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COGNOMI DELL'ALTA LEVENTINA                                           SOPRANNOMI  

DIALETTI SVIZZEROITALIANI                                     DIALETTI DEL MONDO

 

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ABCC' DEF GIJLMNOPQ R STUVZ

 

Tàbas - Sciocco, allocco e sprovveduto. Termine in voga tra la gioventù sessantottina di Dalpe (con trölar e il più esotico tenix). Trasferito in quel di Biasca, l'appellativo è rimasto appiccicato al suo divulgatore fino ad oggi. Sinonimi in altri dialetti: taboi, tabalöri, tabiòc e simili. Il LSI dà trólar = stupido, ignorante, termine raccolto solo a Dalpe. - (tabas, trolar)

Tabiél - Asse in genere di forma rotonda usata per caricare di sassi le forme di formaggio appena fatto in modo da spremerne del tutto il siero; usata anche per proteggere le giovani forme trasportate con la chèdra (v.) (Jelmini e Beffa cit., Lurati "Terminilogia" p. 138). - (tabiel, tabiell)

Tacadìsc - Contagioso. - (tacadisc) 

Tacuìn - Calendario. - (tacuin, taquin) 

Tagliàn, taliàn, plur. taglièi, talièi  - Italiano. Contrariamente a quanto qualcuno potrebbe pensare, non è termine spregiativo, anche se può essere usato in tal senso, esattamente come "svizzero" è usato in Italia. La perdita della i iniziale c'è anche nei dialetti del Nord Italia (-> EWD) e Talian è il "veneto brasileiro", idioma parlato dagli emigrati veneti nello stato brasiliano di Rio Grande do sul. Termini spregiativi per "italiano" erano invece bògia (usato a Dalpe quando era bambino, v. a questo termine per il possibile significato), badìn e badóla (diffusi in tutto il Ticino, da badì = vanga, v. a questa voce). Negli anni '60-'70 era in voga anche sullo, in "omaggio" al ministro democristiano di origini avellinesi Fiorentino Sullo (1921-2000), non ricordo per  quale suo intervento in rapporto con la Svizzera (iniziativa Schwarzenbach?). In Toscana erano d'altro canto un tempo chiamati buzzurri i ticinesi ( i "montanari svizzeri" dice il Garzanti online) venditori di caldarroste. - (taglian, talian, tagliei, taliei)

Taion - Afta epizootica, malattia da virus che colpisce bovini, ovini e suini.

Talòcia - (edil.) Sparviero del muratore: tavoletta quadrata con impugnatura sulla superficie inferiore, su cui il muratore mette la malta che gli serve di volta in volta. Per lisciare (valivè) si usa poi il fratàz (frattazzo o fratazzo). Termine diffuso in tutto il cantone, v. LSI. - (talocia, frataz, fratazz)

Tamöia - Sorbo degli uccellatori, Sorbus aucuparia
(it.wikipedia -foto Google): albero con piccole bacche tonde di colore rosso-arancione e gusto amaro sgradevole dette anch'esse tamöi.

                                                                                                           Tamöia - foto Tabasio


Tamonè - Affrettarsi, camminare in fretta.

Tampastè - Grandinare. Tampésta = grandine 

Tampurìu - Precoce, primaticcio. Femm. tampurìa: di bovina che ha un parto precoce rispetto alla norma, che partorisce già nel primo autunno. Airolo: tampurìf A Bedretto e Calpiogna tampurì secondo il LSI. Contrario di saròdan, saròdna, v.). (tampuriu, tampuri, tampuria, tampurif, tampuriva) 

Tanàia - 1) Tenaglia, 2) Travi incrociate a X che sostengono il crümanè (v.) in certe costruzioni di legno. Mio fratello dice di aver sentito la parola in questo senso a Dalpe. V. foto sotto. - (tanaia)

                                                                                             Tanàia, Vidrésc' (Dalpe) - foto Tabasio


Tancüssè - Tampinare, punzecchiare, stuzzicare, provocare con insistenza. Lo usa mia mamma, ma non lo trovo sul LSI. Ha un senso di maggiore cattiveria e insistenza rispetto a inzighè, che è probabilmente un adattamento di inzigà. Claudio Strozzi dà per Biasca intercüssà = urtare la suscettibilità, senso che si avvicina a quello di tancussè.

