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COGNOMI DELL'ALTA LEVENTINA                                           SOPRANNOMI  

DIALETTI SVIZZEROITALIANI                                     DIALETTI DEL MONDO

 

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ABCC' DEF GIJLMNOPQ R STUVZ

 

Macargnó - Schiacciato, compatto, di cibo non ben riuscito (dolciumi, pizzòcan ...), dice mia mamma.

Macassót - Sornione, gattamorta; ipocrita, subdolo, opportunista. Machè sot = comportarsi in modo falso e infido. - (macasot, macasott)

Machè - Spingere. 

Macon - V. macüsc. -  

Macüsc - Una delle poche pietanze della mia infanzia che ricordo con piacere, fatta con uova, latte e farina come una omelette ma continuamente fatta a pezzetti fin che ne venivano delle pallottoline. Non so se sia termine dalpese: i miei cugini di Deggio lo chiamano macon.

Madasina - Medicina.

Madéi - Prato montano inaccessibile al pascolo - per conformazione del terreno o espresso divieto - su cui si falciava il fieno selvatico, detto "fieno di bosco". Con in mente il toponimo dalpese Préi Médéi (v. sotto) credevo che il termine derivasse da méda, immaginando che il fieno, per la lontananza, fosse ammucchiato temporaneamente sul posto in diverse "mede" (fatto di cui trovo conferma in Lurati "Terminologia" p. 79 e soprattutto sul bellissimo libro di Franco Binda "I vecchi e la montagna: la raccolta del fieno selvatico e l'impianto dei fili a sbalzo in Val Verzasca nella narrazione dei protagonisti", ed. Dadò, 1983), facendone un "medaio". Petrini cit., Vicari cit. (p. 151) e Lurati (L.-Pinana cit. p. 53) derivano però madéi, medée e simili da metariu, a sua volta da metere =  mietere. Beffa definisce il madéi: "pendio erboso, generalmente al di sopra dei pascoli d'alpe e inaccessibile alle mandre dove si falciava il cosiddetto fieno di bosco". Senso che non corrisponde appieno al toponimo dalpese Préi Médéi, in Val Piumogna, trovandosi i prati in questione proprio sulla via dell'alpe, dopo quelli di Piumogna, inaccessibili (al tempo in cui il toponimo nacque) eventualmente per disposizione legale, non per posizione geografica. Non so se il fieno di questi prati - un tempo verosimilmente proprietà comune assegnata a singoli a turno o all'incanto, poi privata e dal 1935 di nuovo rilevata dal Patriziato - fosse considerato "fieno di bosco". A Biasca, Magginetti-Lurati danno per médéi "appezzamento di terreno per fieno di bosco". Nel comune di Quinto non conosco nessun madéi, ma c'è il toponimo Piümadéi, sopra Cassin di Deggio: non so se c'entri qualcosa. Nella Surselva (GR) ci sono mader, madé e simili con lo stesso significato: v. "Dicziunari rumantsch grischun" (DRG), vol. 11, 2001, pp. 644-46,  che riabilita le mie supposizioni iniziali indicando una derivazione da meida < lat. Meta = mucchio di fieno, con suffisso -ariu (sono citati però anche i fautori di metere = mietere). Il DRG aggiunge che il termine corrisponde al Mad, plur. Mäder di area walser: in proposito si veda lo "Schweizerische Idiotikon", Mad I 4,71 Mad II 4,74  che dà anche altri significati correlati, il primo dei quali è mietitura, falciatura. Nello stesso mio senso (made(r) < meida < meta + - ariu) va anche il RNB, II, p. 204, che cita a sua volta REW 5548. Nei vecchi documenti ticinesi si parla di medari: v. in proposito le informazioni riportante nel libro di Raffaello Ceschi Nel Labirinto delle Valli (1999).- (madei, medei)

Madiè - Medicare.

Madiét - Assenzio, Artemisia absinthium (it.wikipedia - foto Google). Mia nonna materna lo coltivava per curare il mal di stomaco, ma bisogna utilizzarne pochissimo (fonte: mamma). Termine confermatomi a Deggio, villaggio d'origine della nonna. Sul LSI non lo trovo. - (madiet, madiett) 

Madòi - Madonna, imprecando, per non bestemmiare. 

Madon - 1) Mattone 2) Formella di letame preparata sui monti e fatta gelare per poter essere trasportata con la slitta durante l'inverno (in tempi passati). V. in proposito "Il prezioso letame" in Mario Fransioli, "Dalpe" cit. pp.74-75.

