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COGNOMI DELL'ALTA LEVENTINA                                           SOPRANNOMI  

DIALETTI SVIZZEROITALIANI                                     DIALETTI DEL MONDO

 

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ABCC' DEF GIJLMNOPQ R STUVZ

 

Baba - Zio. E anda = zia (non più usati salvo che dai vecchi nominando vecchi zii e zie). Ad Airolo: baba  e nana, a quanto pare ancora usati.

Bacilè - Vaneggiare, sragionare, sinonimo di büscè (non solo lev., ticinese bacilà). Scherzare, in frasi negative: "varda ch'i bacìli mia" = "guarda che non scherzo". Senso proprio: vacillare.

Badagè - Sbadigliare. Badèç = sbadiglio - (badecc)

Badì - Vanga. (badi)

Badìn, Badóla - Italiano (spreg., non solo lev.). Ad Airolo: badùla (Beffa cit.). Secondo il LSI e il VSI il significato primo dei due termini è badilante, sterratore, professione che un tempo era esercitata principalmente in Ticino da operai del Norditalia.  Il VSI non fa tuttavia risalire i due epiteti a badì (badile, vanga), ma al verbo badà (< lat. volg. batare) = stare a bocca aperta, da cui il senso iniziale di babbeo, goffo, gonzo. Da ragazzo a Dalpe sentivo dire di più bògia (v.). Di più sui termini in questione nel mio DIZIONARIO DELL'ITALIANO TICINESE. (badin, badola, badula)

Badira - Pala. Badirèda = Palata: 1) colpo di pala; 2) il materiale che sta su una pala: badirèda 't néu, badirèda 't sabia = palata di neve, palata di sabbia. Sbadirè = spalare. - (badireda)

Bagarè - 1) Belare, di capre e pecore. si dice i baghèran ("belano") anche delle femmine e dei piccoli del camoscio quando si chiamano (info: Marco Viglezio). 2) Piagnucolare, frignare, piangere in modo insistente e lamentoso, strillare, detto dei bambini in particolare. Airolo: baàrè, Val Bedretto baiarè (Lurati "Terminologia"). Derivati: bagarèda = pianto lungo e lamentoso, bagaron = frignone, piagnucolone. - (baarè)

Bagàt - Calzolaio, ciabattino. Termine diffuso fino in Lombardia, oggi sostituito da sciavatin - (bagat, bagatt)

Bagnin - Annafiatoio. Plur. bagnìt. - (bagnit, bagnitt)

Baiàf - Bugiardo. Soprannome degli abitanti di Quinto: hanno per patrono S. Pietro, l'apostolo che rinnegò per tre volte il Signore (VSI). Baiafögna = menzogna, ma anche ipocrisia, doppiezza, malafede. - (baiaf, baiaff)

Bàita - Casa (spregiativo o scherzoso, con il senso di catapecchia). Radüas a bàita = tornare a casa. A Dalpe bàita è correntemente usato come sinonimo di c'è per dire casa, senza accezioni scherzoso-spregiative; ho sentito dire giüghè a bàita per "giocare in casa", in ambito sportivo. - (baita)

Balanza - 1) Bilancia 2) Altalena.  

Balcon - Imposta esterna della finestra, compatta, senza assicelle, fatta con una o più tavole di legno. Ad Airolo anche anta di botola (Beffa cit.). Idem a Deggio, dove una cugina mi ha parlato di un balcon per scendere dalla stüa nel surei (v. soréi).  Il VSI dice, inoltre, battente della porta, botola in casa o stalla, buca nel pavimento del fienile per far scendere il fieno nella stalla sottostante. Negli "Ordini" del 1788 dei Vicini di Airolo si parla di "bucchi e balconi" intendendo appunto questa apertura (Fransioli, "Vicinato" cit. p. 94). 

                                 Balcoi - foto Tabasio

Balin - Letto. Termine usato ad Airolo. Non l'ho mai sentito altrove, ma è termine che era almeno un tempo di ampia diffusione, anche nel Nord Italia. Lo riporta il Dizionario milanese del Cherubini nel senso di "canile, cattivo letto".  Enrico Borello, in Le parole dei mestieri: gergo e comunicazione, 2001, dice che balin, per letto, pagliericcio, "è voce antica, diffusa in tutte le regioni, probabilmente collegabile a bala, 'balla, involto', con riferimento al materasso" (p. 53).

Balin di cròs - Scricciolo, Troglodytes troglodytes (it.wikipedia - foto Google), ad Airolo (Beffa cit.). Detto anche ucél di cròs, a Osco ucél di ciossén o di ciüssén e a Dalpe drissìn dal scìscpat, secondo il LSI. Sul sito della Pro Ticino un interessante articolo: I nomi dello scricciolo. - (balin di cros, cross, ucel di cross, ucel di ciossen, drissin dal sciscpat)

Balòca - Palla di neve. Pl. balòc. - (baloca, baloc)

Balon - 1) Masso tondeggiante. Plur. baloi. Il LSI lo dà come termine diffuso in tutto il Sopraceneri. 2) Pallone: jüiè al balon = giocare a calcio.

Balordon, balurdon  - Capogiro, vertigini.

Baltés, baltésa - Piantaggine: Plantago alpina (foto Google), dice Raffaele Peduzzi ("Airolo", p. 63, che la dà al femminile), Plantago major (foto Google), usata nella farmacopea casalinga, dice Beffa cit. (che la dà al maschile), aggiungendo che a Villa Bedretto è chiamata léngua t péura, lingua di pecora. Non trovo niente sul VSI, mentre il LSI dà entrambi i termini solo per Airolo = piantaggine, senza specificazioni. - (baltes, baltess, baltesa)

Baluàt, balüàt - Briccone, balordo, persona poco seria. In Val Bedretto e ad Airolo balüàt. - (baluat, balüat)

Banasì, bénésì - Benedire. Banasì i c'è = benedire le case, rito cui ho spesso partecipato da bambino come chierichetto: permetteva di conoscere tutte le "stüe" (v. Stüa) del paese e qualche vecchio che non usciva ormai più di casa. - (benesì)

Bandru - Bandolo. Plur. bandri, p. es. di un sacchetto: i due capi del filo tirando i quali il sacchetto si chiude.

Banfè - Ansimare (non solo lev.). 