Tanéda - Bel pizzo (2667 m) tra la Val Piora e la Val Cadlimo che domina sui laghi della regione. Prende certamente il nome dall'omonima zona sottostante a NO dove si trovano anche i laghetti di Taneda. Il nome è già riportato da Johan Gottfried Ebel nel suo Manuel du voyageur en Suisse del 1810 (-> P 15, ed. tedesca 1809). Dario Petrini cit. fa derivare il nome da tana (tèna in dialetto). A suo avviso il termine suggerisce la presenza di cavità nel terreno. L'ipotesi mi trova piuttosto d'accordo per il valmaggese Tanèda, mentre per il toponimo leventinese non mi spiego la pronuncia Tanéda, a meno che non sia recente e basata su una lettura errata della cartina. Ammettendo che Tanéda sia la pronuncia originaria, suggerirei di approfondire l'ipotesi di una derivazione da taneda, che in Valtellina è l'Achillea moschata  (it.wikipedia, foto Google) o erba iva o millefoglio del granito e anche in Calanca è una specie di Achillea (LSI). A Quinto l'erba in questione, con un fiore bianco alto fino a 20 cm e diffusa dai 1400 ai 3400 m. (info da Bormio3.it), cercata proprio nella regione di Piora, è o era chiamata uliva (v.), e ad Airolo fió mèr, ma non si può escludere che quando il toponimo nacque il termine tanéda fosse vivo anche in Leventina, oppure che esso sia nato proprio per via di qualche valtellinese che vi cercava questa erba aromatica, usata per un liquore che è proprio una specialità della Valtellina. Il valtellinese taneda è fatto derivare dal latino tanacetum, -a dal REW (n. 8555), che però lo identifica con il tedesco Rainfarn (de.wikipedia), ossia il Tanacetum vulgare , che è tutt'altra pianta, dai fiori gialli (foto Google). Una ricerchina su internet e in qualche dizionario non ha fatto che aumentare la mia confusione al riguardo. In ogni caso i derivati di tanacetum, -a si ritrovano con significhati diversi in parecchi dialetti svizzeroitaliani (taneda, danèda, tanéde: v. LSI) e italiani (veneto danéa e danìa, piemontese tanave e tanavea, ecc.), come pure nell'italiano daneta (v. Diz. Battaglia). V. anche alla voce érba> érba iva e uliva.

Achillea moschata

Taneda, Achillea moschata, da fr.wikipedia

 

 

Tanvéla - Succhiello, trivella - (tanvela) 

                                                                                                       Tanvéla - foto Tabasio


Tap - Pezzo d'asse, assicella. Tap du destru = coperchio del gabinetto. Lurati "Terminologia" dà anceh tap = ribalta per chiudere u böç du fegn, (l'abbattifieno nella stalla). Dim. tapin, plur. tapìt.

Tapascèda - Sgambata, camminata. - (tapasceda)

Taquin - Calendario da muro, che i cugini di Deggio chiamano però culandro (v.), dando a taquin piuttosto il significato di agenda.

Taranè (v. impers.) - Affiorare del terreno quando la neve si scioglie: u taréna -> tarégn, f. taréna (agg.) = privo di neve. - (taregn)