Madréijè - Essere affetti da prolasso vaginale (di bestiame): la madréija, si dice di bovina o ev. capra o pecora affetta da prolasso vaginale, mi dice Marco Viglezio, veterinario e dalpese d'adozione. Far sporgere, espellere, rovesciare l'utero (di vacca), indica più esplicito il LSI. Anche ad Airolo madréijè = avere il prolasso dell'utero, indica Beffa. Egli aggiunge che "secondo Sg(anzini) 27 madréisgè 'dicesi delle bestie oppresse dai dolori del parto', prob. confondendo con trapéisgè". La parola manca sul Glossario  di Piora di A. Jelmini. V. anche Mèdri. - (madreijè, madreisgè)

Madürè - 1) Maturare 2) (Madürài?) Cercarsi una punizione, le botte: "varda che ti sé dré a mädurè (o a madürài?, non ricordo più bene le parole di mio papà)" = "guarda che te le stai cercando" (che le botte stanno "maturando").

Magnàn, plur. magnèi - Calderaio ambulante - (magnan, magnei)

Magnöut - v. Maniöut

Maiacràuti - Mangiacrauti, tedesco (svizzero o di Germania). Non solo lev..  - (maiacrauti) 

Maiarìa, maarìa (Ai) = Mangeria, ruberia - (maiaria, maaria)

Maiarisli (- pron. maiarissli) - Mughetto, Convallaria majalis (foto Google), perlopiù al plurale. Dallo sv. ted. Maieriesli (sing.), derivato da Mai = maggio e Reis = ramo, ossia ramoscello di maggio, dice Bontà cit., che dà il singolare iarislo (p.24).  Mia mamma conosce la parola, ma non si dice più che io sappia.

Maiè - Mangiare, detto degli animali, altrimenti si dice mangè. Dire maiè per le persone non è molto educato ma frequente. Airolo: maèMaion = mangione. Maiói = mangioni, soprannome degli abitanti di Dalpe, noti in Leventina per essere amanti della buona tavola e delle grosse porzioni.

Maiöu - Batacchio, battaglio di campana o campanella. Il gancio cui è attaccato è detto maiòra. Airolo: maiö, maö (Beffa dà anche il significato figurato di organo sessuale maschile). Suppongo dal latino malleus = martello, maglio.

Mairénc' - Mairengo, villaggio tra Faido e Osco (it.wikipedia) (de.wikipedia).  Il nome sta per "terreno magro" secondo Lurati ("In Lombardia" cit. p. 94). Soprannome degli abitanti: Lümèi: lumache (Gilardoni cit.)

Foto Tabasio, per vederla in formato maxi guardala su Panoramio

Maìstra - Siero acido usato come coagulante nella preparazione della ricotta. Si faceva con lievito (lürèt), sale, siero o scotta e qualche volta anche acetosa o foglie di romice o ortiche (Beffa cit.). Maistréi = bariletto contenente la maìstra. - (maistra, maistrei) 

Majénc' - Maggengo, stazione intermedia tra il villaggio e l'alpe, adibito a pascolo e al taglio del fieno. Il LSI dà anche mascénc'.  Airolo e Val Bedretto: maijénc'. Sinonimi: mont, cassinarésc. Da questo termine dovrebbe derivare il toponimo Mascengo (Mascenc'), frazione di Prato. - (majenc', masgenc, maijenc', maisgenc')

Mal - Male (sost e avv.) Mal brüt - Epilessia. Beffa cit. dice brüt mal, che però a me sembra essere usato piuttosto come eufemismo per dire cancro. Nella sua "Terminologia" bedrettese (pp. 57-58) Lurati dà anche mal néiru = carbonchio (grave malattia infettiva degli erbivori trasmissibile anche all'uomo) e mal du taion, o solo taion (v.) = afta epizootica, febbre aftosa, malattia da virus che colpisce bovini, ovini e suini. Mal néiru l'ho sentito dire anche a Deggio, per una antica epidemia scoppiata tra i "moiàt" (v.) in zona Ritom. Sempre a Deggio ho sentito parlare di un uomo di Altanca al quale sarebbe venuta una faccia nera dopo essere rimasto contagiato.

Malarbéto, malarbétu - agg.  Maledetto. "Fò du pró, malarbétu èsan!"  [cur. 01.10.2023]

Malédrè - v. Mangiare in modo smodato, fuori dai pasti (malédra è l'esofago secondo Lurati op. cit. e Beffa op. cit., o la faringe, la bocca, le fauci secondo il LSI). Anche maludrè, malüdrè, forse per accostamento con ludro (v.)

Malédron - s. m. Mangione (maledrè, maledra, maledron)

Malintéra - Malvolontieri (intéra = volentieri) - (malintera)

Malmoadìsc, malmuadisc - Che fatica a muoversi (perché vecchio, malato, obeso o altro). Anche di automezzo pesante difficile da manovrare: "chisti ién màchin malmoadisc", dice il Fredi mentre fatica a prendere la curva stretta prima di Cornone con l'autopostale. - (malmuadisc, malmoadisc)

Malmostos, malmustos - Malmostoso, permaloso, scorbutico.

Malstranç, f. malstrancia - Malandato, malconcio, malmesso.

Malzabadó , f. malzabadèda - Malvestito. Espressioni sinonime: mal trèç sü, trèç sü péisc che Scialèc (dal nome di un noto personaggio girovago in Leventina, purtroppo morto prima che potessi conoscerlo). Anche nel senso più generale di malmesso.

