiano, asse di sostegno per riporre cibi, in particolare le forme di formaggio,  o oggetti. - (bauti)

Bèc, bosc - Becco, caprone. - (bec, becc)

Bédra - Betulla. Bedrina = bosco di betulle. - (bedra)

Bèrba/anda - Zio/zia (non più usati salvo che dai vecchi nominando vecchi zii e zie). Anda verrebbe dal latino amita = zia paterna. Ad Airolo: baba/nana - (berba)

Biam - Residui del fieno

Bìdria (foto) - Donnola a Dalpe e Airolo (ma Beffa op. cit. dice ermellino) , bidra in Val Bedretto secondo il VDSI. Il che mi suscita una domanda ai dialettologi: se il nome Bedretto viene da bedra (betulla), perché in dialetto non si dice Bedré o simili ma Bidré o Büdré? Non potrebbe Bidré aver significato anticamente covo di donnole, luogo infestato dalle donnole? E il termine essere poi stato stravolto nell'italiano maccheronico dei vecchi documenti scritti? A Quinto (comune) la donnola è chiamata vermalina (v. le considerazioni a questa voce) - (bidria)

Bijaron - Cinghia di zaini, gerli, cadole. - (bisgiaron)

Binéira (immagine e descrizione)- Spannatoia: cucchiaione di legno largo e piatto per togliere la panna dal latte nelle conche sull'alpe. Ad Airolo e in VB è detta lüla. - (bineira)

Biassè - masticare

Bisc'öu - Maiale (a Dalpe). A Quinto si dice pörc', che a Dalpe mi pare sia usato solo in senso figurato, come insulto rivolto a una persona, nel senso, a connotazione sessuale, di sporcaccione. - (bischiöu) 

Bisson  (agg.)  - Striato, tigrato (di gatto). Ghèt bisson = gatto color marrone e nero striato

Blos - blusa da lavoro. Blos da téç = blusa da stalla. Airolo: blus.

Bogés (pl. bogìs) - Membro di una bogia (v., n. 3) - (boges, bogis)

Bògia - 1) Palla, dim. bogéta = biglia: jüiè ai bogét = giocare a biglie 2) (m.) Italiano (spregiativo, non so se ancora in uso, sinonimo di badola, badìn e simili) 3) "Boggia": consorzio di proprietari del bestiame alpeggiato e sottoposto ad amministrazione comune 4) Mandria raggruppata sull'alpe e amministrata collettivamente  - (bogia, bogeta)

Bola - Terreno acquitrinoso, palude (non solo lev.: bol ("bolle") da Magadin

Bondon, bundon - Tubo che chiude lo scarico di una fontana, di una vasca o di una cisterna

Bonza (z = ds) - carro-botte per il trasporto del colaticcio (= giüs o pissöisc)

Bòsc' (pron. bòshc') - Bosco (con la o aperta come in toscano, non chiusa come nel ticinese standard!)

Bösc' (pron. böshc') - Cespuglio. Diminutivi: bösc'ét (böshc'ét), bösru

Bougiaca (foto)- Pànace: ombrellifera dei prati (Heracleum sphondylium). Il fusto legnoso e cavo che rimane una volta essiccata (stüsc), serviva a noi ragazzini da surrogato alla sigaretta. Airolo: bugiaca.

Brèsc' (plur.)- Caldarroste, castagne arrostite - (bresc')

Bria - Pappa di farina abbrustolita nel burro. Non so se qualcuno la faccia ancora (e i figli non sanno che cosa si perdono!). Dal ted. Brei = pappa, purea

Bròç - In genere porcile: broç di pörsc (piccola stalla o scompartimento in una stalla di mucche dove vengono tenuti i maiali), ma c'č anche il bròç di vidéi per i vitelli. Per estens.: bugigattolo. A Dalpe broç è il WC (che a Quinto si dice déstro). Il termine non è difficile da spiegare se si pensa com'erano i gabinetti di una volta! - (brocc, broch, brocch)

Brödar/svester - Fratello/sorella ad Airolo (evidente l'influsso urano)

Bron - Fontana pubblica di pietra nel villaggio (v. anche büi, molto più comune anche in questo senso) 

Brönc, bröncru, bréncru (foto)- Brugo, erica (Calluna vulgaris), piccolo arbusto sempreverde con foglie aghiformi

Brügì - Muggire insistentemente, bramire (del cervo), piangere rumorosamente. V. Mütè

Brüia - Mucchio di sassi ammassati, raccolti nella pulizia (mondatura) del prato (tic. brüga, che ha anche il significato di pendio erboso). Na brüia d'jent = un mucchio di gente

Büdüu, büdu, bidü - Burro

Büi - Fontana (funtčna vuol dire sorgente). Si distinguerebbe dal bron (v.) in quanto prevalentemente ricavato da un tronco. Ma io ho sempre sentito büi anche per quelli di sasso.

Buréla (nè jü a burela) - Rotolare, cadere su un pendio (anche nè jü a rodela)

Büza - Alluvione, frana - (büzza)

CCCC

Cagaranda - Escremento di capra (o di camosci e caprioli) a forma di pallina rotonda o allungata (di solito al plurale: cagarant)

Cambra - 1) Camera 2) Tarma 3) Camola. Furmeç cambró = formaggio intaccato da camole

Canaia - Bambino. Sinonimo di bagai, bòcia (termini usati fino in Lombardia). Ad Airolo: creatüra, pl. creatü, crapasc.  

Canimél - Caramella. Mia nonna chiamava così delle particolari mentine bianche rotonde, le altre sono sempre state per me solo caramèla. - (canimel)

Carpìna - Lite, zuffa. "Tüta lit e carpìn", la vita matrimoniale. Carpinàs = litigare. - (carpina, carpinas)

Carè - "Carrale", sentiero acciottolato tra paese e campagna, costeggiato da muri per non lasciar uscire il bestiame.

Carél - Acciottolato, selciato di ciottoli, lastricato (sost.) - (carel)

Careló - ricoperto, costellato, cosparso, disseminato. Careló d'scistroi = disseminato di mirtilli 

Carén - Primo giorno del mese, calende: carén d'aurì = primo aprile - (caren)

Cascèda - Colica, dolore acuto, intestinale in particolare - (casceda)

Casöu - Formaggio in piccole forme, si solito formaggio magro prodotto in casa. Airolo: c'asö. Casè = fare il formaggio. Caséi = casaro. Casèda = tutto il formaggio prodotto

Càuz - Pantaloni - (cauz)

Cauzzèda - calcio, pedata - (cauzzeda, cauzeda)

Cauzzéi - scarpe (idem al sing.). E cauzzét sono le calze - (cauzzei, cauzei, cauzzet, cauzet)

Cavaléta - Sgabello del mungitore (a una sola gamba). Airolol: c'avalèta - (cavaleta, c'avaleta)

Cavéz - Pulito, ben messo ordinato. Airolo: c'avéz - (cavez, cavezz)

Chèdra - Cadola: attrezzo di legno, fissato alle spalle come uno zaino, per il trasporto di carichi - (chedra)

Chèuna - Cantina (variante leventinese di canva; cheunet <=> canvet). "I ò la vos in cheuna" = "ho giù la voce". Chèuni = i "manici" anteriori delle vecchie slitte da trasporto - (cheuna, cheuni)

Chiijél, cüijel, c'üjel - Letamaio. - (chiijel, chiisgel, cüisgel)

Ciàu - chiave. Airolo: cèf - (ciau, cef)

Cifon - Comodino (non solo lev., cifun si usa(va) fino in Lombardia)

Ciolàn - Pene (volgare, parola non più usata a quanto ne sappia). - (ciolan)

Ciòs - Prato, appezzamento cintato. Rimasto in diversi toponimi. A Cornone, in fondo al Cios verso la Piumogna c'era una volta il cios di peuri, il cios delle pecore, delimitato da un muretto a secco - (cios, cioss)

Ciosséna, ciussena, ciüssena - Staccionata, cinta di legno o sassi, muro (a secco) di cinta. - (ciosena, ciossena, ciusena)

Clàfter - Misura per la legna, 4 metri cubi (ted. Klafter) - (clafter)

Clùat - V. cruar

Cöisc, cöisru - Bravo, quieto, ubbidiente. Spesso al negativo "mia tant cöisc". Il LSI lo dà come variazione fonetica di consc. Corrisponde all'it. "acconcio" secondo Lurati op. cit. Mi chiedo se non inteferisca il ted. keusch, che però significa casto, pudico. Airolo: c'öisc.

Cop - ramaiolo, più piccolo è il cazzüi

Còro - Corvo. Ad Airolo: còruf, che è anche il soprannome degli abitanti del villaggio - (coro, coruf)

Cort - "Corte", ogni singola stazione dell'alpe in cui soggiorna il bestiame.