Tarciü, tarciüi - Ripido avvallamento lungo il quale si facevano scendere tronchi o fieno di bosco. Tarciü è confermato per Airolo (Beffa). Il LSI dà tarciüi per la Leventina e traciór per Quinto. I miei cugini di Deggio conoscono la parola tarciüi come toponimo ma non ne sanno più il significato. Mia mamma e mio fratello non hanno mai sentito né l'uno né l'altro. Il termine dialettale corrisponde forse all'italiano "tracciato". In un documento del 1484 ho trovato "in tragiurio de Gorazina", presso Airolo (MDT, RL, p. 2619), in un altro del 1486 la frase "eundo sursum per targiurium Loyte Belle" (Löita Bella, oggi bosco, tra Prato e Dalpe, MDT p. 2662). Non so se fosse almeno in parte sinonimo di trozium, da cui tröisc (v.). In un "progetto di divisione" del patriziato tra Prato/Fiesso e Dalpe del 13.2.1860 ho trovato un "cosiddetto terciüi alla cappella di Cimafroda" (tra Dalpe e Piumogna, sopra la cascata). Forse si trattava di una risina (dal ted. rieseln = scorrere) o "sovenda" = lunga pista in declivio, dal fondo di terra battuta e con le pareti fatte di tronchi, usate come scivolo per far scorrere a valle i tronchi uno dietro l'altro (v. Raffaello Ceschi, "Ottocento ticinese", 1986, p. 86 con immagine a p. 82). Per tarciüi < tractorium = sovenda, scivolo artificiale per il legname, v. anche MDT, p. 1467. La parola sembra parente dell'italiano tratturo, dal latino medievale tracturus = via, fosso (-> Treccani). Abele Sandrini, in "Boschi, boscaioli e fili a sbalzo, Dadò, Locarno, 1985, dà "traciù, traciùn = tracciore, sentiero o passaggio dove vengono trascinati dei carchi di legna", sinonimo di strüs, stròs (Glossario, p. 227), che corrisponde forse al leventinese tröisc (v.). Il termine tracciù si trova anche nel Vocabolario milanese-italiano di Francesco Cherubini del 1843 come parola usata nella regione del Lago Maggiore (-> Google Libri). Bernardino Biondelli, nel suo "Saggio sui dialetti gallo-italici" del 1853, dà a sua volta traciù (-> Google Libri). - (tracior)


Tarciüra - Corda di pelle di vacca, semplice e piuttosto grossa, usata soprattutto per legare carichi di legna e anche per guidare la slitta con carichi di legna o fieno (Vicari cit. p. 188); tirante del giogo (Lurati "Terminologia" p. 145), corda che attraversava il giogo (jo, v.) per raggiungere la slitta (Beffa cit.). Dal lat. tractòrius, a (agg.) = che serve per tirare.

Tardénz - Forcone per il letame. Con quattro denti a dispetto del nome, almeno a Quinto e ad Airolo (Beffa cit.), credo sbagli Lurati ("Terminologia" p. 70) a darlo "per lo più a tre rebbi" in Val Bedretto. Con tre rebbi è la furc'éta  per il fieno). - (tardenz, furc'eta)

                                                                                                             Tardénz - foto Tabasio


Tardivè - Tardare, far tardi. 

Tarnòuç - Tarnolgio. Già maggengo di Mairengo, oggi piccolo villaggio di vacanze. Dégègna 't Tarnòuç = degagna di Tarnolgio (v. Fabio Maggi, "Patriziati e patrizi ticinesi", 1997, p. 90). - (Tarnouç)

Taron - Dialetto "stretto", genuino di ogni singolo villaggio: così è o era chiamato il dialetto locale nell'alta Leventina (anche a Osco, v. link tradizioni sul sito del Comune), contrapposto al dialét d'iijü, o dialèt d'ingió (ticinese delle regioni più a sud,  ticinese standard, la cosiddetta koinè). Ci sono dunque più tarói leventinesi. Il termine esiste anche più a sud, fino in Italia: il LSI riferisce taron ai gerghi di emigrati spazzacamini, calderai, calzolai ecc. di alcune valli ticinesi: su internet ho trovato un "taron d'Arbèd" (dialetto di Arbedo), un taron gergo di emigranti di Val Rendena (Trentino), un taron gergo dei vecchi spazzacamini e un taron gergo degli arrotini. Lurati-Pinana cit. contiene un dizionario del "tarom" degli spazzacamini di Vogorno (Verzasca) e di Intragna (Centovalli). Lurati (ibid. p. 144) non dà credito a un tale Prati che fa derivare il termine da tara = roba di scarto, rifiuto, per cui il gergo sarebbe la tara del parlare comune. Egli si dice convinto che venga da "taronaa" = brontolare: il gergo come "brontolio, parlare confuso e inintellegibile". Io, almeno per quanto riguarda il senso leventinese, tenderei piuttosto a farlo derivare da tèra = terra, termine un tempo usato anche nel senso di villaggio, frazione di una vicinanza. Così come da tèra (nel senso proprio) derivano tarégn, taranè, intarascè, con cambio di vocale da e in a, vedo bene derivare da questa parola anche taron = (dialetto) terrone (!), ossia dialetto della terra, del villaggio.