Man (s. f.) - Mano. Plur. mèi: mèi moisc = mani sporche.- (mei) 

Manéisc (plur.) - Gesticolamenti. Fig.: storie, complicazioni, cerimonie, esagerazioni. "Fa mia tènci manéisc" = "non fare tante storie". Tic. manéç. - (maneisc, manecc)

Manéuru - Maneggevole, facile e piacevole da usare. - (maneuru, maneuro)

Manì - Preparare (il pasto), cucinare (it.: ammannire): manì da disnè. La mia prozia Carli, dice la mamma, lo usava nel senso di preparare in generale: "manìssat chi vegni a töt" = "preparati che vengo a prenderti".- (mani)

Maniöut (plur.) - Coste, Bietole da coste, Beta vulgaris L. var. cycla (scheda agraria.org - foto Google), perlomeno a Deggio. Jelmini scrive magnöut ("Glossario" cit). Oggi si dice còst. Per Airolo Beffa dà il singolare maniöit, sost. m. Verrebbe dal tedesco Mangold = bietola.

                                                                     Maniöut o còst - foto Tabasio

 

Manìgia - Impugnatura, maniglia (non di porta); manovella. Altri significati sul LSI: donna brutta, antipatica, bisbetica; bestia di poco valore (Airolo), indocile (Bedretto); donnaccia, puttana (Bedretto). - (manigia)

Manza - Bovina nel terzo anno di età, in cui ha il primo parto. Ha il corpo di una vacca ma le mammelle non ancora sviluppate. Manza stravarg'èda = bovina che partorisce solo a quattro anni (Deggio). Il LSI dà, in senso generale = che non figlia nei primi anni di vita o per più anni consecutivi: di vacca o capra. Dovrebbe corrispondere all'airolese stramanza = bovina primipara al quarto anno di età, detta a Nante manza dopia (Beffa cit.). Altri termini sono ober, obermanza, ubermanza citati per la Leventina dal LSI e da Bontà cit.. Secondo Bontà  (p. 8) è detta pure manza stravalghèda la manza che figlia in ritardo, nel quarto anno.

Manzè, smanzè (pron. z=ts) - Cominciare. "I ménzi" = "Comincio".  "L'é gnè da manzè méssa" = "non basta neppure per cominciar messa", ossia "è troppo poco". 

Marc'è - Marcare, segnare; lasciar prevedere (meteo), prevedere (meteo). U mèrc'a acqua = è da prevedere che piova, minaccia di piovere; l'ha marc'ò bél par dumàn = (il Meteo) ha previsto bel tempo per domani. 

Marcon - Podagraria (foto Google) ad Airolo, Quinto e Osco, menta campestre (Mentha arvensis - foto Google) a Dalpe e nel circ. di Faido, dice il LSI. Castalda, Aegopodium podagraria(scheda fungoceva.it - foto Google) , erba infestante dalle "radici bianche come un verme", a Nante e Fontana, precisa Beffa. Marcon det la zéira è invece la segale cornuta, o piuttosto il fungo che causa la malattia, nome comune ergot, nome scientifico Claviceps purpurea (it.widipedia - foto Google): Raffaele Peduzzi in "Airolo" cit., p. 62. - (marcon det la zeira)

Mardì - Martedì. - (mardi) 

Maréijè - Ruminare (Airolo, Val Bedretto. Lurati "Terminologia" cit. lo accosta a "meriggiare", "le bovine ruminando all'ombra nel meriggio". Maréisc = bolo (Beffa cit., che dà anche tirè l maréisc per ruminare). Sotto Stalvedro si dice ramüghè (v.). - (mareisgè)

Maréna - Amarena (frutto), amareno (albero), Prunus cerasus (foto Google) - (marena)

Marénda - Merenda, volg. scherz. testicoli (per via delle uova sode...) 

Maridè - Sposare. Maridàs = sposarsi. "Ui va maridàs par fas dì dal mal e murì par fas dì dal begn" = "Bisogna sposarsi per farsi dir del male e morire per farsi dir del bene". Maridó, maridèda = sposato, sposata  - (maridas, marido, marideda, maridas)

Marlè - Martellare, in particolare la falce (fàuç, per renderla tagliente), usando i martéi, martello e incudine (incüsna o lincüsna). Fig. picchiare, dare un sacco di botte: u l'à marló, ui n'a dèç 'na marlèda. - (marleda)

Marna - Vasca di fontana fatta di assi; cassone di legno per vari usi (non solo leventinese, v. LSI e Cortellazzo cit.), madia: a casa di mia mamma serviva per impastare la carne della "mazza".

Maró - Malato. Plur. maréi. Maratìa = malattia. Marüsc = "maluccio", malattia contagiosa ma non grave: "l'é um marüsc ca gira". - (maro, marei, maratia)

Marsciauro, marsciauru - Merciaio, venditore ambulante. Usato, almeno fra giovani della mia generazione, anche come insulto per persona venale, tirchia, da poco e simili (forse in associazione con marscion, nel senso di avaro): maladétu marsciauru.