Baràc (plur.) - Mestruazioni (non solo leventinese). - (barac, baracc)

Barbaröt - Mento. - (barbarött)

Barc - Barco, ricovero per il bestiame sull'alpe, sia recinto sia costruzione. In genere edificio-tettoia aperto su uno o più lati. Nella Bassa Leventina e a  Chironico, come pure a Fontana (Airolo) e altrove in Ticino si dice anche bar. Da baron = bar grande (alpe sul versante verzaschese) dovrebbe derivare il nome del Pizzo Barone. Secondo Lurati ("In Lombardia ..." cit. p. 26) il termine prelatino è "geneticamente parente di parco", nel senso di recinto, zona cintata. Nell'"Atlante dell'edilizia rurale in Ticino. Leventina", trovo per barc il termine veneto "barchessa", non so quanto appropriato (-> it.wikipedia). I dizionari danno "barco" = recinto per le bestie nelle cascine lombarde (Garzanti online). > Per il Cortellazzo ("Dizionario etimologico dei dialetti italiani"), barco = stalla in montagna nel Veneto settentrionale, dal preromano *bareca = stalla. - (barch)

 

                                                      Barc - Campolungo (Prato), Morghirolo (Dalpe) - foto Tabasio

 

Barlochè, barluchè - Ammaccare. Più comune è gibolè, gibulè.

Barlòt - 1) Convegno di diavoli e streghe, per est. baccano, scompiglio. 2) Diavolo (Franscini op. cit.). Termine usato anche altrove e non più in uso. Lo metto qui perché l'ho trovato sugli atti di un processo nel 1637 a una presunta strega di Cornone (Dalpe), italianizzato in barlotto (v. Mario Fransioli, "Dalpe", p. 196) e mi aveva incuriosito. Sulle streghe condannate in Alta Leventina v. alla voce stria. Per approfondire v. inoltre i libri citati nella  BIBLIOGRAFIA. - (barlot, barlott)

Barnasc - 1) Paletta da fuoco; 2) Campana o sonaglio stonati (VSI). 

Barüç - Rutto. Barücè = ruttare. Barücion = ruttatore, persona cui piace ruttare. - (barüch, barucc, barücch)

Basè - Baciare. Basè bàs = sottomettersi, piegarsi, rigare dritto. (basè bas, basè bass)

Basél - Gradino, scalino. Anche passél. - (basel, basell) 

Basénfi - Gonfio, detto di persona malsana, autoironicamente anche di chi ha mangiato troppo: "i sém béle basenfi". - (basenfi, besenfi)

Basést - Bisestile - (basest)

Basla ('t la pulenta) - Grande piatto di legno dai bordi rialzati per mettere la polenta sul tavolo (a Deggio). Beffa cit. dà per Airolo più in generale: recipiente per lo più di legno a forma di tazza bo insalatiera.

                                                                            Basla ultracentenaria, Deggio - foto Tabasio


Bau - 1) Baco, bruco, vermetto (termine generico). Mia mamma lo usa anche per insetto non meglio identificato. Scrèsabàu - raspavermi - era l'epiteto preferito da un mio compagno di scuola; 2) fig. baco, tarlo, fissazione patologica, fisima, fissa, rodimento interiore: véi un bau in tésta = avere un tarlo in testa.

Baurè - Abbeverare, dar da bere (al bestiame, scherzoso anche alle persone).

Baüscia - Saliva, bava (non solo leventinese: bauscia è dato sui dizionari di italiano come voce milanese per sbruffone, fanfarone). Il termine indica scherzosamente gli abitanti di Milano. Baüscè = sbavare. Baüscìn = bavaglino. Baüscion = bambino, persona che sbava molto.

Bàuti - Ripiano, asse di sostegno per riporre cibi, in particolare le forme di formaggio,  o oggetti. - (bauti)

                                                                               Bàuti - foto Tabasio


Bavéijè - Piovigginare in modo quasi impercettibile. - (baveijè, baveisgè)

Bazzi - 1) Insieme degli arnesi usati sull'alpe per la lavorazione del latte (Fransioli, "Ordini" cit); utensili arnesi in generale (Beffa cit., VSI); 2) masserizie = suppellettili e mobili della casa (Fransioli, "Ordini" cit., Beffa cit.). Secondo il VSI corrisponde all'it. bazziche = masserizie, cose di poco prezzo, di origine incerta.

Bèc - Becco, caprone. Anche bósc (v.). - (bec, becc)

Bèchi, bèclo - Scodella, fondina. Dallo svizzerotedesco Becki, Beckeli. Mia mamma chiama bècali le scodelline di plastica con coperchio tipo Tupperware per conservare i resti di vivande da riscaldare. - (bechi, berclo, becali) 

Bédra - Betulla, Betula alba (it.wikipedia - foto Google), Betula pendula (foto Google). Plur. bédri. Bedrina = bosco di betulle. Sulla nota torbiera della Bedrina nel comune di Dalpe vedi https://www.pronatura-ti.ch/riserve/Bedrina.php. Da bédra deriverebbe il nome della val Bedretto, v. in proposito le mie osservazioni da etimologo dilettante contro tutti alla voce Büdré. - (bedra)

 

Bedri - foto Tabasio


Bèija - Piccia (riga) di "pane reale". Bèijón: donnaiolo, da béisc (v.) = sottoveste e fig. donna, ragazza. Termini che non ho mai sentito, trovati su Beffa op. cit. Mi hanno incuriosito facendomi chiedere se l'uno o l'altro abbiano qualcosa a che fare con Bèija, soprannome di uno dei rami della famiglia Jelmini originaria del comune di Quinto e il cui capostipite era detto Bèijón

Béisc - Sottana, sottoveste. Info: cugina di Deggio. Il VSI precisa che il termine è diffuso in tutta la leventina, anche nel senso di veste brutta da lavoro (Bedretto) e gonna in genere. Carina l'espressione sgorlè l béisc = sgonnellare (Rossura).- (beija)

Béna - Slitta con cassone per trasportare il letame - (bena)

                                                                                       Béna - foto da Vicari cit.

 

Bènc' - Banco. Bènc' da scòla = banco di scuola. Bènc' da légnaméi = banco di falegname. - (benc') 

Bènc'éta, binc'éta - 1) Panchina (dimin. di bènc'a = panca); 2) Sgabello, seggiolino. Binc'éta è usato ad Airolo in quest'ultimo senso (Beffa cit.) e anche a Deggio (cugini). Keller "Beiträge" cit. (p. 271) lo dà anche a Catto e a Dalpe. - (benc'eta, binc'eta.

                                                                           Binc'éta - foto Tabasio
 

Bénésì - Benedire. V. Banasì

Bèrba - 1) Barba 2) Zio (v. baba).