Cos - Scoiattolo - (coss)

Cotizè, cutizè - Raddrizzare, dare una lezione a qc. per educarlo, in genere castigandolo: "it cotizi mi!"

Crama - Panna. Crama scumfièda = panna montata

Crazza - 1) contenitore per merci usati dai venditori ambulanti 2) Spesso strato di cropat (v.) nelle persone di scarsa igiene (molti bambini un tempo, cosa ormai rarissima oggi) - (craza)

Crobi - L'alimento dei maiali a base di resti di cucina (tic. corobia)

Crompè, crumpè - 1) Comperare 2) Partorire. Ves in crompa = essere incinta

Crópat  - Sporcizia che si forma sulla pelle quando ci si lava poco e poi rimane sui lati della vasca da bagno. Airolo: cröpat. Quando è troppo diventa crazza. Lurati op. cit. definisce cropat il "callo del mungitore". - (cropat)

Cròsa (pl. cròs) - Rametto secco di conifera per accendere il fuoco. "mèira 'me 'na crosa": di una donna molto magra - (crosa, cros)

Cruaton, croaton  - Vento freddo misto a pioggia o nevischio che soffia dal massiccio del S. Gottardo. Ad Airolo parlano però di cruaton süç (asciutto) e c. bagnó (Beffa op. cit.). C'è anche il verbo cruatè.

Crùar, crùac, crùat, clùat - Brocca, boccale (sv. ted. Krueg, ted. Krug) - (cruar, cruac, cruach, cruat, cluat)

Crüarìn, cruarìn - Grigionese, proveniente dal Grigioni - (cruarin, crüarin)

Crümanè, crumanè - Trave maestra del tetto, trave centrale sotto il culmine del tetto   .

Cucaüs - Abbaino. Dallo sv. tedesco, ma da che parola? gucke us (gucke aus)?, Guggehuusli (Guckehäuslein = bovindo, bow window, balcone chiuso), Guggenüürli (= Dachlucke, abbaino)?, Glockhuus (Glock(en)haus, locale del campanile, con le finestrelle)? Da indagare ancora. Termine airolese in origine, credo, ma usato anche altrove. Secondo Beffa op. cit. a Piotta si dice üsél. - (üsel)

Cudéi, codéi - Portacote (dial. cot = oggetto oblungo di pietra dura di colore grigio-nero per affilare la falce). - (cudei, codei)

Cufion - Ammasso sporgente di neve soffiata accumulatosi su una cresta, se cede causa una valanga

Curéija, coreija - 1) Cinghia, cintura 2) Striscia di erba rivoltata nel prato per farla essiccare (operazione della fienagione). It. correggia, latino corrigia = striscia di cuoio, cintura - (coreija, cureija, coreisgia, cureisgia)

Curéija du drèisc - Arcobaleno. Non so se qualcuno lo usi ancora se non per indicare un termine curioso. Letteralmente "cintura del drago", a quanto sembra. V. dreisc

Cüs - Neve soffiata e accumulata dal vento, turbine di neve sollevata dal vento, tormenta di neve. Cüssè: il soffiare del vento che fa sollevare e accumulare la neve: "U cüssa". Airolo: c'üs, c'üssè

C' C' C' C'

C'aè - cacare (Airolo) 

C'è - Casa - (chiè)

C'éngn (pl. c'éi)  - Cane. C'ei (cani) = soprannome degli abitanti di Madrano (Airolo) - (chiegn)

C'ö (o ic'ö) - Qui - (chiö)

C'üu, c'ü - Culo. "Bofum in u c'ü(u)": apostrofe molto più genuina del subapenninico "vaffanculo" attualmente gridato dai tifosi dell'Ambrì alla Valascia. Sembra siano state le ultime parole del dalpese Giuseppe Sartore (o era il capitano Lorenzo Orsi?)  il 2 giugno 1755 a Faido prima di essere decapitato con altri due presunti caporioni della "rivolta leventinese" contro gli urani. - (chiüu, chiü)
 

DDDD

Daranéra, daranéira - Lombaggine, colpo della strega (mal di schiena). - (daranera, daraneira)

Dasanì - deperire, lasciarsi andare, languire. Dasanìt: deperito, esaurito, distrutto, senza energia - (dasanit)

Dartüi, dartü - Grande imbuto - pidriöu - di legno un tempo munito di stoppia (= faliscion) che serviva sull'alpe per filtrare il latte (dèrsc u lèç)

Dassonàs - Svegliarsi (dassonè = svegliare, dassonó = sveglio, anche fig.). Dassónat = svegliati! Airolo: dassunàs ecc. - (dassonas, dasonas, dasonè, dasonó, dassunas, dassunó, dassunè)

Dasütro, dasütru - Oggetto ingombrante, anche persona grande, grossa e ingombrante (scherzoso). Il LSI lo dà come variante locale di disütil

Déi - Solaio (ticinese: spazzacà). E. Bontà, op. cit., lo fa derivare dallo sv. tedesco Dili (termine della Svizzera orientale attualmente non più usato secondo il sito  Dialekwoerter.ch) = soffitta, solaio. Ted. Diele - (dei)

Dèrsc - Filtrare. Dersc u lèç: filtrare il latte. Anche "piovere a catinelle" secondo Lurati  op. cit, che però dà derç (per la Val Bedretto) - (dersc, derc)

Dèsa - Fronda verde di abete. Gnè dèsa = niente di niente - (desa)

Déstro, déstru (pl. distri) - Gabinetto, latrina. Il senso è di luogo destro, comodo. Si diceva anche in italiano. Non senza meraviglia ho trovato la parola in un testo di Leonardo da Vinci: "Ecci alcuni che altro che transito di cibo e aumentatori di sterco e riempitori di destri chiamar si debbono, perché per loro alcuna virtù in opera si mette"... ("Cinque pensieri di filosofia e morale", in Antologia della letteratura italiana, I, casa editrice G.D'Anna, Messina-Firenze 1960 p. 1104). - (destro, destru)

Dobiè, dubiè - piegare 

Draghè - Piovere a dirotto, diluviare (Airolo, Beffa op. cit). Io non l'ho mai sentito, ma lo cito qui perché  mi chiedo se abbia un rapporto con il toponimo Dragon e simili. Una decina almeno di "riali" del Sopraceneri si chiamano Dragon, Dragoi e c'è il Dragonato a Bellinzona. Per Airolo Beffa dà il nome dialettale Draon e pl. Draoi: = "n . loc di torrente o riale pericoloso, convogliatore di materiale alluvionale". Il ruscello, di solito quasi asciutto ma pericoloso in caso di  piena, che scende dalla frana del Pizzo Lambro verso Piumogna (Dalpe) è chiamato Dragonasc. Il senso è uguale.  C'entra il mitico dragone, il verbo raghè (abbattersi, precipitare) o questo draghè?

Dòi (pl.) - Trucioli. Detti anche uradüsc - (doi)

Drèi, drèisc - Drago, nella curiosa espressione cureija du dreisch (cintura del drago) = arcobaleno: v. Sganzini, op.cit.. LSI parla di "uccello fantastico" . Possibile influsso di dèrsc (v.), o di drèija (pl. drèisc) = piccola quantità di acqua o altro liquido (a Nante, Beffa op. cit.)? - (drei, dreisc)

Drès - Tordo, tordela e uccelli affini (non solo lev., anche in Lombardia (Airolo: dris) , sinonimo di viscarda, che è più propriamente la cesena (turdus pilaris). - (dres)

Dròsa (pl. dròs) (foto)- Ontano nano, ontano montano, ontano verde, alno verde (alnus viridis).  I dròs sono bassi e antipatici cespugli che rendono difficile il passaggio a chi se li trova sul cammino. Beffa op. cit. dà dròs come singolare maschile. - (drosa, dros)

Duanè - dipanare, avvolgere, arrotolare, attorcigliare

Dücia - Viottolo ripido
 

EEEE

Èiro, èiru - 1) Acido (agg.) 2) Acero (albero). In Leventina è diffuso l'acero di monte (diffusione CH)- (eiro, eiru)

Éndro, endru (foto)- sorbo montano o farinaccio (Sorbus aria)  - (endro, endru)

Ému! - Certo, naturalmente! (esclamazione). Ancor più sottolineato: Emu franc!