Màrtor, màrtur - Stupido, ingenuo (da martire). Pòuru màrtur = povero ingenuo. - (martor, martur)

Martüf - Persona insignificante, buono a nulla, povero diavolo. 

Masarè - 1) macerare, essere sottoposto a macerazione, imputridire, marcire Il LSI dà per Dalpe anche = covare, bruciare lentamente. Mét jü a masarè = mettere a macerare, azione più duratura di mét jü a rognì/rugnì (v.), tic. mét a möi; 2) riempire di botte. Masarèda = fracco di botte. Masaró = macerato, fradicio. Il LSI dà per Dalpe indolenzito, fiacco.

Masc'è (pron. mashc'è) - Mescolare, mischiare. Si dice anche di quando piove acqua mischiata a neve: u mésc'a

Mascénc' - Mascengo, frazione di Prato. Per la probabile origine del nome v. Maijenc'. - (Mascenc')

Mascòmat - Scomodo - (mascomat)

Masì - Ammuffire. Masìt = ammuffito - (masit)

Masnè - Macinare. Una masnèda = un sacco di botte. - (masneda)

Masotè, masutè - Di fuoco: covare senza dar fiamma, p. es. sotto la brace o quando il legno è bagnato - > u masòta. Il LSI alla voce "masocaa" dà per Quinto masochè = carbonizzarsi senza bruciare: della legna; alla voce "masotaa" traduce sobbollire, (far) cuocere a fuoco lento (dal francese mijoter?) e non  dà varianti leventinesi.

Massacro, massacru - Tipo spericolato, rompicollo, scapestrato. Beffa op. cit. traduce briccone. 

Massè - Messale 

Mastè - Immagine sacra, santino. In Val Bedretto: maistè, secondo Beffa cit., che non dà a questa voce un quivalente per Airolo.  Il LSI, alla voce maestà, dà per Quinto un mai sentito (per santino) maestè, e maistè per il circolo di Airolo. Poi dà separatamente la voce mastéi solo per Quinto, essa pure mai sentita (potrebbe forse essere un plurale di mastè). - (maste,  maiste, mastei)

Mastè


Matérial - rozzo, grossolano, triviale. Agg. e sost.: "un tè material da vün". Anche accrescitivo: matérialon - (material, materialon)

Mazza - Strumento di legno simile al cönc (v.), ma di forma più larga e tozza, con una sorta di ansa laterale invece del buco centrale. Serviva per fissare la lunghègna (v.). Info: cugini di Deggio.

Méda - Mucchio conico di fieno (selvatico), catasta di legna (lat. meta = cono, colonnina o mucchio a forma di cono, v. etimo.it). Nel senso di catasta di legna è usato ufficialmente a Dalpe sull'albo comunale! Stesso termine meda in dial. lombardo, spagnolo e portoghese. Due montagne almeno di forma simile si chiamano Piz Meda nella zona del Poncione di Tremorgio, e il toponimo di montagna Madon, nella stessa zona, dovrebbe essere un accrescitivo di Meda. Curiosità en passant: anche i Mythen, le due spettacolari montagne che sovrastano Svitto, sembrano avere lo stesso etimo: v. Albert Hug, Viktor Weibel, "Urner Namenbuch", vol. II, p. 800 (voce: Miten).  - (meda)

Médéi - V. Madéi.

Mèdri - Utero (delle mucche in particolare). L'ha bütó fò la mèdri si dice per indicare il prolasso dell'utero dopo il parto, "emergenza grave e non così rara", mi indica Marco Viglezio, veterinario e dalpese d'adozione. Il LSI dà anche mèdria per Quinto e Bedretto. Alberto Jelmini, che è di Lurengo, dà in primo luogo mèdria, e mèdri come sinonimo. Mia cugina, contadina in pensione a Deggio, conosce solo mèdri. Il LSI e Beffa, per Airolo, danno mèdri anche in seno figurato: bütè la mèdri = impegnarsi a fondo, strapazzarsi, sfiancarsi. Beffa dà anche mèdri = madre, come parola arcaica. Da notare che non sembra esistere in dialetto una parola per l'utero della donna: "a chi témp u s'an parlava pö mia", mi risponde la mamma quando le pongo la domanda. V. anche Madréijè.