Bésc'a, plur. bésc' - Bestia, animale. Bésc'èda = stupidaggine, idiozia, cavolata, errore grave: i ò fèç 'na bésc'èda = ho fatto una cavolata, un grave errore. - (besc'a, beschia, besc'eda, beschieda) 

Bésüìt - citrullo, cretino. Airolo: basüitImbesüit = rincretinito, rincitrullito, da imbesüì = rincretinire, rincitrullire (transitivo e intransitivo)

Béta da Lürénc' - Elisabetta Giannini di Lurengo (14 gennaio 1815 - 4 dicembre 1911), detta Betòra, impazzita da giovane secondo la voce popolare a causa di una delusione d'amore e vissuta quasi centenaria nonostante l'incuria; protagonista di una lunga poesia-racconto, la mia preferita, di Alina Borioli: "Beta da Lürengh", in "Vos det la faura" cit., pp. 27-32. La poesia è stata ripubblicata con una traduzione di Alberto Jelmini, egli pure di Lurengo: "Beta da Lürengh", Edizioni "Il Salice", 2008. Nel libretto sono anche corretti i dati anagrafici forniti da Alina Borioli, la quale identificava la sua Beta con una Elisabetta Jelmini che sarebbe vissuta ben 113 anni. La vera identità si trova in una annotazione del cronista locale Luigi Jelmini, riprodotta nel libretto. Aggiungeva Jelmini: "Ai suoi funerali il curato di Quinto, don Albino Danzi, ha parole di vivo elogio per la popolazione di Lurengo, per la carità usata verso la povera vecchia".

Biam - Fiorume, tritume del fieno (i rimasugli che si depositano ai piedi del fienile). Bontà cit. dà nello stesso senso biüm, dal ted. Blume = fiore, che anche il LSI dà per la Leventina, ma nessuno fra i parenti consultati l'ha mai sentito. Biüm è termine anche piemontese e lombardo (Cortellazzo cit).

Biassè - Masticare. 

Biastamè - Bestemmiare. Biastéma = bestemmia. - (biastema)

Bic'éi - Macellaio. Termine non più usato da tempo. Secondo mia mamma si diceva ancora fino a metà Novecento circa. L'ho trovato per Airolo su Beffa cit., su Lurati cit. per la Val Bedretto - bec'éi -  e anche per Osco sull'AIS (carta 244). Corrisponde all'italiano beccaio, che ha pure il significato di macellaio (in origine quello che vendeva carne di becco) e ha varianti in Italia che vanno da bechér e simili nell'area Lombardia-Veneto a bucceri in Sicilia (AIS, ibid.). Il termine si ritrova pure nel francese boucher, da bouc, "le boucher étant à l'origine chargé d'abattre des boucs".  Io non l'avevo mai sentito:  quando ero bambino dicevamo già macélàr. Anzi, per dirla giusta, il Guido di Piotta, lo chiamavamo "u cicion dala c'èrn", il ciccione della carne... - (bic'ei) 

Bidré - Bedretto. V. Büdré -

Bìdria - Donnola, Mustela nivalis (it.wikipedia - foto Google ) a Dalpe. Per Airolo Beffa traduce ermellino, Mustela erminea (it.wikipedia - foto Google). Il LSI dà ermellino (Lev.) e addirittura puzzola, Mustela putorius (it.wikipedia - foto Google) a Prato Leventina e Calpiogna. Il VSI dà però donnola: si legga l'interessante voce bèlora.  In Val Bedretto si dice bidra, secondo il VSI e Orelli (che traduce egli pure ermellino). Il che mi suscita una domanda ai dialettologi e agli "etimologi toponomastici" (?): se il nome Bedretto viene da bédra (betulla), perché in dialetto non si dice Bedré o simili (per bosco di betulle c'è già bedrina) ma Bidré o Büdré? Non potrebbe Bidré aver significato anticamente in modo un po' spregiativo covo di donnole, luogo infestato dalle donnole? E il termine essere poi stato stravolto e accostato al più arcadico bédra nell'italiano o nel latino maccheronici dei vecchi documenti scritti (Bedoleto, Bedoreto)? Ad indizio che nella zona le donnole fossero di casa cito una frase trovata sul VSI (voce bèlora) e raccolta a Bedretto: "Lè in Cioss Mutt i gira (sic: giran?) dumà i bidri" = Là in Cioss Mutt girano solo le donnole... A Quinto (comune) la donnola è chiamata vermalina (v. a questa voce). Il LSI dice che a Dalpe si dice bélora, termine di altri dialetti che io non ho mai sentito in paese. Del resto il VSI riporta una espressione dalpese: "u pèr una bidria" = "sembra una donnola", per definire una persona svelta e vivace. - (bidria) 

Immagine:WEASEL.JPG

Bidria, o vermalina - da it.wikipedia.org
 


Bièva -  Segale (ital. biada), v. zéira. Trovato su testi scritti, ma la mamma non lo ha mai sentito come sinonimo di zéira. - (bieva)

Bijaron - Cinghia di zaini, gerli, cadole. - (bisgiaron) 

Bigàta - Bruco, baco (a Dalpe), mia mamma dice ghèta. - (bigata)

Bima -> V. Biüma

Binc'éta - V. bènc'éta

Binda (plur. bint) - 1) Benda 2)  Fascera, cerchio di legno (o altro materiale) regolabile per racchiudere il formaggio appena fatto (crènc'a) e dargli la forma  3) Striscia di fieno rivoltato in linea sul prato per farlo essiccare (operazione della fienagione), sinonimo di curéija (v.).

                                                                           Bint 2), Deggio - foto Tabasio
 

Bindàla - Essere sempre in giro, bighellonare (letteralmente: bindarla). V. Bindon. - (bindala) 

Bindon - Vagabondo (scherzoso), bighellone, girellone, perdigiorno, uno che è sempre in giro a bindàla, a "sachè la gamba". Beffa op. cit. traduce scapestrato, scavezzacollo. Il VSI non mi sembra dare il mio bindàla e dice che il senso proprio di bindon viene da binda ed è straccione, da cui altri sensi come vagabondo, fannullone, scapestrato, birichino.

Binéira - Spannatoia, spannarola: cucchiaione di legno
largo e piatto per togliere la panna dal latte nelle conche sull'alpe. Ha per sinonimo scramin (Jelmini, "Glossario" cit.). Ad Airolo e in VB è detta lüla. Bignéiri (con la g) sarebbe il soprannome degli abitanti di Vigera: v. SOPRANNOMI. - (bineira, bigneiri)
 

Binìs - Confetti per le nozze. - (binis)

Bisàu - Bisnonno. - (bisau)

Bisc'öu - Maiale, a Dalpe. A Quinto si dice pörc', che a Dalpe mi pare sia usato solo in senso figurato, come insulto: porco, sporcaccione. Lurati cit. dà büsc'öu per la Val Bedretto.- (bischiöu) 

                                                                             Bisc'öi - Foto Tabasio


Bissa - 1) Biscia. Bissa varanosa, dal varégn = biscia velenosa, vipera; 2) Scarto del formaggio appena fatto (crènc'a) che oltrepassa il cerchio-forma di legno (binda) e viene tagliato via: per i bambini di un tempo una leccornìa. In Val Bedretto è detta scafìç (Lurati pp. 138/173). - (scafiç, scaficc)

Bissa varanosa, Vipera aspis - Foto Tabasio 

 

Bissàca - Materasso riempito di paglia o fieno - (bissaca)

Bisson  (agg.)  - Striato, tigrato (di gatto). Ghèt bisson = gatto color marrone e nero striato.