Tarzè (z = ts) - Essere necessario, conveniente, opportuno, utile. Il verbo è coniugato con la costruzione personale e sempre in frasi negative: "I tarzan bé mia ni" = "non è necessario che vengano", "la tarza bé gnè ni" (... che venga). Il VSI lo dà come variante di artè (con tartè, varzè e altri che io non ho mai sentito usare), precisando tuttavia che a Varenzo ha un significato più categorico di artè.

Tas - Tasso, Meles meles (it.wikipedia - foto Google). Inserisco la parola giusto perché ho avuto la fortuna di fotografarne uno in pieno giorno alla mia prima uscita con la macchina fotografica appena acquistata > Tasso. - (tass)

                                                                                                          Tas - Foto Tabasio


Tasc'a - Sporta, borsa, cartella da scolaro. 

Tasìn - 1) Fiume, corso d'acqua di una certa portata. Tasìn non si usa solo per il fiume Ticino (che prende il nome proprio da questo termine dialettale di origine prelatina) ma anche per altri grossi (relativamente) corsi d'acqua: a Dalpe chiamano tasìn la Piumogna, ad Airolo oltre al Ticino anche la Garegna che scende dalla val Canaria, secondo Beffa cit. Il termine è usato anche in Val di Blenio. Secondo Lurati ("In Lombardia ..." cit. p. 141) "i biaschesi hanno sempre chiamato e continuano a chiamare tesign de Bregn" il fiume Brenno, nome, quest'ultimo, "fatto a tavolino" e non basato sull'uso popolare. 2) Ticino (cantone). Da notare che "in, nel Ticino" in dialetto leventinese si dice "in u Tasin", sempre con l'articolo, non "in Tasin" come avviene nel dialetto "ticinese" standard (in Tesin, in Tisin). - (tasin)

Tàura, plur. tàuri - Tavolo. Ad Airolo tèura, a volte tèuru (Beffa cit.).  - (taura, tauri, teura, teuru) 

Tàuzza - 1) Fieno vecchio, duro, marcito che resiste allo sfalcio (LSI, Quinto). 2) Insieme de ciuffi d'erba che rimangono sul prato falciato malamente (LSI, Faido). 3) Poa annua (foto Google), fienarola annuale (LSI, Airolo, Quinto, Faido), detta anche gramigna delle vie. A Fontana detta érba di gras perché cresce anche presso le cascine degli alpi (Beffa). Una cugina di Deggio mi dice di conoscere nel primo senso solo stàuzza , che il LSI dà solo per Calpiogna e Rossura, e di non aver mai sentito tàuzza. Neppure la mamma l'ha mai sentito. - (tauzza, tauza, stauza, stauzza)

Téç , plur. tiç - Stalla (tetto si dice quert o pitéi). Téç zotìnt = piano inferiore della stalla, per gli animali. Téç zorìnt = piano superiore, adibito a fienile. Teç viene fatto derivare dal latino tectum (casa, dimora, tetto), da cui l'it. tetto. Mi chiedo se non possa invece venire da un ormai estinto (ma tuttora vivo in romancio) tegia = capanna, cascina (v. Téija), eventualmente tramite un plurale teç diventato singolare.