Méi - s.m.  Meglio, ma anche miglio (Panicum miliaceum), come nel gioco di parole "U méi l'é 'na grèna fina"  [cur. 01.10.2023]

Mèi - avv.  Mai  [cur. 01.10.2023]

Mèiro, mèiru - Magro. Ni mèiro, ni mèiri = dimagrire: l'é niç mèiro = è dimagrito. Mèiro me 'm pic' = magrissimo, magro come un chiodo. - (meiro, meiru)

Mèisc - Maggio (mese). U més mèisc = il mese di maggio.  - (meisc)

Méisra - Cotica erbosa, v. dasmeisró - (meisra, meissra) 

Mèiz  - Racchette da neve artigianali (Beffa cit. per Airolo). Sing.: mèiza (Lurati "Terminologia VB"), che Bontà cit. (p. 16) così descrive: cerchio di legno nel cui vano corrono parallelamente due listelle fissate ai capi sul cerchio stesso. Termine comune con la Svizzera tedesca, specie orientale, dove assume significati vari. A Fusio dette mèizzitt (LSI). Non so se il termine sia passato a indicare racchette più elaborate come quelle nella foto qui sotto a destra. - (meiz, meizz, meiza)

                                                                   Mèiz (?) - foto Tabasio, Museo di Leventina.


Mèna (pl.: mèn) - Bracciata di fieno ammassato con il rastrello per preparare il mazzo (maz) da trasportare in spalla (un tempo) nel fienile (lat. manua feni = manciata di fieno) - (mena)

Ménadóra - Mucca (non so se anche capra o pecora) capomandria, seguita dalle altre. Lurati "Terminologia" p. 111) definisce batidura in Val Bedretto la mucca più forte, un tempo detta anche capbògia, termine ora (1968) riservato dai "giovani" - precisa - alla più produttiva. - (menadora)

Mèng'a, pl. mèni - Manica. Airolo: mènia. Òutas int (indré) i mèni = rimboccarsi le maniche - (meng'a, menghia, menia)

Mèni - Manico - (meni) 

Ménza (avv.) - Per cominciare, tanto per cominciare, in primo luogo, dapprima. Da manzè (v.) - (menza)

Mér (sost. f.) - 1) Miele 2) Sull'alpe: quantità di 10 kg di latte alla misüra (v.) e anche quantità di formaggio da ripartire fra i proprietari di mucche corrispondente a 10 kg di latte alla misüra, dice Lurati "Terminologia" per la Val Bedretto (pp. 128/133/168); per Jelmini cit. mér è invece "un certo numero di forme di formaggio, di diverso peso e qualità, riunite e pesate in cantina, onde poter ripartire l'intera casata in modo per quanto possibile equo", definizione che corrisponde al fè fò i sört di Lurati (p. 133). Le due definizioni si completano, perché il numero di forme assegnate è determinato dalla quantità di latte misurato nella pesatura di prova (misüra). Questo mér viene forse dal ted. Eimer, Aemer = recipiente di legno, dice Lurati (p. 168) rimandando allo "Schw. Idiotikon" 1.221. - (mer)

Mèr - 1) Amaro (agg.). Fió mèr (fiore amaro) = achillea moscata, Achillea moschata (foto Google), detta anche erba iva, pianta medicinale e digestiva (v. alle voci érba, Tanéda e uliva). 2) Mare (sost. m.) - (mer) 

Mèrda - Giusto per annotare questa perla di saggezza airolese, confermata in termini molto simili anche a Quinto da mia mamma: "fin c'us parla dét pissa e det mèrda l'anima las cunserva", "fin che si parla di p. e di m. l'anima si conserva" (Beffa op. cit). - (merda)

Mèrdamàia - Amicissimo, in senso piuttosto spregiativo nell'espressione l'é tüt mèrdamàia cun ... o i én tüt mèrdamàia. (merdamaia)

Mérica - America, Stati Uniti. Mérican, plur. mérichèi = americano. - (Merica, merican, merichei)

Més (pl. mis) - Mese. I mesi: janéi, fauréi, marz, aurì, mèisc, jügn, lüi, a(v)ost, satémbri, ocióri (sempre più sostituito da otobre), novembre, dicembre.

Mésdi - Mezzogiorno (s = s). Dalpe: misdì (s = sh); Piz da Misdì = Pizzo Forno (così è chiamato a Dalpe, trovandosi giusto a sud del villaggio).

Mèsro, mèsru (- ssr) - Macero, marcio, marcescente, avariato, rancido, stantio. Spüzè da mèsro = puzzare di stantio, di chiuso. - (mesro, messro, mesru, messru) 

Mèus - Storie, commedie (fig.). "Fa mia tènci mèus" = "non fare tante storie". Mèus è  pia distorsione di Dèus, spesso ripetuto nelle preghiere in latino, mi spiega la mamma. I meno pii dicevano "fa mia tènci Dèus". - (meus, deus)

Méutra - Mastello, recipiente di legno a doghe per il trasporto di liquido, con manico rialzato, un tempo usato anche per la mungitura. "Bévan 'na méutra": berne un bel goccio. Sv. ted. Melchter, lat. classico mulctra = secchio per la mungitura. Airolo: mèutra. - (meutra)

                                                                          Méutra (a destra) - particolare della foto pubblicata sotto la voce Chèifar (v.)