Èra - Ala - (era)

Erìscia - v. Iriscia  - (eriscia)

FFFF

Fala - Maniglia di una porta

Fanzéla - Domestica, servetta - (fanzela)

Faréi (foto)- 1) Fabbro 2) Fungo porcino (Boletus edulis) Nota: in altre parti del Ticino farée o férée indica invece il Boletus erythropus (foto), "boleto dal piede rosso" senza nome in italiano (fr. Bolet à pied rouge, ted. Donnerpilz o Schusterpilz), v. Gianfelice Lucchini, I funghi del Cantone Ticino, 1997, p.481. Il VSI parla invece di boleto lurido (foto) e specie affini - (farei, faré, feré)

Fassó - Canale di scolo nella stalla

Fastidiè - Preoccuparsi 

Faucigia - Roncola

Fàura - "bosco sacro", protetto, che non si può tagliare perché ripara dalle valanghe. Mia mamma usava l'espressione "ti ti sévat amò int pala faura da Varenz a fè scuìt" per dire "in quel tempo tu
non eri ancora nato". L'interessata non è più in grado di dire se fosse un modo di dire comune o solo famigliare. Dal latino fabula, ma non capisco il nesso. - (faura)

Fémna - 1) Donna 2) Moglie. Plurale: féman (Airolo: fömna, föman) - (femna, feman)

Fiarè - Focolare, caminetto

Fiòz, fiozza - Figlioccio. Airolo: fièd, fièda - (fioz, fiozz, fied, fieda)

Fisro, fisru - Legnetto sottile per accendere il fuoco; persona mingherlina

Fòco - Fiammifero - (foco)

Fogn - 1) Sost: favonio, Föhn (vento); 2) Agg.: (temp) fogn = tempo di favonio sopra lo zero in inverno, con relativo disgelo; néu fogna = neve bagnata, pesante; lüina fogna = valanga di neve pesante.

Fontèna, funtèna - Sorgente. Fontana si dice büi (che vuol dire anche bollire). 

Fopa - Avvallamento, conca nel terreno. Non solo leventinese, si usa(va) anche in Lombardia. Dal lat. fovea = fossa, buca. - (fopa)

Fòras - Forbice - (foras)

Forc'éta, furc'eta - Forca da fieno, a tre denti - (forchieta, furchieta)

Forzalina, furzalina - Forchetta (posata), lombardo furzelina, (it. = forcellina)

Fòrzi - forse. Beffa op. cit. lo dà come neologismo di puésma (v.), che però a mio avviso non è sempre sinonimo: direi "forzi duman i vegni" (forse domani vengo), mai "puesma duman i vegni".

Fosgnè, fosgnachè - Spiegazzare, sgualcire, stropicciare (un vestito, riponendolo in una borsa o in un armadio senza le dovute cure): "u i ha int i pegn tüç fosgnéi pa'l armèri"

Fróda - Cascata. Il termine non si usa più (si dice caschèda). Tuttavia, la gola scavata dalla Piumogna tra Crozlina e l'alpe di Geira è chiamata Val da Fród (v. M. Fransioli, "Dalpe") e sul sentiero tra Dalpe e Piumogna c'è la cappella di Scimafroda, proprio sopra la cima della cascata, il che indica che un tempo il termine si usava (ora la gente pronuncia però fròda, non fróda). Beffa op. cit. dice che il termine fróda per cascata è sconosciuto ad Airolo, ma cita egli pure un toponimo che sembra andare in senso contrario.

Fron (pl. froi) - Fragola

GGGG

Gartégn - Cancello. Airolo g'artégn. - (gartegn)

Gàspar - scaracchio (sinonimo, non solo lev.: smargài) - (gaspar, smargai)

Ghèija - Gazza, più precisamente la ghiandaia (foto). Airolo: g'èija - (gheija, gheisgia)

Ghèna - Ganda, pietraia. Airolo:  g'èna . Italianizzato in "ganna" nei toponimi- (ghena)

Ghèrz - Vigore, energia. "Dèi da gherz" = picchiare con forza, andarci con vigore. Airolo: g'erz - (gherz)

Ghetöija (in) - In calore. Si dice propriamente del gatto (ghèt), ma per estensione anche di persona in amore. Airolo: g'atöisc, g'atöija- (ghet, ghetöisgia)

Giòpa - piantina cespugliosa: giop di scistroi (piantine di mirtilli), ma anche giop di pom (patate). - (giopa, giop)

Giòva - Coltellino pieghevole, coltellino svizzero. Un termine tipico di Airolo, ma non esclusivo, v. il Lessico dialettale LSI. Lo riportava già Stefano Franscini nel suo dizionarietto (del 1825 circa) centrato sul dialetto della Bassa Leventina, v. op. cit. - (giova)

Gira - Ghiro

Giübina - fè giübina (di corso d'acqua), straripare lungo  un pendio lasciandovi sabbia e altri detriti (Airolo secondo Fransioli op. cit., Beffa non lo riporta). Nella regione del Campo Tencia c'è una Löita delle giubine, mi chiedo se il toponimo abbia a che fare con questo significato.

Giüs - Colaticcio (anche: pissöisc), trasportato con la bonza (carro-botte) per essere sparso nei prati

Gnö  (o ignö) - Lì (vicino; se è lontano si dice lè = là; c'è anche l'intermedio lè gnö, o lè lè gnö). Ad Airolo e VB dicono ö e .

Gnola - Moccio. Gnolon = moccioso, anche nel senso di ragazzino che si dà arie da grande o di adulto che fa o dice bambinate

Gras - Pascolo grasso, ingrassato dalla mandria, spesso vicino a una cascina d'alpe - (grass)

Granéijè - nevischiare, nevicare a fiocchi leggeri e poco fitti. V. anche gréna - (granejè, graneisgè)

Gravaron (foto) - Mirtillo rosso (Vaccinium vitis-idaea) : simile al mirtillo comune ma rosso e aspro

Grèi - Po'. Un grei = un po'. Un grèinìn = un pochino

Gréna - Il nevicare leggero, nevischio. Leggera nevicata. Grénós : "nevischioso", ma anche brumoso, leggermente nebbioso, come se dovesse presto nevicare. V. anche granéijè. - (grena, grenos)

Gréu - Pesante (it.: greve) - (greu)

   
I I I I

Inarzos - Nervoso, irritato. Airolo: nèrzos = incollerito (Beffa, op. cit.)

Inaurè - infiammare, irritare (ferita, foruncolo); inauras = infiammarsi; inauró = infiammato. Da auro, auru (v.) = infiammazione (VDSI)

Infésc - Intralcio, impaccio, incomodo, impiccio, disturbo intestinale, preoccupazione, anche scocciatore. Verbo: inféscè. Infesció = costipato - (infesc)

Inost - Noioso, che disturba  

Inarzos - Nervoso, irritato. Airolo: nèrzos = incollerito (Beffa, op. cit.)

Insceijàs, inscengiàs - "Incengiarsi", incrodarsi, perdere il sentiero e finire in una cengia, in un luogo esposto e pericoloso.  Transitivo, riferito a bestiame: insceijè, inscengè. Contrario: das-sceijè, das-scengè. - (insceijas, inscengias).

Intasnàs - Saziarsi, rimpinzarsi. Anche trans., intasnè, e agg., intasnó. - (intasnas, intesnas, intasnó)

Intavìst - Sveglio, avveduto, intraprendente. Lombardo: antevist - (intavist)

Intéra - volentieri. - (intera)

Intrècan - Marchingegno. - (intrecan)

Intréi - 1) Intero 2) Imbranato: c'è l'espressione "intrei me 'm bosc" , di cui trovo la spiegazione probabile in Beffa op. cit. secondo cui intrei significa "intero, integro detto anche di animale non castrato" (bosc = becco, caprone) 

Irìscia - Fondamenta e resti diroccati (sbodéi) di una costruzione, rovine, ruderi. Lurati op. cit. e Sganzini op. cit. e Beffa op. cit. danno eriscia, variante trovata anche in una poesia di Alina Borioli. Ma mia mamma dice iriscia e quindi anch'io. Deriverebbe da area + icea secondo Sganzini op. cit., che non spiega cosa voglia dire.

JJJJJ

Jarè - Gelare - (sgiarè)

Jèrla - Gerla a bacchette distanziate, per trasportare fieno (diversa dal sciüéi, v. sotto) - (jerla, sgerla)

Jèscéi, gèscei - Ghiacciaio. Jéscéröu (Dalpe): piccolo ghiacciaio, nevaio. Lo storico dalpese Mario Fransioli ha fatto notare quanto sia ridicolo il toponimo "Passo di Ghiacciaione", tra le capanne del campo Tencia e di Sponda. - (jescei sgescei, gescei, sgesceröu)

Jóan - Giovane, giovani  (plur. inv.) La n è pronuciata come una n normale, non nasalizzata) - (joan, sgioan)

Jöbia - Giovedì

- Giù. Jü da gnö: giù di lì, espressione che sta a significare tutta la valle del Ticino sotto la Biaschina e l'intero Sottoceneri. "u n à töç vüna da jü da gnö" = "ha sposato una donna del basso Ticino".

   
LLLLL

Lambro - terreno paludoso o umido (da lama = palude, con suffisso -umulus secondo Petrini op. cit.), pozzanghera secondo Franscini op. cit.. Entrambi potrebbero in qualche modo spiegare il toponimo Lambro in Val Piumogna.