Técè, ticè (sü) = riportare in stalla. - (tec, tecc, tech, tecè)

                                                                               Teç in Pianaselva (Dalpe/Faido) - Foto Tabasio

- Certo, tale (agg.). Questo aggettivo indica indeterminatezza ma può anche dare un senso leggermente spregiativo, o rafforzarlo, alla parola che lo segue: un tè rostic, un tè èsan. Un tè (v)ün(g) = un tale, pure con senso un po' spregiativo, oltre che di indefinitezza. 

- Tè (bevanda). - (te)

Téija - Tengia, villaggio della Media Leventina, prima frazione di Rossura e ora (dal 12 ottobre 2005 - votazione del Gran Consiglio) di Faido, dopo l'incorporazione dei comuni di Calonico, Rossura e  Chiggiogna. Secondo Petrini cit. deriva da "attegia" = capanna, voce di origine gallica. Il REW dà tegia (gall.) = Hütte (n.8616a). In romancio c'è tuttora tegia = capanna, cascina d'alpe o di maggengo (v. Pledarigrond.ch, RNB, II, p. 27), riscontrabile in diversi toponimi (RNB, I, passim). -  (Teija, Teisgia)

Téisc - Tingere. Téijas = tingersi. Teijü, téijüda = tinto, tinta. Franscini cit. dà tenç (femminile tencia) = tinto, Bernardi cit. = sporco (nel dialetto di Lodrino), il che fa subito considerare la possibile origine del nome Campo Tencia. Nel suo bel libretto "Campo Tencia, la montagna con la pietra 'sporca'", Ed. CAS TI, 1998, Angelo Valsecchi caldeggia appunto l'ipotesi di una derivazione del genere (come per la Peppa tencia), con riferimento a certi massi "esageratamente scuri tanto da sembrare bruciati o 'sporchi' (...) di fuliggine".  Io pensavo invece piuttosto al particolare color ruggine della roccia. Ma questa ipotesi si scontra con qualche difficoltà. Lo stesso Valsecchi ricorda come il nome Campo Tencia sia una invenzione cartografica del 1858, ottenuto mettendo insieme i nomi di due alpi attigui sul versante valmaggese: Campo e Tencia. Se il nome della cima viene da quello dell'alpe c'è però da ritenere più probabile una derivazione da "attegia" - cascina, capanna - come per Tengia. Tanto più che in zona si trova una "Tencia vegia" di fronte a un "Corte nuovo". Lo scrittore inglese SAMUEL BUTLER (1835-1902), nel resoconto di una sua passeggiata a Dalpe e dintorni,  affermava che il nome non era riportato sulla cartina in suo possesso e di non essere riuscito a farsi indicare dalla popolazione locale come si chiamasse:"The highest peak above this upper valley just turns the 10,000 feet, but I was never able to find out that it has a name, nor is there a name marked in the Ordnance map of the Canton Ticino." Dal canto suo, Mario Fransioli ("Dalpe" p. 85) prova che tale nome era noto fin dal Medio Evo, per lo meno in Val Chironico: in una pergamena della degagna di Osiadigo (Chironico) del 1328, che ne cita un'altra del 1268, si parla infatti già di una "Bolla de Tengia" (oggi Bola rossa) e di un  "Pizium de Tengia" (MDT, RL, n. 130, p. 162), e in un'altra ancora del 1466 si indica il "Pizo de Tengia" come confine di due alpi dell'alta Val Chironico. Nella fattispecie si trattava dell'attuale Pizzo Penca. Forse il nome indicava tuttavia tutto il massiccio dal Penca al Tencia. Il nome quasi identico Tencia - Tengia fa pensare ad antichi contatti tra i due versanti della montagna attraverso il Passo Soveltra (2874 m), cosa che doveva richiedere buone doti di montanari: Giuseppe Brenna, "Guida delle Alpi Ticinesi Ovest" p. 730-32 vi distingue due valichi "alpinistici" di difficolta F (= "facile", ma per alpinisti!) (v. cartina, descrizione del sentiero e foto sotto). Contatti e mutuazione di termini sono confermati dal toponimo tipicamente leventinese Löita (e Ri della löita) in territorio di Prato Sornico, giusto al di là del passo Soveltra.  - (teisc)