Mézadól - 1) Mollìca del pane; 2) Midollo osseo; 3) Torsolo di mela o pera. Info 3): cugini di Deggio. Il LSI dà mezadòl per Quinto e solo nel primo senso. Anche Beffa cit. dà mezadòl per Piotta nel senso 1) = mòl du pan ad Airolo. (mezadol, mezadoll)

Méz rat e méz ucél - Pipistrello, diverse varietà di chirotteri (it.wikipedia). Parola non più usata se non dai vecchi, penso, ormai soppiantata dall'it. pipistrél o pipistrèlo. Beffa cit. traduce nottola, Nyctalus noctula (nome comune del più grande pipistrello europeo, caratterizzato dal pelame rossiccio, con ali e orecchie nere). Sull'AIS trovo per Osco mèzurat, mèzratemèzucél (carta 48) - (mez rat e mez ucel, mezurat, mezratemezucel, mezz ratt e mezz ucel)

Minüdro, minüdru - Esile, minuto. Airolo: manüdru

Miràcru - Miracolo. Mi sembra si dica ancora solo come interiezione (Miracru!), mentre altrimenti si dice miràcul. -(miracul, miracru)

Mistéi - Mestiere. Fè 'l mistéi = avere un rapporto sessuale; non so se si usi anche per dire fare la prostituta. - (mistei)

Misüra, müsüra - Misura, mungitura di prova sull'alpe: pesatura del latte di ogni mucca per tre volte (sera e mattina) durante la stagione dell'alpeggio, che serve per determinare la quantità di formaggio spettante a ogni proprietario (Jelmini cit., descritta in Lurati "Terminologia" pp. 126-128). Nè a misüra = salire sull'alpe per la pesatura di prova. V. anche mér e valivè.

Modaç, mudaç (pl.) - Smorfie, sberleffi, smancerie (smanceria: (spec. pl.) gesto, atteggiamento lezioso; svenevolezza, moina).  - (mudacc, modacc)

Mòdan (-nn) - Forma, stampo (per burro, spampézi ecc.)

                                                              Mòdan per burro, Museo di Leventina - foto Tabasio


Möia - Molle da bucato (grande pinza di legno per raccogliere il bucato). Non so se abbia anche il senso di molle da focolare, ossia l'attrezzo metallico per afferrare carboni e legni accesi.

Moiàt, muiàt - Giovenca al secondo anno di età (fino a un anno è vidél, nel secondo anno è moiàt, nel terzo manza, dal quarto vaca, mi pare, anche se le definizioni non sono sempre univoche). Forse dal preromano *mugio = giovenco < qualcosa di non maturato: v. Cortellazzo cit. alla voce "muiart". - (moiat, moiatt, muiat, muiatt)

Móisc - Sporco. Moiscion, muiscion = persona sporca, sozzone, sudicione. Moisciögna, muisciögna = sporcizia. Moiscignè, muiscignè = sporcare, moiscignéuro, moiscignéuru = sporchevole, che si sporca facilmente. Il LSI dà per Quinto muiscè, che non ho mai sentito, mentre per moiscignè dà diversi significati ma non sporcare. Anche in una poesia di A. Borioli ho trovato muiscè. Ad Airolo musc = sporco, muscignè = sporcare, fig. calunniare, muscignéuru = sporchevole, muscion = sporcaccione, ma non in senso morale, musciögna = sporcizia (Beffa cit).- (moisc, muisc, moiscigneuro, moiscigneuru, muscigneuru)

Molè, Mulè - Molare, villaggio tra Campello e Carì, prima frazione di Rossura, ora di Faido dopo l'integrazione comunale. Piz da Mulè = Pizzo Molare, cima panoramica tra Media Leventina e Val di Blenio.

Mondè, mundè - 1) Pelare, sbucciare (patate) 2) Ripulire (un prato) da sassi, detriti portati dalla valanga ecc. -> Monda (toponimo) = prato ripulito? Il LSI dà prato, podere, normalmente recintato e di grande estensione (Biasca, Blenio, Giornico).

Mong'a - Monaca che sta in convento. Airolo: monia. Dalpe: mondia (LSI)

Mongru - Bambino (un po' spregiativo). La mamma dice di avere preso il termine da una amica, cresciuta a Prato leventina. Potrebbe anche essere lessico personale: il LSI non lo riporta.

Moni - Sagrestano, sacrista. Non più usato. Vecchio soprannome dei D'Ambrogio a Dalpe (Chi du Moni) e dei Giosuè a Quinto (Chi du Moniét o Mugnìt) -> SOPRANNOMI. L'AIS lo dà anche per Osco (cartina 799), assieme a sacrista, termine oggi corrente. Fransioli Ordini cit. dà Monaco = sagrestano di una chiesa parrocchiale.

Morasìn, murasìn - Morbido, soffice. Anche morzìn, murzìn da cui murzinè = rendere soffice. - (morasin, murasin, morzin, murzin)

Mòrb -> V. Mòrp

Mòrcia - Sedimento su diverse solstanze, spurgo che si deposita sulle forme di formaggio quando la cantina è umida (Vicari p. 296). Residuo amarognolo che si forma dalla fusione del burro (Beffa, per Airolo, nello stesso senso Jelmini cit. per Quinto). Patina nerastra che si forma sulla falce fienaia, dà anche il LSI per Quinto, mentre per Dalpe dà raspatura della crosta del formaggio.