Lamprötan - Lombrico (pl. invariato)

Lavazza (foto) - Rómice alpino (rumex alpinus), pianta dalle grandi foglie che cresce in terreni grassi, spesso vicino alle cascine degli alpi, di gusto sgradevole per le mucche. - (lavaza, lavaz, lavazz)

Lèi - Lago. Laghetto = leiét, plur. leìt, dunque "capanna di Leìt" e non del Lèit o addirittura del Làit. - (lei, leiet, leit, leitt)

Liénda - Abitudine (in senso negativo), andazzo: "cus l'é 'sta brüta lienda" - (lienda)

Limadè - soglia (=limitare)

Lista - finestra

Listó - Astore (Sganzini op. cit., che lo dà come termine airolese, ma Beffa op. cit. è scettico!). Si dice invece a Dalpe. A Sobrio c'è listou. V.  scis

Lita - Strato vischioso sui sassi nei fiumi o nelle fontane  

Loghè, logàs - Dare, darsi, una calmata: "it loghi mi", "u bé pö logàs" 

Löi - Luogo, usato nelle espressioni "fa löi che" = "fa luogo", è da augurarsi, è necessario, opportuno e "fa bé löi!" = è da sperare!, ci mancherebbe altro! e simili, dipende dal contesto.

Löita - Ripido pendio erboso di montagna, in genere ai piedi di un dirupo roccioso o di un canalone. I glossari citati parlano semplicemente di pascolo ripido ma mi sembra un po' troppo generico: non tutti i pascoli ripidi sono löite, e sulle pendici del Pizzo Penca c'è una "Löita dritta" che non so se sia mai stata un pascolo. Löitè = portare il bestiame in löita. Löita da misüra: utilizzata per valutare la quantità di latte di ogni vacca all'inizio della stagione di alpeggio.

Lüghìt (f. lüghida) - Vispo, arzillo, allegro. Airolo: lughìt - (lughit, lüghit)

Lüìna - Valanga. Lüina frégia = slavina polverosa. Lüina fogna = valanga di neve bagnata o comunque pesante per il disgelo (v. fogn), detta ad Airolo Lüina c'auda (Beffa op. cit.)

Ludro - Verosimilmente la lontra, nome latino lutra lutra, nota per il suo appetito e ormai estinta in Svizzera. E' rimasta l'espressione: "maiè me 'm ludro" = mangiare a quattro palmenti. Il LSI dà anche ludra e lüdra e conferma che si tratta della lontra. Dà inoltre anche ludro e lodro con il significato di furfante, briccone, individuo turpe e simili. E. Bontà op. cit dà lodro = indegno, sleale, turpe e lo fa derivare dal ted. Luder = carogna (anche in tedesco il termine assume il significato di farabutto).

Lüsarègn - Toporagno. Il LSI dà müsaragn e simili (etimologicamente sembrerebbe invero più appropriato, da mus = topo in latino), mentre lüsaregn sarebbe usato solo a Dalpe per il grillotalpa. Mah, mai sentito in questo senso. Da indagare. - (lüsaregn)

Lüsinc'ü, lüsinc'üu - Lucciola
 
MMMM


Machè - Spingere. Macasot: tipo sornione, falso e infido. - (macasott)

Maiè - mangiare, detto degli animali (o delle persone poco educate), altrimenti si dice mangè. Airolo: maè.

Malédrè - Mangiare in modo smodato, fuori dai pasti (malédra è l'esofago secondo Lurati op. cit., o la faringe, la bocca, le fauci secondo il LSI). Anche maludrè, malüdrè, forse per accostamento con ludro (v.). Maledron = mangione. - (maledrè, maledra)

Malmuadìsc - Che fatica a muoversi (perché vecchio, malato, obeso o altro) - (malmuadisc, malmoadisc)

Malzabadó - Malvestito. Sinonimo: mal trèç sü

Manì - Preparare il pasto, cucinare (it.: ammannire): manì da disnè 

Marsciauro, marsciauru - Merciaio, venditore ambulante. Usato come insulto per persona venale, tirchia, da poco e simili (forse in associazione con marscion).

Màrtor, màrtur - Stupido, ingenuo (da martire?) - (martor, martur)

Masarè - 1) macerare; 2) riempire di botte. Masarèda = fracco di botte. Masaró = fradicio (?)

Masì - Ammuffire. Masìt = ammuffito - (masit)

Masnè - Macinare. Una masnèda = un sacco di botte. - (masneda)

Mastè - Immagine sacra, santino (il LSI dà mastéi) - (mastei)

Méda - Mucchio conico di fieno, meta, catasta (lat. meta = mucchio a forma di cono). Stesso termine meda in dial. lombardo, spagnolo e portoghese. Due montagne almeno di forma simile si chiamano Piz Meda nella zona del poncione di Tremorgio. - (meda)

Medéi, madéi - Prato montano inaccessibile al pascolo su cui si falcia il fieno selvatico (LSI, che dà anche altri sensi: metto questo perché penso sia quello del toponimo Prei Medei in Piumogna. Forse un tempo ammucchiavano lì il fieno in diverse "mede" facendone un "medaio"). Beffa op. cit. definisce il madéi: "pendio erboso, generalmente al di sopra dei pascoli d'alpe e inaccessibile alle mandre dove si falciava il cosiddetto fieno di bosco" . Senso che nella prima parte non corrisponde al toponimo dalpese. - (medei, madei)

Mèna (pl.: mèn) - Bracciata di fieno ammassato con il rastrello per preparare il mazzo (maz) da trasportare in spalla (un tempo) nel fienile (lat. manua feni = manciata di fieno) - (mena)

Mèng'a - Manica (mentre mènc'a = manca) - (meng'a, menghia)

Més (pl. mis) - Mese. I mesi: janéi, fauréi, marz, aurì, mèisc, jügn, lüi, aost, satémbre, ocióri (sempre più sostituito da otobre), novembre, dicembre.

Mèsro - Macero, marcio, marcescente, avariato, rancido, stantio. Spüzè da mesro.

Méutra - Mastello, recipiente per il trasporto di liquido. "Bevan 'na meutra": berne un bel goccio. Sv. ted. Melchter, lat. classico mulctra = secchio per la mungitura. Airolo: mèutra. - (meutra)

Moiàt - Giovenca al secondo anno di età (fino a un anno è vidél, al terzo manza, a quattro vaca) - (moiat, moiatt)

Móisc - Sporco. Moiscion, muiscion = persona sporca, sozzone. Moisciögna = sporcizia. Moiscignè = sporcare. - (moisc, muisc)

Mondè, mundè - 1) Pelare, sbucciare (patate) 2) Ripulire (un prato) da sassi, detriti portati dalla valanga ecc.

Mossac'üu, mossac'ü  - "Mostraculo": si dice a una bambina che si siede in mutande o calzamaglia con le gambe divaricate lasciando indovinare le pudenda. C'ü, come il francese cul, è qui eufemismo per l'organo sessuale femminile - (mossacü)

Mossìn, mussìn (plur. mossìt) - Zanzara, moscerino. - (mossin, mosin, mussin, musin)

Mostazzon, mustazzon - Schiaffo. Sinonimo: lavadenç. Mostazzè = schiaffeggiare - (mostazon, mustazzon, mustazon)

Mot - senza corna: c'aura mota (lat. mutilus = mutilato, mozzo)

Möt - Collina, poggio, motta

Mudaç, modaç (pl.) - Smorfie - (mudacc, modacc)

Müdlon - Mucchio di fieno (fatto in tutta fretta nel prato quando è già bello secco e sta per piovere). Accresc. di müdel

Mürèç - Specchio. Pl. müriç (termine non più usato) - (mürecc, mürech)

Muréuru - Docile (lett. amorevole). Mureuràs = calmarsi , sin padümàs - (mureuru, mureuro)

Mütè - Muggire. C'è anche brügì, più accentuato, che si usa anche per altri animali (bramire del cervo ecc.) e con significato figurato di piangere rumorosamente (v. VDSI)

NNNN

Nar - Sciocco (ted.: Narr). Narögna: 1) sciocchezza, 2) ridarella: i ò dös la narögna.

- Andare. Part. pass. nèç

Nès - 1) Naso 2) Nardus stricta (foto), it.. cervino, tipo di erba di montagna pungente: punge il muso dell'animale che la bruca. Non sentirti dunque preso in giro se, in bilico sul ciglio di un dirupo, qualcuno ti grida "Tacat al nes"! Altrove detto anche sedon e simili.

Ni - Venire. Part. pass. niç

Nicro, nicru - Mingherlino (agg.) 