Tèna - Tana. La tana di marmotta è detta stop (v.). - (tena)

Téndro, téndru - Tenero - (tendro, tendru) 

Téndron - Getto, vetta (= parte terminale di un ramo) giovane e tenera della fronda di abete, plur. téndroi, usati per la preparazione di sciroppo - sciropin - ottimo dissetante e antiflogistico (= antinfiammatorio): Beffa cit. per Airolo. A casa mia il termine è ignoto. Il LSI dà tendron = rimessiticcio, pollone, getto, soprattutto di conifera. Sul Glossario in Borioli "Vos" cit. c'è invece tendroi = germogli di ontani. - (tendron, tendroi)

                                                                                                          Tendroi - Foto Tabasio


Ténsa - Divieto di pascolo (in determinati periodi dell'anno). Il termine appare nei vecchi documenti, non l'ho mai sentito usare dal vivo. In MDT  (p. 1650) leggo che è voce oggi sconosciuta a Quinto e Varenzo. MDT (ibid.) dà anche teissa, più conforme alla fonetica dialettale, e il verbo derivato teissè. - (tensa)

Térman (plur. tìrman) - Termine (di confine). Scherz. Piantè 'n térman = concludere il proprio ciclo alimentare ... - (terman, tirman)

Tèrzöu - Terzo fieno autunnale, di solito oggetto di très (v). - (terzöu)

Tés, plur. tis - Sazio, satollo. Tròp tés: rimprovero dei genitori ai figli spipri (v.) che non vogliono mangiare quel che trovano nel piatto, utilizzabile anche per persone troppo sazie in senso figurato, che hanno già tutto nella vita. Penso che intasnàs, intesnàs = saziarsi, derivi da questo aggettivo. - (tes, trop tes, tess)

Tévi - Tiepido. Fig. specie al femminile tévia per una persona né carne né pesce, di poca personalità. Perlomeno mi sembra. Magginetti-Lurati per Biasca danno invece tévia = donna senza energia. Ma sono quelle parole che ognuno interpreta un po' a modo suo.  - (tevi, tevia)

Tièrn - Pino silvestre, Pinus sylvestris (it.wikipedia - foto Google). Cresce praticamente solo sul versante sinistro della Leventina. Quello nella foto qui sotto si trova tuttavia in mezzo alla palude della Bedrina (Dalpe). - (tiern)

                                                                                                          Tièrn - foto Tabasio


Tignì - Tenere. Ma "io tengo" = "mi i tégni" (metafonesi). 

Tilio, tiliu - Tiglio, Tilia (it.wikipedia), alberi di cui esistono diverse specie, come la Tilia platyphyllos o Tilia europea, nota come tiglio europeo o comune o nostrano (foto Google). Fió 't tiliu = infiorescenze di tiglio, usate per la preparazione di tisane.

                                                                                                          Tiliu - foto Tabasio


Tlèmpan (accento tonico sulla è, finale -nn) - Schiaffo. Parola indicatami dai cugini di Deggio. Non trovata sull'LSI.

- 1) Prendere.  2) Sposare: l'ha töç 'na tudesc'a = ha sposato una (svizzero)tedesca; Töla! = sposala! Tö fò - 1) Togliere 2) Distinguere: "t'il tö fò mia dal sö fradél" = non lo distingui da suo fratello; 3) Localizzare, identificare, scoprire: "I l'ò töç fo sübat = l'ho subito localizzato, individuato. Tös fò = 1) uscire: "tödìmas fò fign cu fa bél" = "usciamo fintanto che fa bel tempo" ; 2) rasserenarsi (meteo): "u s'é töç fò" = il cielo si è rasserenato, il tempo è passato al bello - (tö fo) Tös int - Entrare, rientrare: "töt int!" = tirati dentro! Tö jü = inghiottire (una medicina per esempio); misurare (tö jü i misür) ; fotografare... Tö sü = prendere con sé.