                                                                                    Ghèt bisson - foto Tabasio


Bisüriè - Lavoricchiare, fare qualcosina (per non stare a far nulla). 

Biüma - Capra che non ha ancora partorito, femmina di camoscio non allattante (anche sterla), femmina in età riproduttiva che per uno o più anni non ha figliato. Fonte: Marco Viglezio, veterinario e dalpese d'adozione. Il LSI conferma il termine a Dalpe, Osco, Calpiogna e altri comuni non leventinesi, e dà bima ad Airolo. Beffa conferma e traduce: capra di due anni che non ha ancora figliato. Stessa definizione nel VSI, che precisa: facilmente sinonomo di stèrla, usato per qualsiasi capra senza capretto, eventualmente anche per la pecora e la femmina di camoscio. Mia cugina di Deggio non conosce né biüma né bima, non avendo mai avuto capre. Non so dunque che termine si usi nel comune di Quinto. Dal latino bimus, bima = di due anni. Bima per capra (o anche pecora o event. vacca) di due anni sembra essere usato in varie regioni d'Italia e anche in Corsica, mi indicano i frammenti di risultati trovati in Google Libri.

Biüvét - Blu, azzurro. Sentito dalla mamma, secondo cui si dice(va) per esempio per un vestito, ma non per il cielo. Beffa per Airolo dà Biuvètt. - (biüvet, biüvett)

Blaga, blagögna  - Vanteria. Blagàla = vantarsi. Blagon = vanesio, vanaglorioso, pieno di sé, pavone, narciso.

Blèca - Stamigna, telo a maglie larghe per togliere la pasta del formaggio dalla caldaia, voce bedrettese (Lurati, "Terminologia" p. 138, dallo sv. ted. Blache, o Blacha, Blecha secondo Dario Petrini Alemannismi in Leventina), ma anche dell'alta Valle di Blenio (v. Baer cit.). Altrove nell'alta Leventina è detta Pata. Blèca è anche copertone da carro, perlomeno ad Airolo e in Val Bedretto (Beffa; Lurati p. 158).- (bleca)

Blòc - Sorta di spazzolone per lucidare i pavimenti usato quando ero bambino. Corrisponde al tedesco svizzero Blocher e al tedesco meridionale Blocker = "schwere Bürste mit Stiel zm Einwachsen von Fussböden" (Variantenbuch des Deutschen, Berlino 2004). Descrizione su de.wikipedia alla voce Bohner: der Bohner ist ein Arbeitsgerät zur Bodenpflege. Bis in die frühen 70er Jahre des 20 Jahrhunderts war das Haushaltsgerät beinahe in jedem deutschen Haushalt vorhanden. Ein gusseiserner Block, ca. 15x20x10 cm, ca 5-10 kg schwer, mit einem Bürstenbelag an der Unterseite und über ein Kugelgelenk an der Oberseite mit einem Arbeitsstiel, z.B Besenstiel gelenkig verbunden. - (bloc)

Blos, blus - Blusa da lavoro. Blos da téç = blusa da stalla. Airolo: blus. -

(pl. böi) - Bue, antic. toro. Fig.: tanghero, ignorante: ignorant 'me 'm bò. "I ò diç bò e vaca" = "gliene ho dette di tutti i colori" (Bedretto). "Capì bò par vaca" = "capire Roma per toma" (Chironico). Nel senso di toro il VSI cita un vecchio documento bedrettese in cui si parla di "bovi intreghi". V. a questo proposito alla voce intréi

Bodéla, Bodèla - V. budéla -

Bof - Soffio. Terribile e devastatore quello della valanga di neve polverosa: lüina frégia. In um bof = in un battibaleno. Bofè = soffiare. Bófum (in u c'üu, in la sc'éna)! = soffiami (nel culo, nella schiena, quest'ultimo è più ammodo, lo diceva mia nonna)! --> v. c'üu - (bofum)

Bofét, bufét - Soffietto. Macchina per soffiare il fieno scaricato dal carro nel fienile. - (bofet, bufet)                             

Bogè, bugè - Collocare il bestiame bovino in "boggia" sull'alpe (v. bògia n. 3 e 4). L'atto della notifica preventiva del bestiame d'alpeggio è detto bogiamént, bugiamént. (bogiament, bugiament)

Bogés, bugés (pl. bogìs, bugìs) - Membro di una bogia (v., n. 3) - (boges, bogis, buges, bugis, bogiss, bogiss, bugiss)

Bogéta - Biglia. Jüiè ai bogét = giocare a biglie, uno dei passatempi più piacevoli quando ero bambino. Beffa cit. dà per Airolo il plur. bòç = biglie. - (bogeta, boget, bogett, bocc)

Bògia - 1) Palla, dim. bogéta = biglia: jüiè ai bogét = giocare a biglie; 2) Mastello, tinozza, secondo il VSI; Jelmini "Glossario" cit dà bugion = botte, con funzione di riserva per il pasto dei maiali; M. Fransioli ("Ordini" cit. p. 251) dà per Dalpe bogion = recipiente, in genere vecchia botte, usato per raccoglier la scotta (dial. scòcia) destinata all'alimentazione dei maiali sull'alpe; 3) "Boggia": consorzio di proprietari del bestiame alpeggiato e sottoposto ad amministrazione comune; 4) Mandria raggruppata sull'alpe e amministrata collettivamente; Beffa cit. dà anche l'accrescitivo bugion; 5) Italiano (sost. maschile, spregiativo, non so se ancora in uso, sinonimo di badìn, badola e simili, ad Airolo anche bùgia secondo Beffa cit.). Il termine con quest'ultimo significato potrebbe venire dall'uso, all'indicativo o all'imperativo, del verbo bogià, bogé = muoversi, da parte di lavoratori lombardi o piemontesi, sul calco del francese bouger. Vicari (p. 173) riporta  bogianèn, bugianèn, letteralmente "non muoverti", soprannome dato ai piemontesi, in particolare quelli impiegati come operai durante la costruzione della galleria ferroviaria del San Gottardo. Il soprannome è peraltro tuttora in uso oggi in Italia quale sinonimo di piemontesi: v. Bogia nen su Wikipedia. Bògia è forse un'abbreviazione di "bogia nèn". Da notare che bogià nel senso di muoversi è usato anche in Ticino in frasi di solito negative - "bògia mia!" = "non muoverti!"  - e nello stesso paese di Airolo, dove Beffa cit. dà bugè).  Per boggia e i suoi derivati si veda online la pagina  bokky- del Lessico Etimologico Italiano, che riprende anche il VSI - (bogia, bugia, bogeta, bogianen, bugianen)

Bogiament, bugiament - V. Bogè, bugè.