Nóta - Niente. - (nota)

Nüdriè - Nutrire, allevare (bestie e figli)


OOOO

Òbia - Balcone di legno nelle vecchie case qualcuno dice lòbia - (obia, lobia)

Ocióri, uciòri - Ottobre (ociori, uciori) 

Oéc'a - Lettiera di una stalla, dove riposa il bestiame. Termine proteiforme: anche uec'a, uvec'a, üvec'a, luec'a, lüec'a. - (oechia, uechia, uvechia, luechia)

Ondra - Rondine, o piuttosto il molto simile balestruccio. Airolo: undra.

Òut - Curva. Outè = girare, voltare, curvare. Outè lè = morire. "Outum mia fò!" = "non farmi incazzare!" - (out)

Ör - Orlo. Pro d'ör = prato d'orlo (non d'oro come a volte tradotto)

Òvi - Bacìo. A l'òvi = a bacìo, a tramontana (contr.: sorìu, solatio) - (ovi, soriu, suriu)

PPPPP 

Padümàs - calmarsi, quietarsi - (padümas, padümass).  

Padüra (pl. padüu, padü) - Pantofola. Nè im padüra = camminare con le sole calze, senza scarpe. Padüron = pantofolaio, ciabattone

Paijon (foto)- Gracchio alpino (Pyrrhocorax graculus). Così è chiamato nel dialetto di Airolo, negli altri non so, il LSI dà nomi simili anche in val di Blenio). Corvide con le zampe e il becco giallo che bazzica spesso nei dintorni dei rifugi alpini. - (paisgion)

Panègia - Zangola, apparecchio per fare il burro (anche lombardo: penagia, penegia) - (panegia)

Panét (da nès) - Fazzoletto. Airolo: panèt. Plur. panít - (panet, panett)

Pardéi - Aiutante nella fienagione. Airolo: pradéi = lavoratore del prato, falciatore, spec. bergamasco (Beffa op. cit.). - (pardei, pradei)

Parpaiòra - Farfalla (non si sente più usare). Est. vulva (sentito a Dalpe in questo senso). Airolo: parpaòra - (parpaiora, parpaora)

Parsüt - Prosciutto. Oggi si dice di più giambon - (parsütt)

Parüsc - Soprannome dato agli abitanti della Val Bedretto (dagli airolesi), ma anche di Freggio (Osco) e di Osogna. La parola indica grossi chiodi o cavicchi di legno utilizzati un tempo nella costruzione. V. anche tubas.

Parzéu - Mangiatoia (stessa origine latina di presepio: praesepium). Airolo: prazéf- (parzeu, prazef)

Parziala, parziasla - Rassegnarsi, darsi pace: "u pò parziasla mia"

- Palo (non piede, che si dice pé)

- Piede. Pl. péi = piedi (non peli, che si dice pir).

Pèi - Paio; pl. pèira (f.) = paia: un pei cauz, do peira d'cauz

Pér - Pelo (non pero, che si dice pisòra). Pl.: pir 

Pèra - Paletta da cucina, mestolo. In tempi meno fortunati per i bambini, la pèra dala polenta, insieme al batipani (battipanni) era lo spauracchio dei nostri sederi infantili. - (pera).

Pérzighìn - Gallinaccio (fungo - in ticinese sciant(a)rèla). Pl.: perzighit. - (perzighin, perzighitt)

Péscia - Abete rosso, o peccio (picea abies). - (pescia)

Pia - Catasta, pila. Una pia 't bòt = un fracco di botte

Piachè - Tacere. Piaca! = sta' zitto! Una perla di saggezza: "Méi piachè che dì nóta": meglio tacere che non dir niente.

Piatlina - Tazza grande per il latte, quella del caffè è la chicra (entrambe le parole non si usano più, credo)

Pic' - Molletta per stendere i panni. Mèiro 'me 'm pic' = magrissimo

Picóndria = ipocondria, grave malinconia, depressione, prostrazione. - (picondria)

PIciuréi - Trave secondaria del tetto. Beffa op. cit dà piciurè, pl. piciuréi per Airolo- (piciurei)

Pidrissìn - Prezzemolo. Airolo: pédrissiìn. - (pidrissin, pidrisin, pedrisin, pedrissin)

Pigna - Stufa, un tempo quella tradizionale di sasso, oggi anche quella elettrica o a nafta, o il calorifero. All'italiano pigna corrisponde in dialetto vacoia (v.)

Pionda - Più, di più (Airolo: piünda). Da plus + abunde secondo Sganzini op. cit.

Piòu - Piovere. A Dalpe: pióu - (piou)

Piràca - Tasca (dei pantaloni), saccoccia. Non solo lev.: secondo il LSI è anche il soprannome di quelli di Ponto Valentino, in Valle di Blenio. Da pira = sacco secondo E. Bontà op. cit. - (piraca)

Pìscian - Piccolo (f.: pisna, plur. piscian) - (piscian)

Pisöu - Pera. Airolo: pisö. Pero si dice pisòra (i nomi degli alberi da frutta sono in genere femminili). - (pisora)

Pistrè - Spettegolare, sparlare (verrebbe dal latino tardo epistulare). Pistri (sing. pistra), piströgn = pettegolezzi; Pistron /a = pettegolo/a 

Pitéi - Tetto (Airolo, Osco). Contrazione di piotéi = fatto di piode. V. quèrt. - (pitei)

Piton - Mendicante, pitocco. Trèç sü 'me 'm piton = vestito in modo molto trasandato. Pitonè = mendicare  

Planda - sottana nera da prete. Butè via la planda = spretarsi. Plandon = sottanone, lungo cappotto, persona così vestita. Beffa op. cit. lo dà come voce gergale per "camoscio" (ad Airolo).

Poiàn, puiàn - Pigrizia, indolenza, sonnolenza: "i ho dös u poian". "Tal töi fò mi 'l puian du c'üu", mi diceva mio padre. Beffa op. cit. dà come senso primo di puian: gas soporifero che si forma in galleria allo scoppio delle mine, termine del gergo dei minatori. E' a suo avviso erronea la derivazione da poiana (= puiana), anche se c'è l'espressione: fas bèchè dal puian. - (poian, puian)

Pom - Mela (pom pianta), patata (pom tèra). Poma = melo 

Pörc' (pl. pörsc) - Maiale (a Dalpe chiamato bisc'öu). Pörc'ögna, pl. pörc'ögn = oscenità

Pos - Dietro, dopo (latino post). Si trova in certi toponimi come Pos Pecian, Pos Pecianét. Pòs = raffermo (->pan pos)

Pöst - Gran disordine, casino: "che pöst!". Curiosamente il LSI dà invece il significato contrario, di ordine (Airolo, Biasca). In tale senso lo vedrei al massimo con intento ironico: "ti é c'ö un bel pöst", "hai proprio qui un bell'ordine". Beffa op. cit. da effettivamente per Airolo le espressioni dè pöst = mettere ordine, dàs pöst = aver cura della propria persona. Io non le ho mai sentite.

Pöstu - Espressione idiomatica difficilmente traducibile: 1) diamine! 2) pöstu che: almeno che, bisognerebbe proprio che. Il LSI definisce il termine, non solo lev. "formula introduttiva di suppliche o di imprecazioni". Beffa op. cit. traduce "che tu possa", in espressioni che non ho mai sentito tipo pöstu miurè = che tu possa migliorare.

Prasì - Mietere

Prüc - Ciuffo. Airolo: prüc'. Prüchè = brucare, rosicchiare: prüchè un ös = rosicchiare un osso. - (prücc, prüch)

Pruìna - Brina (come in latino). Verbo: pruinè - (pruina)

Puésma - forse, sembra, a quanto pare (difficile da tradurre, esprime dubbio, lett. = può essere ma) - (puesma)

Pul (pl.: pui) - Nòcciolo. Chegapui = pedante, pignolo.

Pulìt, pulito - Bene. "Ti é fèç pulit" = hai fatto bene. Anche: pulito. - (pulit, pulitt)

Puscìn - Vitellino (termine affettuoso). - (puscin)

QQQQ

Qué? - Che cosa?. Lat.: quid? - (que)

Quèrt - Tetto (teç significa stalla in Leventina). V. anche pitéi. - (quert)


RRRRR

Radasì - Secondo fieno (latino volg.: recidivus)

Radüu - Portare qualcosa in un luogo: "i ho radüç scè 'n grèi legn". Airolo: radüf. Radüas a c'è = tornare a casa (senso ironico)

Rafisiàs, rafisiàssan - Darsi la pena, la briga (vincendo la pigrizia): "us rafisia gnè piü da fas la bèrba". - (rafisias, rafisiass, rafisiassan, rafisiasan)

Raghè - Crollare. Airolo: raè (di albero o anche persona, spec. ubriaca o molto stanca). Dal latino eradicare = sradicare?

Raguài  - Disordine, fig. casino, disastro (Dalpe ?). "O che raguai che raguai", diceva quasi come interiezione una mia zia dalpese.