Morè, murè - Molare (verbo). Murìn = molino - (murin)

Moréna, muréna - Morena di ghiacciaio, ma più comunemente cumulo di neve ai lati della strada d'inverno (per l'azione dello spazzaneve = cala, o della pala). - (morena, murena)

Morgnè, murgnè - Miagolare. Murgnéri = miagolio - (morgneri, murgneri)

Morin - v. Murin

Morisnè, murisnè - Rendere morbido mettendo a mollo. Sin. morzinè, murzinè

Mòrp - Mastite, infiammazione della mammella delle mucche, o del bestiame in genere. Info da Marco Viglezio, veterinario e dalpese d'adozione. Senza qualificativi, forse perché morbo per antonomasia per le bovine. "L'à ciapó int u mòrp" = si è presa una mastite, conferma mia cugina a Deggio, contadina in pensione. - (Morp, Morb).

Morzinè, murzinè - Rendere soffice, ammorbidire.

Mosc'on, musc'on - Moscone, nome di varie specie di mosche (it.wikipedia ) più grosse delle comuni; il termine è usato anche impropriamente per il bombo, Bombus (it.wikipedia), genere di insetti, tra cui figura il Bombus terrestris (foto Google) dal corpo tozzo e villoso, con livrea di vari colori, che si nutrono succhiando il nettare dei fiori (ord. Imenotteri). Ignoro se ci sia termine dialettale più appropriato. Beffa cit. per Airolo dà muscón = bombo, moscone in genere. Per Sobrio Giandeini dà muscon = bombo.  Musc'oi è il soprannome degli abitanti di Anzonico -> v. SOPRANNOMI. - (moscon, moschion, muscon)

Mossac'üu, mossac'ü  - "Mostraculo": "fa mia la mossac'üu" si dice a una bambina che si siede in mutande o calzamaglia con le gambe divaricate lasciando indovinare le pudenda. C'ü, come il francese cul, è qui eufemismo per l'organo sessuale femminile - (mossacü)

Mossè, mussè - Mostrare, per quanto ne sappia solo nel senso di "mostrare le pudenda, le parti intime", v. mossaçüu. -  

Mossìn, mussìn (plur. mossìt, mussìt) - Zanzara > Culcidae (it.wikipedia), moscerino, nome generico che comprende per esempio il moscerino della frutta o dell'aceto, Drosophila melanogaster (it.wikipedia). (mossin, mussin, mossit, mussit)

Mostazzè, mustazzè = schiaffeggiare.. Mostazzon, mustazzon - Mostaccione,  ceffone, schiaffo. Sinonimo: lavadenç, paton - (mostazon, mustazzon, mustazon)

Mot
- Senza corna: c'aura mota (lat. mutilus = mutilato, mozzo). La mia prozia Carli che mi faceva da bambinaia mi sembra chiamasse Piz Mot il Poncione di Tremorgio, o perlomeno la costa che gli sta davanti - Pizzo di Mezzodì sulle cartine, secondo la denominazione usata nei villaggi al suo nord - a causa della sua forma rotondeggiante, come di un animale senza corna. Le cartine riportano solo Pian Mot, sulle sue pendici. Jelmini in "Quinto" cit. interpreta Mot nel senso di "privo" di piante, di sassi.

                                                                       Piz Mot: Poncione di Tremorgio e Pizzo di Mezzodì - foto Tabasio

Möt - Collina, promontorio, poggio. 

Mòta - Collina tondeggiante, ad Airolo, dove significa anche fig. "gran quantità" ed è probabilmente all'origine del cognome Motta, e anche a Dalpe -> Mòta da Gribi = Motta di Gribbio, promontorio sopra Gribbio (1498 m) con una magnifica vista sulla Media e Bassa Leventina. A Quinto mi sembra si usi piuttosto möt - (mota)

Mota - Conca, anticamente di legno, dove veniva deposto il latte per lasciar affiorare la panna (crama); dimin. mutél (Jelmini, Glossario cit.); Beffa cit. dà anche l'espressione la crama t la mota = il fiorfiore, la ragazza più bella.

Motarina, mutarina - Motellina delle alpi, Meum mutellina (foto Google) o Ligusticum mutellina (foto Google), erba di montagna dai piccoli fiori bianchi particolarmente apprezzata dalle mucche. Profumatissima, "è l'erba migliore, quella più fine e redditizia, che aumenta in modo sorprendente la lattazione" (Lurati, "Terminologia", p. 114).

Móuç, mùuç (ad Airolo e VB: munç) - Mungere (anche in senso figurato, col significato di approfittare di qualcuno, di mungergli i soldi). Móuç a cröt = mungere premendo il capezzolo (tét, plur. tit) tra il pollice e le altre dita. Móuç a brènc'a = mungere stringendo il capezzolo tra le dita della mano (Jelmini cit.). - (mouc, moucc, muuc, muucc, munc, muncc).