Bogion, bugion - V. bògia, 2) e 4). 

Böira - Vacca che non tiene vitello, per una malformazione degli organi genitali; vacca ninfomane, sempre "al tòr" senza restare mai incinta. Fig. spreg.: sgualdrina, puttana (Beffa cit.).

Böit - Bodio, comune della Bassa Leventina (it.wikipedia) (de.wikipedia) (sito web del Comune) (Dizionario storico della Svizzera). Bòdi, oggi di uso generalizzato, è denominazione recente. Secondo il DTS Böit è forma dialettale leventinese sinonimo della voce dialettale ticinese böcc (böç) = buco. Un nome sicuramente appropriato ... Altro significato possibile del toponimo sarebbe "pascolo per buoi" sempre secondo il DTS.  V. anche qui). Non mancano naturalmente - me le ha segnalate un collega bodiese che ha frugato su Internet - ipotesi più suggestive che collegano l'origine del nome Bodio a quella del fiume Po (Padus in latino e Bodincus nella lingua degli antichi Liguri) e persino del Bodensee citando il radicale ligure bod = fondo, il celtico bod = alveo/profondità o il gallico bodio = giallo. Soprannomi degli abitanti: Bött, zòcri (?, zoccoli) (Gilardoni cit.)

Böita - Bodiese, anche al maschile secondo Beffa op. cit. Böita si usa anche come termine per grossa pancia e böiton per pancione = persona con una grossa pancia. Beffa non lo dà in questo senso. Bontà cit. dà béita, penso usato nella bassa Leventina, e dice che viene dal tedesco Beutel = borsa, sacco.

Bola - 1) Terreno acquitrinoso, palude (non solo lev.: bol da Magadin, "bolle" di Magadino), 2) Livella (a bolla d'aria).

Bombanìn, bumbanìn  - Ombelico - (bombanin, bumbanin)

Bonamàn - Regalo del padrino (vidàz) al figlioccio (fiòz). "Bondì bonamàn": augurio gridato la mattina di Capodanno per le strade del paese dai bambini che fanno il giro di tutte le case con una sporta per raccogliere cioccolattini. A Dalpe si fa ancora, altrove non so.

Bondon, bundon - Tappo o tubo che chiude lo scarico di una fontana, di un trogolo, di una vasca o di una cisterna.

Bonza (z = ds) - Carro-botte per il trasporto del colaticcio (= giüs o pissöisc o pissina); fig. donna grassa. Corrisponderebbe all'italiano bigoncia = recipiente di legno a doghe con base ovale e lievemente svasato, usato per raccogliere l’uva o per pigiarla. Il LSI dà bonza in senso più ampio rispetto a quello a me noto: bigoncia, in particolare grossa botte allungata da carro, usata per trasportare vino acqua e liquami. Airolo: bunza -                      

                                                                               Bonza


Bóra - Tronco d'albero abbattuto e privato di rami e corteccia (ma ultimamente quest'ultima viene lasciata); sezione di esso lunga parecchi metri. Il VSI dà rispettivamente i termini italiani di "toppo" e di "rocchio", che pero non trovo sui dizionari odierni in questa accezione. Voce diffusa in tutto il Ticino e anche nell'estremo nord dell'Italia, come bóràt = boscaiolo, "borradore". Etimo incerto. - (bora, borat, boratt)

Borioli Alina (23.11.1887 - 14.7.1965) - Maestra elementare, nata ad Ambrì, antenati lombardi e medioleventinesi -> v. alla pagina COGNOMI. Autrice di poesie in dialetto e di brevi racconti tratti da episodi reali e leggende leventinesi.  Nota la sua raccolta "Vos det la faura" di "poesie in dialetto di Ambrì" (v. BIBLIOGRAFIA , DSS e documentazione RTSI). In realtà le sue poesie - la più conosciuta è "Ava Giuana", la mia preferita forse "Béta da Lürench" - sono piene di parole non autoctone. Ciò è probabilmente dovuto al fatto che la madre (da cui di solito si impara veramente una lingua) era di Chiggiogna e che ella stessa trascorse gli anni giovanili (di studio e professionali) lontano da Ambrì: asséi invece di asbàc, püssé invece di pionda, funtèna invece di büi, ghidaza invece di vidaza, ciara invece di céira, ecc .., ho contato almeno una trentina di casi dubbi in "Vos det la faura", fino al quasi italiano propri, il più delle volte usato invece del corretto pròpi. Il che non toglie nulla al valore delle poesie stesse, è forse il caso di sottolineare. Per una breve biografia e una sommaria bibliografia v. la pagina dedicatale nel sito Archividonneticino.ch.

                                                          La tomba di Alina Borioli nel cimitero di Quinto - foto Tabasio


Bornìsa, burnìsa - Brace. Sull'AIS trovo bornèsa, o bornésa (difficile capire a volte la scrittura fonetica usata in caratteri così piccoli...), per Osco (cartina 927). Dal VSI apprendo che è termine diffuso altrove e anche nel Nord Italia. Oggi penso si dica più brèsa. - (bornisa, burnisa) 

Bös - Cavo, vuoto. Crapa bösa = testa vuota. Sunè da bös = suonare cavo, proprio di un oggetto cavo, di una parete con un vuoto al suo interno. 

Bósc (sc =sh) - Becco, caprone, anche camoscio maschio. Diminutivo: boscét, biosciòt. Jelmini cit. lo dà anche in senso spregiativo per mucca poco lattifera o toro di poco valore. A Cornone (Dalpe) Bosc era il soprannome di un tipo un po'  scorbutico.  Intréi me 'm bosc = impacciato, imbranato che di più non si può. Per la possibile origine dell'espressione v. alla voce Intréi.

Bòsc' (pron. bòshc') - Bosco (con la o aperta come in toscano, non chiusa come nel ticinese standard!). Fégn da bòsc' = fieno selvatico, "fieno di bosco" o "da bosco": era così chiamato il fieno tagliato in prati magri di montagna, di proprietà comune, di solito in luoghi impervi non raggiungibili dal bestiame. "Il termine bosco era improprio perché in realtà questo fieno era prevalentemente ricavato in zone elevate prive di bosco", scrive Renato Fransioli cit., p. 123 n. 33. Lo sfalcio era severamente regolamentato, con giorni e persino ore precisi per l'inizio e la fine. V. "Il Comune di Quinto" cit., p. 131, e Beffa cit. alla voce madéi. In questo dizionario v. anche médéi, madéi. - (bosc').