Raslè - Rastrellare 

Rassiè - Segare (la legna)

Rassiöisc - Segatura (anche rassiadüsc)

Razzént - Squillante (in particolare al femminile -a, di voce o campanaccio. - (razzent, razent, razzenta)

Règia - Raganella (strumento musicale con ruota dentata girevole e molto rumorosa). Estens.: persona chiacchierona con una voce sgradevole. - (regia)

Rèsa - Resina. Estens.: persona appiccicaticcia, noiosa. - (resa)

Réssia - 1) Sega 2) Segheria. - (resia, ressia)

Ri - Ruscello di montagna che scorre in forte pendenza (it. rivo, riale in italiano ticinese). Quando arriva in pianura diventa una roija (v.), come è chiamata quella che attraversa Ambrì. Nota: Ritom andrebbe pronunciato Ritóm e non Rìtom essendo composto da Ri e Tom (= ruscello di Tom, Lei Ritóm = Lago del ruscello di Tom).

Riva  (pl. rìu) - Prato in più o meno forte pendenza 

Rognì, rugnì - Stare a mollo. Mét jü a rognì = mettere a mollo, sin: mét a möi

Roija - Rigagnolo, ruscello, canaletto d'acqua corrente (spesso tradotto con roggia, che però mi pare riduttivo, essendo questa di un "piccolo canale o fossa d'irrigazione"). Airolo: ruja. V. anche Ri. - (roisgia, rusgia)

Rola - guscio

Rösc - Mucchio, gran quantità: un rösc (det) jént = molta gente

Roscèda - scroscio improvviso di pioggia di breve durata. (rosceda)

Rosti, rostic - Oggetto di poco conto o ingombrante (v. arnauro), anche come insulto. Il significato originario è secondo E. Bontà quello di strumenti rurali, arnesi del mestiere e deriverebbe dal verbo rüsten (nel tedesco svizzero questo ha soprattutto il senso di preparare, mettere a posto). In ted. Rüstzeug = strumenti, in bernese Ruschtig = Ware, Sachen. Bontà dà come sinonimi di rosti obri e übri. Rotìsc dev'essere un'inversione di sillabe e ha pure il significato di oggetto di poco conto. - (rostich, rotisc)

Rüsc'a - Corteccia. - (rüschia)

Rüs - Spazzatura, rifiuti. Tola dal rüs = secchio della spazzatura

Rütan - Come dasütro (v.). Secondo il LSI r. è un terreno ingombro di detriti, povero di cotica erbosa, in cattivo stato. Accento tonico sulla ü, n non nasale.

Rütanè - Arrabattarsi, trafficare senza sosta (più forte di strüsè). Secondo il LSI il senso originario è rimuovere detriti, bonificare, dissodare. Beffa op cit. traduce: disboscare, dissodare,  scavare.


SSSS

Sa - San (santo, agg.). Sa Jüsep, sa Martìn (in disuso)

Saiòtro, saiotru - Cavalletta. Airolo: saòtru - (saiotro, saiotru, saotru)

Salédra - Grondaia; canaletto semicilindrico di legno o latta per condurre acqua all'aperto. Fig.: saledra si usa anche per bambina, ragazza o donna un po' leggera e "inariata" a mo' di rimprovero o qualche volta anche di vezzeggiamento (ti sé propi 'na saledra). Sin., non solo lev.: peltrera (orig. = credenza per
stoviglie), termine però più forte che può significare anche sgualdrina per non dire puttana. Simili: pisséra,  pissagüç, tarlaca, zabèta, zamfòrnia, zamfòrgna. - (saledra, pissera, zabeta, zamfornia, zamforgna, pissagücc)

Samantéri - Cimitero. - (samanteri)

Sameè, sameiè - Somigliare. "Ut samea a ti" = somiglia a te.

Sanababìç - Dialettizzazione di son of a bitch, regalo linguistico dello zio Sam "det Merica". - (sanababic, sanababicc, sanababich)

Saròdan (f. saròdna) - Serotino, tardivo (di terreno sfruttato tardi, mucca che ha partorito tardi, vitello nato tardi). In piena parete nord del Pizzo Forno ho trovato sulla carta il toponimo Scengio Sarodan. Se cercavano l'erba fin lassù dovevano essere davvero a corto! - (sarodan, sarodna)

Sarè - 1) Chiudere; 2) Salare

Saréscia (descrizione)- Salice (in particolare salice bianco = salix alba? foto). Pl. sarésc. Lat.: salicea. - (sarescia, saresc)

Saró - Sost.: carne salata, come salame, prosciutto, coppa ecc. Agg.: chiuso (f. sarèda).

Saron - Siero residuo della fabbricazione del formaggio

Satì - Fine, sottile (f. satìa)

Sbrisòia, sbrisòra - pustoletta, vescichetta, brufolo, foruncolo. Pl.: sbrisòi. - (sbrisora, sbrisoi)

Scaléuro, scaléuru - Scala esterna di sasso (o cemento). La scala di legno si dice sc'èra. - (scaleuro, scaleuru)

Scassè, scassè fò - cancellare, con la gomma o con un tratto. Airolo: sc'ascè

Sc'avisi - Schifo (Airolo), altrove: schivi

Scéngia, pl. scenç - Cengia, balza, luogo dirupato e scosceso, esiguo spazio erboso tra pareti rocciose, est. luogo esposto e pericoloso. LSI e Beffa op. cit. danno  scenç singolare maschile. (scengia, scenc)

Schéija - Scheggia. - (scheija, scheisgia)

Schèija - Bastone di legno con impugnatura ricurva, anche stampella

Sciè - Sibilare, soffiare, fischiare, emettere una sorta di sibilo come una "sh...."  (di alcuni animali quando si sentono in pericolo): i camos i scian o i süran?

Scighéra, scighéira - Foschia (non solo lev.) (schighera, scigheira)

Scign - Gesto, segno (con le mani, in particolare di minaccia. Verbo: scignè

Sciguéton - Vitello d'ingrasso; fig.: scigueton è anche un giovane grande e grosso (sottinteso: e un po' "ciola")

Scilostro, scilostru - Cero pasquale (non solo lev.)

Scióira - Diarrea. Verbo: scioirè. Agg. scioron, pl. scioiroi, soprannome degli abitanti di Piotta. - (scioira)

Scis - Astore (accipiter gentilis) (descrizione/foto)?, poiana (buteo buteo) (descrizione/foto)? entrambi? i pareri divergono. Grosso falco un tempo temuto per le incursioni nei pollai. Invece degli spaventapasseri in Leventina c'erano un tempo gli "spaventascìs". Sganzini op. cit. lo identifica con l'astore, la mia zia Carmen, che ne ha uno imbalsamato in casa, con la poiana, il LSI e Beffa menziona entrambi gli uccelli e lo dà anche come falco o uccello rapace diurno in genere. Beffa lo dà come generico per uccello rapace diurno di discrete dimensioni ad eccezione dell'aquila, come astore e poiana. V. anche listó - (sciss)

Scìspat - zolla erbosa, fig. scherz. capelli arruffati, zazzera. - (scispat, sciscpat)

Scistra - scintilla. - (scisctra)

Scistron (pl. scistrói) - Mirtillo. - (scisctron, scistroi)

Sciüéi - Gerla a bacchette unite (diverso dalla jèrla, a bacchette distanziate per il fieno). - (sciüei)

Scravàt - scarafaggio. - (scravat, scravatt)

Scüra - Scuola (arcaico: lo diceva mia nonna, oggi si dice scòla). Airolo: sc'üra

Sénda - Cengia, striscia erbosa tra due pareti rocciose, stretto sentiero di montagna. Similitudini: in spagnolo senda = sentiero (latino: semita). Una "Senda del ghiacciaio" collega la capanna del Campo Tencia con il Passo di ghiacciaione (ma il ghiacciaio è ormai lontano!) - (senda)

Sgartèija, scartèija, sc'artèija (foto)- Scardasso, attrezzo per cardare la lana. Fig. bestia o persona (in particolare donna) magra, mingherlina. - (sgarteisgia, scarteisgia, sgarteija, scarteija)

Sgraviè - Strigliare (una mucca o altro animale) con la sgrèvia (striglia)

Sgrüssa - Frana (nota quella del Pizzo Lambro in val Piumogna)

Sguarè - Scivolare. Sguarèda = scivolone - (sguareda)

Siarét - Accetta (piccola ascia). - (siaret, siarett)

Siè - Falciare

Sìu - Ascia, scure. Airolo: siü (Beffa op. cit)- (siu)

Slòia - indolenza, svogliatezza. V. poian, puian - (sloia)