Tòla - 1) Latta, lattina; 2) Secchio, secchiello (un tempo di latta, oggi anche di plastica, dim. tolìn, toléta), tanica; 3) Fig. faccia tosta, sfrontatezza, a volte anche in senso positivo: ardimento. Parola diffusa in Ticino e Lombardia se non oltre, italianizzata in "tolla". Tòla dal rüs = secchio della spazzatura; tòla dal lèç = secchiello per il latte. Tòla dal pétròli = fig. persona incoerente, senza carattere, secondo Beffa op. cit. Ossia mezza calzetta, mezza sega. Capisco così infine l'intrigante espressione "I sém óman o tòl dal pétròli?" pronunciata tempo fa da un abitante di Ambrì in un documentario della TSI... Jöi det la tòla = gioco della lattina, uno dei preferiti della mia infanzia: gioco a nascondino, con una lattina posta in mezzo alla piazza del villaggio; un guardiano designato contava fino a X, poi cercava i compagni nascostisi nei dintorni e li riuniva sulla piazza; mentre era occupato nella ricerca, chi era nascosto poteva correre sulla piazza e lanciare lontano la lattina; finché il guardiano non l'aveva rimessa al suo posto tutti i "prigionieri" potevano correre a nascondersi di nuovo, e il gioco ricominciava da capo. - (tola)

Tofè, tufè - 1) Annusare, fiutare 2) Curiosare in modo indiscreto, anche tofisgné: "l'é sempra scè a tofè". Tofon, tufon; toféta, tuféta: curioso indiscreto

Toma - Caduta. Nè a toma, tomè, tumè = cadere. Toma d'l'orz = capriola. 

Tönc - Rintocco di campana, con significati diversi. Airolo: tönc'. Secondo la mamma, un tempo per annunciare la messa le campane venivano suonate due volte normalmente e la terza a rintocchi singoli, come ultimo richiamo, da cui l'espressione dè un tönc = dare un avvertimento, un richiamo, per far ricordare: "dam un tönc" = "avvertimi, rammentamelo". Sonè i tönc = suonare a rintocchi, a martello, a morto. Questi ultimi erano più lenti rispetto agli altri, precisa ancora mia mamma. Tönchè: v. tönghè.

Tondéla - Lanuggine che si forma sotto e dietro i mobili, letti in particolare. Dalpe: tondèla (LSI). - (tondela)

Tönghè - Suonare, battere a rintocchi (v. intrans.), detto della campana, quale ultimo avvertimento prima della messa (v. sopra) o in segno di lutto Alina Borioli, nela poesia "Ava Giuana", dice tönchè. Airolo: tönc'è.  

Tont - Piatto (stoviglia). Ormai sostituito da piat. - (tond)

Tòr - 1) Toro. "L'é al tòr = "è al toro", detto di mucca e, volgarmente, anche di ragazza o donna ritenuta vogliosa. Toréijè, turéijè: l'agire della bovina ninfomane che cerca di montare le compagne. 2) Forma di formaggio gonfiatasi per fermentazione anomala = Forma torèda, forma turèda. Dal latino torus = protuberanza, rigonfiamento sotto la pelle (fra gli altri significati). Torè, turè = gonfiarsi (di forma di formaggio). Cfr. Jelmini Glossario cit., Vicari cit. p. 296, Lurati "Terminologia" p. 139.  - (tor, tore, ture, toreda) 

Tos, tosa, plur. tusoi, tusèi - Figlio, figlia, ragazzo, ragazza. - (toss)

Tòssi - Veleno (lett.: tossico). Mèr me 'l tòssi = amarissimo. - (tossi) 

Tòst - Quasi. Non mi pare esatto sinonimo di squès: mi sembra abbia, a volte almeno, un po' il senso di presto come l'italiano letterario tosto o il bientôt francese: "ti sé tòst scè? = "sei quasi (presto) arrivato?" = "tu es bientôt arrivé?".