Bösc' (pron. böshc') - Cespuglio; per antonomasia: bösc' (det) nisciòi, nocciòlo, Corylus avellana (it.wikipedia - foto Google). Diminutivi: bösc'ét, plur. bösc'ìt (böshc'ét), bösru - (bösc'et, bösc'it, bösc'itt, böscru)

Bösciar - Cespuglio spinoso, a Dalpe, secondo il VSI. Bösciar è chiamato il pascolo cespuglioso sulla sinistra della Piumogna, prima del ponte di Cornone.

Böt - Marmotta giovane, di età inferiore a un anno. Per estensione un bambino o una persona tozza, un "marmottino". Soprannome degli abitanti di Bodio, insieme a zòcri (Gilardoni cit.) -> v. SOPRANNOMI: ABITANTI E FAMIGLIE. - (bött) 

Botascia, butascia - Pancia. Beffa op. cit. dà butasc al maschile.

Botascion, butascion - La prima delle quattro cavità dello stomaco dei ruminanti, rumine dice Beffa op. cit. In genere stomaco, ventre di animale, interiora. Non solo leventinese. Töi fò 'l botascion = eviscerare, privare delle viscere la preda, nel lingaggio venatorio -> v. ANIMALI IN LEVENTINA.

Bóugia, bòugia - Borsa di pelle o cassetta di legno con il sale per il bestiame. Jelmini dà bóugia per Quinto, Beffa e Lurati bòugia per Airolo e Val Bedretto. Anche a me verrebbe bòugia. Ho sentito mia mamma usare bòugia per indicare una bambina o donna grassoccia, o direi piuttosto bonza (v.). - (bougia)

Bòza (z =ds) - Fango. Secondo Lurati ("Terminologia" Val Bedretto, p. 51), fango mischiato ad escrementi (vicino alle cascine dell'alpe). (bozza, boza)

Böu, béu - Bere. Airolo: béf - (beu, bef)

Bragnéssa, Bargnéssa - Donna bleniese. "La pèr una bargnéssa" = "sembra una bleniese": l'ho sentito dire da mia mamma ultimamente, riferendosi a una bambina con un abitino vistoso, che ricordava un po' certi "costumi" tradizionali di un tempo, più sgargianti di quelli portati in Leventina.

Bragnon - Bleniese (v. Brégn).

Braméra - Calaverna (o sett. galaverna): formazione di brina che si deposita in strato sottile sulle foglie e sui rami degli alberi (braméra sui piant), come pure sui vetri delle finestre, durante la stagione fredda. La nebbia umida che crea la calaverna. (VSI). Sull'AIS (cartina 376) lo trovo anche per Osco. - (bramera)

Brégn (Val) - Valle di Blenio. Bragnon, brégnon = bleniese. Beffa cit. dà anche Brügnon è dà al termine un senso legermente spregiativo. - (Bregn, bregnon) 

Brèi (plur.) - Brache. Mi pare che a Dalpe quando ero ragazzo fosse più usato di càuz (v.). - (brei) 

Brèia - Mammella di mucca (sinonimo di péç), spec. in senso lusinghiero (Jelmini cit.), volg. anche seno di donna: "l'a ià sot 'na bèla brèia". Val Bedretto e Airolo: brèa (Beffa cit. dà anche braè = il primo spuntare della mammella o il suo ingrossarsi prima del parto; "la brèa" si dice anche di ragazza cui comincia a spuntare il seno).

Brènc'a, brènc'èda - Manciata, branca; est. piccola quantità; a volte usato in senso opposto, come sinonimo di müç = mucchio: una brènc'a 't sòut = un mucchio di soldi. Móuç a brènc'a = mungere stringendo il capezzolo tra le dita della mano (v. móuç). - (brenc'a, brenc'eda)

Brénta - Brenta, recipiente un tempo di legno, poi di metallo, per trasportare a spalla il latte appena munto. - (brenta)

                                                                          Vecchia brénta di legno, Deggio - foto Tabasio


Brèsc'a
(pron. -shc') - Caldarrosta, castagna arrostita (di solito al plurale, brèsc') - (bresc'a, brèsc')

Brévè, brivè (?) - Brezzare, spirare di brezza. Riporto l'espressione "u bréva 'l vént", segnalatami da cugini di Deggio, per dire che il vént (vento dal Gottardo, portatore di bel tempo) sta scacciando l'òra (vento contrario da sudest, portatore di pioggia)". Da questo villaggio, mi dicono, il fenomeno è osservabile nel gioco delle nuvole di fronte al Valon da Bola, tra Varenzo e Ambrì. Nel VSI trovo solo brivà = soffiare lievemente del vento o della brezza, utilizzato nel Sopraceneri, mentre Beffa cit. dà per Airolo bréviè = alzarsi del vento, brezzare. In un testo di Giacomo Jurietti leggo "Dal Piotin u vegneva sü na briva dett òra" e "na prima briva dett vent" (in "Gh'è scià l domila", Muzzano, 1999, pp. 98-99. Nel VSI e nel LSI trovo bréva come sost., non segnalato in Leventina, con il significato di "brezza, aria fresca, gelida, di lago o di valle" o di "tipo di vento che spira da sud". Il LSI dà pure la locuzione di Giornico "da brévat" = che si muove verso nord o ovest, foriero di pioggia: detto di nuvola.

Bria - Pappa di farina abbrustolita nel burro. Non so se qualcuno la faccia ancora (e i figli non sanno che cosa si perdono!). Dal ted. Brei = pappa, purea, che diventa in dialetto urano Briä = pappa di farina arrostita nel burro e spenta con il latte o l'acqua (v. Petrini
Alemannismi in Leventina)

Bric, sbric - dirupo, zapél. Usato nell'espressione "nè sü pai sbric" = salire per i dirupi. Bric è termine in uso in vari dialetti del Norditalia, v. Cortellazzo, "Dizionario etimologico dei dialetti italiani".

Bròç - Piccolo compartimento ricavato di solito in un angolo della stalla per tenervi i maiali - broç di pörsc - ma anche altri animali: Jelmini cit. menziona il bròç di vidéi, scompartimento per i vitelli, il VSI parla anche di bròç per capre, pecore e conigli. Nella mia famiglia materna avevano u broç du caval. Di solito si intende comunque porcile. In senso figurato: bugigattolo. A Dalpe porcile si dice ciüs mentre bròç è la latrina (che a Quinto si dice déstro, déstru), senso che il VSI dà anche per Giornico e che non è difficile spiegare se si pensa com'erano i gabinetti di una volta! - (brocc, broch, brocch)

Brödar - Fratello, ad Airolo (ted. Bruder, evidente l'influsso urano).

Bródi - Bruscolo, bruscolino: "i ò um brodi in un öç" = ho un bruscolo in un occhio. Jelmini Glossario cit. dà come sinonimo pusc'in = granello, seme di fieno entrato nel latte o in un occhio. - (brodi)

Bröi - Brodo; ad Airolo anche il brugo o erica (Calluna vulgaris), v. bröncru.