Smanzè - Cominciare

Smèrsc (pp. smerjüt) - Morire cadendo in un dirupo ecc.. Per estens. mi verrebbe da utilizzarlo come sinonimo di "perdersi in montagna". Secondo i libri consultati verrebbe dal lat. submergere, che però è verbo transitivo. A mio avviso più verosimilmente dalla forma passiva submergi = andare a fondo, annegare. Usato anche in senso scherzoso: "i péisàvi squès che ti sévat smèrjüt", mi ha detto la mamma non vedendomi più uscire dalla Migros. - (smersc, scmersc)

Sminè - Guardare (vardè) con attenzione o con insistenza. - (scminé)

Smòrbi - Agg.: irrequieto, focoso, voglioso, pieno di energia. Si dice di animale e anche di persona. Anche sost.: irrequietezza, voglia, anche con una connotazione sessuale: fè passè 'l smorbi. - In Lombardia è utilizzato nel senso di spipro (v.) - (smorbi, scmorbi)

Smorégia, smurégia (foto)- Forbicina, forfecchia: insetto noto anche come "forbiseta". - (smoregia, scmoregia, scmuregia, scmuregia)

Snabùz - Stivali (dall'inglese americano snow boots). - (snabuz, snabuzz, schnabuz, schnabuzz)

Sòca - gonna - (soca)

Soga, suga - Corda di cuoio intrecciato per tenere insieme il mazzo di fieno da portare in spalla, fissata con il cönc (cöng), sorta di cuneo di legno con un foro (non me lo ricordo più tanto bene) -> cönghè = fissare la soga con il cönc. Airolo: sua.

Sorè - 1) Rafreddarsi 2) (fig.) Sbollire, calmarsi: "se l'é rabió u bé pö sorè"

Sorìu, surìu - Solatio. A sorìu: a solatio, contrario di a l'ovi. (soriu, suriu)

Sosnè, susnè - Governare il bestiame (lat.: sustinere); fig.: dare una lezione a qualcuno. - (soscné)

Sost - Coperto, riparato dalla pioggia. "Stè al sost" = stare al coperto

Sosta - Tettoia

Spampézia - Tipico dolce leventinese con ripieno di noci. - (spampezia, scpampezia)

Spandiè - Spandere, sparpagliare l'erba falciata per farla essiccare al sole (operazione della fienagione)

Spanè - Spennare, spiumare. Spanó = spennato, per estens. calvo, stempiato.

Sparzè - Peforare, trapassare. Airolo: divaricare (Beffa op. cit.)

Spavi - Timido, pauroso (di animale, per est. anche di persona). Airolo: spèvi.

Spèng'a - Spanna  - (speng'a, spenghia)

Spin - Strame di aghi di conifere

Spina - Rubinetto: béu dala spina = bere dal rubinetto

Spipro, spipru - Difficile nel mangiare, schizzinoso, schifiltoso. Associato dai genitori a "trop tés" (= troppo sazio). In Lombardia dicono smorbi, che in leventinese ha un altro senso (v.). Spiprögna = la qualità (si fa per dire) di chi è spipro.

Sprüi - Antro, roccia sporgente sotto cui è possibile trovare riparo. Latino: spelunca. 

Squès - Quasi - (sques)

Stèbi - L'insieme costituito dalle costruzioni di un alpe e il terreno all'aperto dove la mandria è (era) riunita per la mungitura o per passare la notte. Italiano: stabbio, latino stabulum. Beffa op. cit. lo dà ad Airolo nel senso di cort (v.) e gras (v,) - (stebi)

Stèrli - Bovine che non hanno ancora partorito: vitelli e moiat (v.). Sing. sterla.  (sterli = sterili)

Stòfi - Stufo (ad Airolo, altrove si dice stüf come in tutto il Ticino). Stüf müf = arcistufo) - (stofi)

Störgno, störgnu - Pavimento. (Da sternu secondo Sganzini op. cit. Nel latino classico sternere vuol dire tra l'altro ricoprire il suolo, pavimentare, lastricare). 

Stòuç - Testardo, cocciuto (dal ted. störrisch?). Stouciögna, stoucisia = testardaggine. - (stouc, stouch, stoucc)

Stòuta - Quest'anno. Stouta = sta outa = questa volta 

Strasì - spaventarsi. Strasìt = spaventato, anche persona timida: un tè strasit da (v)ün. - (strasit, strasitt)

Strécia - Stradina tra le case di un villaggio. - (strecia)

Ströi - Strame, lettiera. Dallo sv. ted. Streue (ted. Streu) = strame, lettiera, paglia, o da Stroh = paglia (E. Bontà, op. cit.). Outè fò ströi = tirar fuori rogne

Ströijè - Calpestare l'erba; est. sprecare, sciupare. Airolo: stradiè - (ströisgè)

Stüa, stüva - Soggiorno (locale di casa dove si trascorre la giornata, dal tedesco Stube). Stufa si dice pigna (e pigna si dice vacoia)

Stüà - Cancan, casino: "met jü 'n gran stüà par nóta". Senso primo: stufato (Beffa op. cit., che traduce l'airolese "mét jü stüà" con "comportarsi con sussiego, darsi arie, complicare le cose".

Stüblì - Uccidere, macellare secondo il LSI, che dà il termine solo per Robasacco, ma a me ronzava da un pezzo nella testa con un significato simile ("it stüblissi!") e mi chiedo se non si dica o dicesse anche in Leventina.

Stüsc - Fusto legnoso e cavo della bougiaca (v.) essiccata, surrogato della sigaretta per i ragazzini di un tempo.

Sunài - 1) Campanella 2) Idiota: "maladétu sunai". - (sonai, sunai)

Sürè - Fischiare (lat. tardo subilare secondo Sganzini op. cit, latino classico: sibilare). Sür = fischio. Sürél = fischietto

Surfanó - Satollo, strapieno (v. anche tüsaró)

   
TTTTT

Tàbas - Sciocco, allocco e sprovveduto. Termine in voga tra la gioventù sessantottina di Dalpe (con trölar e il più esotico tenix). Trasferito in quel di Biasca, l'appellativo è rimasto appiccicato al suo divulgatore fino ad oggi. Sinonimi in altri dialetti: taboi, tabalöri, tabiòc e simili. - (tabas)

Tamöia (foto)- Sorbo degli uccellatori = Sorbus aucuparia (albero con piccole bacche tonde di colore rosso-arancione e gusto sgradevole, dette anch'esse tamöi)

Tampastè - Grandinare. Tampésta = grandine 

Tapascèda - sgambata, camminata - (tapasceda)

Taranè - l'affiorare del terreno quando la neve si scioglie: u taréna -> tarégn (agg.) = privo di neve - (taregn)

Tardénz - Forcone per il letame (con quattro denti a dispetto del nome, con tre rebbi è la forc'éta - o furc'éta - per il fieno). - (tardenz, furc'eta)

Taron - Gergo, dialetto "stretto", genuino: così è o era chiamato il dialetto locale nell'alta Leventina (anche a Osco, v. link tradizioni sul sito del Comune), contrapposto al dialét d'iijü, o dialèt d'ingio' (ticinese delle regioni più a sud,  ticinese standard). Il termine esiste tuttavia anche più a sud, fino in Italia: il LSI riferisce il termine ai gerghi di emigrati spazzacamini, calderai, calzolai ecc. di alcune valli ticinesi: su internet ho trovato un "taron d'Arbèd" (dialetto di Arbedo), un taron gergo di emigranti di Val Rendena (Trentino), un taron gergo dei vecchi spazzacamini e un taron gergo degli arrotini.

Tarzè - Essere necessario. Il verbo è coniugato secondo la persona: "I tarzan bé mia ni" = "non è necessario che vengano", "la tarza bé gnè ni" (... che venga).

Tasìn - Fiume. Non si usa solo per il Ticino (che prende il nome proprio da questo termine dialettale) ma anche per altri corsi d'acqua di una certa portata: a Dalpe chiamano tasìn la Piumogna. Il termine è usato anche in Val di Blenio. - (tasin)

Téç (pl.: tiç) - Stalla (tetto si dice quert o pitéi). Técè = riportare in stalla. Dal latino tectum: casa, dimora, tetto. - (tec, tecc, tech)

- Certo, tale. Usato spesso per dare un senso leggermente spregiativo, o rafforzarlo, alla parola che lo segue: un tè rostic, un tè èsan. Un tè ün = un tale, pure con senso un po' spregiativo. Il tè bevanda si dice .