Mücè - Ammucchiare. Nella fienagione, ammucchiare il fieno su due file - o eventualmente su una sola fila, quando il terreno è ripido - tra cui si possa passare con il carro per caricarlo e portarlo nel fienile. 

Mudaç (pl.) - Smorfie, smancerie. V. modaç  - (mudacc)

Müdè - Cambiare il luogo di soggiorno del bestiame, trasferirlo da un corte dell'alpe a un altro. 

Müfa - Muffa, muschio.

Müdel - Piccolo mucchio di fieno nel prato (operazione della fienagione). Pare che si usasse fare un tempo, prima dell'introduzione della curéija (v), metodo, quest'ultimo, che sarebbe stato insegnato ai contadini leventinesi dai pardéi (v.) bergamaschi: così almeno mi sembra di aver sentito o letto una volta. Verbo: müdlè. Accrescitivo: müdlon (mucchio più grande, fatto in tutta fretta quando minacciava di piovere).

Mugnaca, mugnèca - Albicocca. Parola non solo leventinese, ormai defunta. Mia mamma si ricorda di averla sentita solo al plurale: mugnèc. Mia cugina di Deggio, di alcuni anni più giovane, dice mugnaca e aggiunge di usare ancora sporadicamente questa parola. Anche Beffa per Airolo dà mugnaca. Il LSI dà solo il termine airolese e mognèga per Giornico. In dialetto milanese: mognaga, nome che figura anche nello Schweizerisches Pflanzen-Idiotikon del 1856. Il nome latino dell'albicocco, rivelatore, è Prunus armeniaca, perche ritenuto originario dell'Armenia, (Wikipedia). - (mugneca, mugnec, mugnecc, mugnacc)

Mugnìt (plur.) - Amenti (= tipo di infiorescenze a spiga pendula, con asse fiorale flessibile; gattini) del salice (v. saréscia), in particolare Salix caprea (foto Google). Il termine, secondo Beffa, è usato anche per la negritella, Nigritella nigra (più nota come vaniglia d'alpe, foto Google) e per gli eriofori, piantine dalla infiorescenza lanuginosa che abitano le rive di laghetti e paludi (Leìt, Bedrina, Morghirolo): Eriophorum  Scheuchzeri (foto Google), Eriophorum angustifolium e altri. Io non l'ho mai sentito per questi due tipi di fiori, di cui ignoro peraltro un eventuale nome dialettale. - (mugnit, mugnitt)

Mül - Mulo. Fè 'l mül = tenere il broncio.

Muléta - Arrotino. - (muleta)

Mürèç - Specchio. Pl. mürìç (termine non più usato). A Osco miräç (AIS carta 675) - (mürec, mürecc, mürech, miracc, miracch)

Muréuru - Docile, mansueto (lett. amorevole). Mureuràs = calmarsi, ammansirsi, fig. "ammorbidirsi", moderare le proprie posizioni, sinonimo padümàsMuréurè = ammansire, rendere docile. (mureuru, mureuro, moreuro, moreuru)

Murìn - Mulino. Plur. murìt. Su Keller "Beiträge" cit. trovo anche murinéi (Catto) e murnéi (Airolo) = mugnaio, termine persosi come il mestiere che designa. Per Airolo Beffa cit dà invece muriné, plur. murinéi. - (murin, murinei, murnei)

Murós (plur.) - "Morosi" (amorosi): ad Airolo nome dato alle infiorescenze della bardana, Arctium lappa (foto Google), usate un tempo dai ragazzi come divertenti proiettili che si attaccano a vestiti e capelli. Appiccicosi come gli innamorati, da qui il nome, dice Beffa cit.. Li tiravamo anche noi fra compagni di scuola ma non ricordo più come li chiamassimo a Dalpe. V. anche alla voce Rasiròra.- (muros, muross, moros, moross)

                                                                                                        Murós  - Foto Tabasio


Murzinè, morzinè - Rendere soffice, ammorbidire.

Mus - In espressioni come "sarà mus" = bisogna proprio. Dal ted. Muss, da müssen = dovere.

Musc e deriv. - V. Moisc

Müson - Muso di animale, ma anche faccia di persona: "làvat jü 'l müson" = "lavati la faccia", mi dicevano da bambino. 

Mütè - Muggire. Lurati ("Terminologia" Bedretto p. 53) traduce muggire violentemente, ripetutamente. Io direi piuttosto in questo senso brügì (v.), che Lurati applica al muggito lungo, regolare. Anche Claudio Strozzi, per Biasca, la vede come me: mutà = muggire normale, brügì = muggire di dolore o a causa di pericolo. Jelmini "glossario" traduce pure semplicemente "muggire" mentre non dà brügì.

Müu - Muro (plur. inv.). Mürazzöu = muricciolo a secco, v. anche Ciosséna.  

 

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