Bron - Fontana pubblica di pietra nel villaggio (v. anche büi, molto più comune anche in questo senso).

Brönc, bröncru, bréncru - Brugo, erica, Calluna vulgaris (it.wikipedia - foto Google), piccolo arbusto sempreverde con foglie aghiformi, visto sugli alpi "come pianta selvatica che invade i pascoli, rubando terreno alla pastura" (Jelmini cit.). Usato un tempo per accendere il fuoco (Fransioli, "Dalpe" cit. p 230 e 245). La parola ha parecchie varianti e in diversi luoghi indica invece il ginepro (Juniperus communis). Do qui sotto quel che ho trovato sui libri, sperando di non aver fatto confusione... Il VSI dà brönc per Quinto (come per Osco, Calpiogna, Chironico), ma bréncru nella frazione di San Martino e brüncru in quella di Lurengo. Jelmini cit., che è di Lurengo, dà però solo bröncru (che il VSI dà a Giornico e Cavagnago) e bréncru. Secondo Beffa cit. bréncru è il brugo (erica) a Piotta (il VSI dice invece ginepro, alla voce Brencul), il ginepro nano ad Airolo e un ramo di ginepro secco a Fontana. Ad Airolo il brugo si dice bröi, come il brodo (Beffa). Brönc è voce anche dalpese (v. Fransioli, "Dalpe", p. 245). L'AIS, alla voce Scopa - Heidekraut - bruyère, che non so se sia la stessa ericacea, dà brönc per Osco, dove il ginepro sarebbe invece béncru, plur. béncri (carta 599) e la coccola del ginepro zanéuru (carta 662). Per Biasca, Magginetti-Lurati cit. danno brèncro = ginepro. V. nel presente dizionario anche alla voce Zanéuro.- (brencro, brencru, brencri, bencru)

                                                                          Bröncri - foto Tabasio                             


Bròpa - Cespo, piantina cespugliosa: bròp (det) scistrói = cespuglietto di mirtilli. Vicari cit. (p.281) lo riporta in una registrazione di interlocutori di Dalpe. V. Giòpa. Magginetti-Lurati per Biasca traducono "ramo non troppo grosso": "bròpa t sciirésg" e Lurati-Pinana traducono per la Verzasca "gemma delle piante" e plur. bròpp = rami di faggio o betulla che si davano alle capre in mancanza di fieno. - (bropa)

Brügì - Muggire forte e insistentemente per dolore o avvertimento di pericolo, mugghiare. Anche bramire del cervo. Fig.: piangere rumorosamente. V. Mütè

Brügnèsc' - Brugnasco, frazione di Airolo. Pare che questo villaggio avesse una reputazione di scarsa moralità. Già nello Stato d'anime (censimento ecclesiastico) airolese del 1574 (v. COGNOMI DELL'ALTA LEVENTINA) si nota come i brugnaschesi fossero particolarmente precoci nei rapporti sessuali. Gli storici hanno però ipotizzato che si sia cercato di  "recuperare" dopo una epidemia di peste. Beffa cit. riferisce, alla voce "Brügnèsc'" (p. 59), che durante i lavori di scavo della galleria ferroviaria del San Gottardo Brugnasco era molto frequentato dagli operai piemontesi, senza spiegare perché. Ma alla voce "padüra" (p. 210) indica poi che fra gli operai italiani correva allora il detto "Se Brugnasco fosse in piano sarìa peggio di Milano"... - (Brügnesc', Brügnesch)

Brüia, plur. brüi - Mucchio di sassi ammassati, raccolti nella pulizia (mondatura) del prato. Corrisponde al ticinese brüga, che ha in genere il significato - come lo capisco io - di pendio erboso più meno cespuglioso e accidentato -> nà in brüga = andare in 'bruga' ad amoreggiare). 'Na brüia d'jent = un mucchio di gente.

                                                                              Brüi - foto Tabasio


Brüs, brüso, brüsu - Usato in espressioni come par un brüs = per un pelo, e nota gnè 'm brüso = niente di niente.  

Brüsc'a (pron. -shc'a) - Spazzola. Brusc'è = spazzolare. Brüsc'in (di dénç) = spazzolino (da denti). Brusc'on = spazzolone (da pavimento).

Brüt - Brutto. Mal brüt = epilessia. Brütisia = bruttezza, persona brutta. -

Buascia - Bovina, nel senso di sterco bovino, nella classica forma di torta. Dal latino parlato "(merda) bovacea". 

                                                                     Buascia - Foto Tabasio
 

Bucaréla - Museruola per i vitellini. Lurati ("Terminologia" p. 43), per la Val Bedretto, dà il termine per "placca di legno applicata sulla bocca e legata alla testa mediante cordicelle", mentre la museruola moderna in metallo sarebbe detta müsaröla. - (bucarela)

                                                               Bucaréla - Museo di Leventina - foto Tabasio


Bücér , plur. bücìr - Bicchiere. Airolo: bicér. - (bücer, bücir)

Budéla - Recipiente per tenere in salamoia la carne della "mazza": c'èrn in budéla. La mamma mi assicura che l'odore era piuttosto nauseabondo. Un anziano di Deggio racconta che verso primavera la carne aveva tutta l'aria di essere marcia, ma la mangiavano lo stesso. Il VSI dà bodéla, ad Airolo bodèla = mastello, in legno a doghe, in primo luogo per la zigra (v.). Beffa per Airolo dà budèla = botticella rotonda, alta, per la mascarpa. Lurati "Terminologia" (p. 141, 158) dà bodèla = mastello per mascarpa e carne in Val Bedretto e lo fa derivare dal tedesco Budel = kleines Mass, Gefäss. Potrebbe però essere semplice diminutivo di Bot = botte. - (bodela, budela)

                                                                       Budéla, Deggio - foto Tabasio

 

Büdrasca - Abitante della Val Bedretto (leggermente scherzoso).