Tés - Sazio. Tròp tés: rimprovero dei genitori ai figli che non vogliono mangiare - (tes, trop tes, tess)

Tièrn - Pino silvestre. - (tiern)

Tofè, tufè - 1) Annusare, fiutare 2) Curiosare in modo indiscreto, anche tofisgné: "l'é sempra scè a tofè". Tofon, toféta: curioso indiscreto

Toma - Caduta. Nè a toma, tomè = cadere. Toma d'l'orz = capriola

Tont - Piatto (sost., stoviglia), non si sente più usare. - (tond)

Tramarè - Tremare

Trampignè, trapignè - Scalpitare,  pestare zampe o piedi per terra (quando scappa ...), agitarsi  

Trapeijè - Scalpitare, in part. la mucca prima del parto. V. trampignè. - (Trapeisgè)

Trasè - Il brucare libero delle mucche in un prato, specie in autunno. Fig. fare un uso smodato di qc., sperperare, sprecare: trasè la roba, trasè 'l pan, trasè 'l formeç (quando se ne getta un cm insieme alla crosta). Très = vago pascolo. - (tres)

Traséna - Parola di cui ho sentito o trovato più definizioni: sottoscala all'esterno di una casa, dove un tempo si gettava la spazzatura, viottolo tra le case o le stalle (dove verosimilmente si facevano spesso i propri bisogni), fossa della latrina, pozzo nero. Beffa op. cit. dà appunto "pozzo nero, pozzetto raccogli escrementi esterno alla latrina che veniva periodicamente vuotato". In ogni caso luogo sudicio e puzzolente. E' rimasta oggi l'espressione: "spüzzè me 'na trasena", o anche il solo trasena per gran puzzone: "ti se na gran trasena!".

Trögli  (pron. g/l) - Trogolo (per i maiali) - Diminutivo svizzerotedesco di Trog = trogolo. Anche canè (canale)

Trüscia - Trambusto. "Ves in trüscia" = essere in subbuglio. Beffa op. cit. dà: essere indaffarati.

Tùbas - Soprannome dato dai bedrettesi agli airolesi, che ricambiano con Parüsc. Entrambi i termini indicano grossi chiodi di legno (i tubas più grossi dei parüsc) un tempo usati nella costruzione di edifici (v. Lurati op.cit.). E' anche soprannome degli abitanti di Fontana, frazione di Airolo, secondo "Airolo" op cit.. - (tubas, tobas)

Tüf - Afoso. Beffa op. cit dà "odore di chiuso, atmosfera opprimente".

Tünar - Aiuto casaro o aiuto pastore sull'alpe (ted. Diener = servo, domestico). Dim. tünarèt - (tunaret)

Tüsaró - abbuffato, strasazio, tés (v.) che di più non si può. Sin.: surfanó.

   
UUUU

U - Il (articolo determinativo m.): u prévat = il prete. Anche ul, spesso eliso in 'l nel discorso dopo una vocale (ènc'a 'l prévat) . Pronome personale maschile o impersonale neutro (?): u vegn = (egli) viene; u piòu = piove 

Ubar - (pron. ùbar) arnesi del mestiere (Airolo, v. Beffa op. cit). Anche übri: v. rostic.

Üs - uscio, porta. - (üss)

VVVVV


Vacòia - Pigna: frutto conico delle conifere, lett. piccola  mucca (nei giochi dei bambini, prima che arrivassero cow boys e indiani o le macchinine)- (vacoia)

Vadréç - Nell'espressione lassè nè da (a?) vadreç = lasciare inselvatichire un prato, non più falciandolo . - (vadrecc)

Valadron, lavadron (foto)- Veratrum album, pianta velenosa (Airolo, v. Beffa op. cit., altrove non so).

Valìu (f.: valiva) - Liscio, regolare. Airolo: valif. Verbo: valivè = rendere liscio, regolare. - (valiu)

Vartì - Sopportare

Vèn - Vaglio, ventilabro: speciale canestro di vimini usato un  tempo per separare il grano dalla pula spargendola al vento; per estens. terreno a conca. - (ven, venn)

Vermalina (foto)- donnola (il termine sembrerebbe indicare l'ermellino, molto simile (v. descrizione), che però ho sempre sentito chiamare ermelin). Corrisponde a bìdria (v.) ad Airolo e a Dalpe. Il LSI dice che a Dalpe si dice bélora, termine di altri dialetti che io non ho mai sentito in paese. Sempre secondo il LSI vermalina e bidria indicano
non solo la donnola ma anche altri mustelidi. 

Vidàz, vidaza - Padrino, madrina. - (vidaz, vidazz)

Viè jü - mandar giù, inghiottire. Anche fig.: viè jü lacrim, viè jüu cativéri

Visc' - vispo. Beffa op. cit. dà: agile, vivace, furbo, intraprendente, sbrigativo con le donne- (viscch)


ZZZZ

Zanéuro, zanéuru (z=ds) - Ginepro. Beffa op. cit dà zaniuri = coccole (frutti) del ginepro. - (zaneuro, zaneuru)

Zapadè, zapedè (z=ts) - Calpestare

Zapél   (z=ts) - Dirupo, burrone, roccia a strapiombo. - (zapel, zapell)

Zaron  (z=ds) - Tafano (insetto)

Zéira (z = ts) -  Segale. Marcon det la zeira = segale cornuta (Airolo) 

Zigra  (z=ts) - Ricotta di siero derivato dal latte di mucca, mascarpa (sv. ted. Ziger). Pom e zigra (patate bollite e zigra), la cena classica altoleventinese del tempo che fu.

Zòcri (z=ts) - 1) Zoccoli (sing.: zocra) 2) Caccole, sudiciume sul pelo di mucche, capre, pecore ecc. Si dice anche per persone particolarmente sudicie: "ti é sü i zocri" ---> Zocron.

Zòiro, zòiru (z=ts) - Peto, scorreggia. Colorita l'espressione airolese in Beffa op.cit. : mulè 'n zoiru im padüra = lasciar partire un peto silenzioso (lett. in pantofole). Zoirè = scorreggiare. Zoiron = scorreggione

Zóp (z=ts) - Turato, intasato, ostruito. Zopè = ot(turare), tappare, intasare, ostruire. Zòp (z =ts) = zoppo. - (zop)

Zorìnt (z=ds) - Piano superiore. Teç zorint: il piano superiore della stalla, dove si tiene il fieno. Letteralmente: di sopra (zora) dentro (int) , lat. de super intus. - (zorint, zurint)

Zotìnt  (z=ds) - Piano inferiore (nella stalla, dove si tengono gli animali). Letteralmente: di sotto dentro = zot int, lat. de subt(u) intus. - (zotint, zutint)

Züic' (z=ts) - Ermafrodito, né maschio né femmina (sv. ted. Zwick, ted. Zwitter). - (züic)


Soprannomi di abitanti di villaggi: 

Airolo: còruf (corvi), anticamente böi (buoi); tùbas (cavicchi di legno, dai bedrettesi); Fontana: tubas ("Airolo" op.cit), böi (Beffa op.cit); Madrano: c'ei (cani); Valle: g'at (gatti); Brugnasco: frèsc' (frasche); Nante: ucéi biot (uccelli nudi, spiumati); Piotta: scioiroi (diarroici); Quinto: baiàf (bugiardi); Ambrì sotto: tèra santa (perché frazione molto "di chiesa"; Chironico: ciurli (ciurlo = caffè nel loro dialetto); Val Bedretto: parüsc (chiodi di legno), dagli airolesi.

Nota: i soprannomi per le varie frazioni di Airolo sono  tratti dal volume "Airolo" op. cit. e confrontati con Beffa op. cit.

 

GRAFIA USATA E PRONUNCIA IN BREVE

Vocali 

ò - o aperta 

o - o chiusa, spesso pronunciata, quando è atona, quasi (o senza quasi) come una u. Più si 'sale' da Dalpe verso Airolo e la V. Bedretto più la o diventa u.

ó - o chiusa tonica (sulla quale cade l'accento della parola) 

é, è - e chiusa, e aperta (tonica o atona)

à, ì, ù - qui l'accento è usato solo per accentare la parola in caso di dubbio

Consonanti

c' - suono "mediopalatale esplosivo", tg romancio, qualcosa tra la t e la c dura, tipo Hütchen in Hochdeutsch: c'è = tchiè, c'aura = tchiaura

g' - simile a c', ma suono tra d e g dura: meng'a = mendghia

s - davanti a consonante (salvo la r: fisro, mèsro) si pronuncia sc come in scena (o sh in inglese).

j - come j in francese (journal). Altri lo rendono con sg, che trovo poco pratico e complica la lettura.

sc - davanti a vocale in fin di parola = sc come in scena (inglese sh).

ç - in fin di parola = c come cena (inglese ch)

n - in fine di parola come nel ticinese standard: bon, balon. Le parole che finiscono in -on al plurale  fanno -oi (scistroi, froi, mostazoi), quelle che finiscono in -in fanno -it (pinin, pinit; perzighin, perzighit), quelle che finiscono in an tonico fanno -èi (pian, pièi; man, mèi), quelle in an non tonico (fràssan, rütan) sono invariabili.

ss - in mezzo alle parole s dura, come in seta, ma non doppia (cassina, possè)

zz - in mezzo alle parole rende la pronuncia ts (non doppia, che non esiste in dialetto