Büdré, Bidré - Bedretto, villaggio e valle (it.wikipedia) (Dizionario storico della Svizzera) (sito sulla valle). Bidré è voce bedrettese secondo Beffa. Tutti gli specialisti concordano nel dire (v. DTS, VSI) che il nome viene da betulla = bédra: fin dal 1200 è riportato nei vecchi documenti come Bedoleto, Bedoreto, Bedre (bosco di betulle). Secondo il DTS Bedoleto e Bedoreto sarebbero all'origine dei dialettali Bidré, Bédré e Büdré. Io mi chiedo però se non dovrebbe essere il contrario: dal termine dialettale alla trascrizione in lingua. Inoltre - per quanto ne sappia - Bédré non è dialetto altoleventinese, nel quale, per bosco di betulle, conosco solo bedrina. Nonostante che i vecchi documenti - in cui peraltro si latinizzava ("latinus grossus") e italianizzava il dialetto un po' "a orecchio" - sembrino indicare una derivazione da bédra non potrebbe Bidré venire piuttosto da bidra = donnola, nel senso di covo di donnole***? Forse una finta derivazione da bedra era ritenuta più "nobile" e conveniente che una da bidra, animale dalla piuttosto cattiva e persino un po' diabolica reputazione. Si pensi agli odierni "Prato d'oro" per il più banale Pro/pra d'ör = prato d'orlo e ad altre simili falsificazioni topografiche (Ponte sordo, Motto del coro ecc). Un antico bidré da bédra è però ipotizzabile alla luce dell'altro toponimo Bidré presso Campello, Bedulli in uno scritto del 1229 (MDT, RL, p. 41). V. anche alla voce bidria, bidra. (*** Eccessivamente ardita mi pare per contro la tesi sostenuta da Alessandro Focarile (-> [PDF] Azione, 8.8.2011, p. 13), che fa derivare Bidré (e addirittura Bedrina e il dalpese Vidresc') da Biber, it. bivero o bevero = castoro).

Büdüu - Burro. Ad Airolo büdu, bidü. A Dalpe bidü, mi pare. Per i procedimenti di fabbricazione ecc. vedi alla voce burro in it.wikipedia, come pure Lurati "Terminologia" p. 141-142 e Baer cit. p. 49-53.

Bügn - Massa di formaggio appena estratta dalla caldaia, termine airolese e bedrettese sinonimo di crènc'a a Quinto.

Büi - Fontana (funtèna vuol dire sorgente). Si distinguerebbe dal bron (v.) in quanto prevalentemente ricavato da un tronco. Ma io ho sempre sentito solo büi anche per quelli di sasso. A Dalpe è per esempio chiamata büi méz la fontana in mezzo al villaggio. Anche ad Airolo non sembra esserci distinzione (v. Beffa). Etimologia incerta, dovrebbe essere parente dell'italiano bugliolo, che qualche dizionario fa derivare da "bollire" ma che il Garzanti fa venire dal
lat. volg. *bulli°u(m) =  'tino'. Da tino a fontana di legno il passo mi sembra breve.

                                                                             Büi - foto Tabasio


Büi o büì (verbo, le due versioni si alternano) - Bollire. Lassa büi! = lascia perdere! Part. pass.: büìç, che è anche usato come termine spregiativo, con sensi non sempre univoci, specialmente al femminile: "una tè büìcia da (v)üna" = "una tal 'pesce bollito'", ma anche "una tale esaltata", "una tale piena di grilli in testa", "una tale poco affidabile"... (büi, büicc, büicia)

Burdion, bordion - Cavo metallico usato per allestire un "filo a sbalzo" o palorcio per il trasporto di tronchi, fieno ecc. Termine usato in tutta l'area lombarda.

Buréla - Nell'espressione nè jü a buréla = rotolare, cadere su un pendio (anche nè jü a rodela) - (burela, rodela)

Büséc'a, plur. büséc' - Pancia. Si usa il singolare per indicare la pancia visibile - "u ià 'na gran büsec'a" =" ha una gran pancia" - ma il plurale per indicare la pancia nel senso di organi interni: u mal di büséc' = il mal di pancia. - (büsec'a, büsec')

Büsgnè - Bisognare, essere necessario.

Busméra - Raffreddore, rinite. - (busmera)

Büt - 1) Spinta. A büt e scarpüsc = a spinte e inciampi = con difficoltà, alla bell'e meglio. 2) Gemma, germoglio, bocciòlo.  

Bütè = 1) Spingere; 2) lanciare, tirare; 3) germogliare. Bütè sü = vomitare. Bütas jü = coricarsi. Bütàs via = suicidarsi.

Butéa - Bottega, negozietto. Scherzoso: apertura dei pantaloni, detta normalmente pata: "ti é vérz la butéa" = "hai la patta aperta". - (butea).

Butüm - Calcestruzzo.

Buugiaca - Pànace, sedano dei prati, ombrellifera dei prati, Heracleum sphondylium (it.wikipedia - foto Google). Il fusto legnoso e cavo che rimane una volta essiccata (stüsc) serviva a noi ragazzini da surrogato alla sigaretta. A Dalpe: bougiaca. Airolo: bugiaca (Beffa cit.). Per conoscerne le inattese virtù - stimolante afrodisiaco, antidepressivo e altro ancora: panacea = rimedio per tutti i mali! - leggere la scheda sul forum funghiitaliani.it. Ma è proprio la stessa bougiaca dei nostri prati?


Büza - Alluvione, inondazione; scoscendimento, smottamento dovuto alla forte pioggia; fiume in piena, straripamento (non solo lev.). Italianizzato in buzza: nota la Buzza di Biasca del 1515. Büza (Buzza) è anche toponimo dalpese, tra Campian e Vidresc' (Vidresco). Sul pendio di fronte alle stalle c'è ogni tanto qualche piccolo scoscendimento in caso di forti piogge. - (büzza)

Büzaron - Insulto di cui ignoro il senso, perlomeno recente. Io lo conosco solo nell'esclamazione "anima büzarona", sorella di "anima maladéta". Beffa cit. dà anima buzzarona e il verbo buzarè = ingannare, a Fontana. Padre  Angelico Cattaneo ("I Leponzi" cit., I, p. 18), scrivendo sull'origine di alcuni vocaboli leventinesi, dà bozzaroni = cattivacci, da buzerones, di cui non spiega il significato. Su Internet trovo citato un antico statuto della città di Treviso in cui si parla di "buzerones" per designare i "sodomiti" e di "fregatores" per le lesbiche. "Cossa voleu che diga, caro fio,/ de niovo de sti frati buzzaroni?/ Se non ve zollerè ben i bragoni,/ spesso ghe n'avrè qualcun da drio", comincia una "poesia" di Giorgio Baffo del 1789 (Uaar.it). In dialetto veneto buzarar ha assunto il senso di imbrogliare, buzaron = buggerone, imbroglione, buzarona = donna di malaffare, puttana, e "putana buzarona" = pofferbacco! (Dizionario del dialetto veneziano di Giuseppe Boério, 1829). Anche l'italiano buggerare (da Bugarus < Bulgarus, = bulgaro: "bulgari" erano chiamati gli eretici catari, v. Eresie.it, cui erano attribuite anche pratiche sessuali contro natura), come l'inglese "to bugger", significava in origine sodomizzare. E anche il "bougre" francese con la stessa radice aveva un tempo il significato di sodomita. V. anche la pagina BUGGERONE o BUZZARONE o BUGGIARONE sul sito di Giovanni Dall'Orto.

 

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