Tötan - Bambino in carne. Tötanon: bambino obeso, neonato o bebè bene in carne. Beffa dà tòtan = trottola per Fontana. Non so se ci sia un rapporto fra i due  (trottola termine scherzoso per bambino piccolo e cicciottello). - (totan)

Tramarè - Tremare.

Tramiòra - Val Tremola  (ad Airolo, Beffa op. cit.)

Tramòrç - Tremorgio ->Foto d Tremorgio. Nome del laghetto (a 1827 m di quota) e dell'attiguo alpe sul lato destro della Leventina sopra Rodi e Fiesso, da cui ha preso il nome anche il sovrastante Poncione di Tremorgio. "Incassato tra rupi altissime che lo cingono quasi a modo d'imbuto", scriveva Luigi Lavizzari, ipotizzando quindi una derivazione da "tramoggia" ("recipiente a forma di tronco di piramide o di tronco di cono, munito di apertura sul fondo, impiegato per raccogliere materiali sciolti dall'alto e scaricarli dal basso", Garzanti online) nelle sue "Escursioni nel Cantone Ticino", 1859-63 (ed. Dadò, 1988, p. 335).

Trampàs, trampàs sü - Prepararsi, vestirsi. Il LSI dà trampass sü per Airolo: vestirsi, acconciarsi, abbigliarsi. - (trampas, trampass)

Trampè - Temperare mescolando un liquido. Es. trampè l'aqua = intepidire l'acqua (aggiungendone di fredda a quella bollente). Fonte: mamma. Il LSI dà per Quinto trampè = mescolare, preparare il beverone per i maiali. La mamma conferma ma direbbe in questa accezione trampè sü.

Trampignè, trapignè - Agitarsi, scalpitare, pestare nervosamente i piedi per terra (... quando scappa). V. anche Trapéijè.

Trapa - Trappola.

Trapeijè, tripéijè - Detto delle mucche: muovere nervosamente gli arti posteriori in prossimità del parto (Jelmini, Glossario). Figurato, per le persone: scalpitare, agitarsi. In questo senso anche trampignè (v.).

Tras - V. trè  -

Trasè - Brucare liberamente in un prato, di bovine o altri animali. Un tempo si usava fare con il terzo fieno (tèrzöu) in autunno, oggi anche in primavera ed estate, in un modo, credo, che farebbe rizzare i capelli ai vecchi contadini di quando ero ragazzo se potessero tornare a vedere. Fig. sprecare, fare un uso smodato di qc., sperperare: trasè la roba, trasè 'l pan, trasè 'l furmeç (quando se ne getta un centimetro insieme alla crosta). Très = vago pascolo. - (tres)

Traséna - Parola di cui ho sentito o trovato più definizioni: sottoscala all'esterno di una casa, dove un tempo si gettava la spazzatura, viottolo tra le case o le stalle*** (dove verosimilmente si facevano spesso i propri bisogni), fossa della latrina, pozzo nero. Beffa op. cit. dà appunto "pozzo nero, pozzetto raccogli escrementi esterno alla latrina che veniva periodicamente vuotato". In ogni caso luogo sudicio e puzzolente. E' rimasta oggi l'espressione: "spüzzè me 'na trasena", o anche il solo traséna per gran puzzone: "ti se na gran trasena!". *** Su un documento in latino scritto a Quinto nel 1239 e riportato in Brentani CDT cit. trovo l'espressione "sub trasenda" (p. 23) appunto nel senso di "passaggio tra due stalle". Spiega Brentani (p. 31): "Nella parlata locale traséna è propriamente una piccola strada sudicia e fetente nell'interno dell'abitato, fra casa e casa, o fra casa e stalla, dove si gettano, dalle porte e più spesso dalle finestre, le acque luride e le spazzature. Estensivamente, indica anche qualunque strada sporca, un luogo dove si gettano le immondizie. Il curioso vocabolo antico, che come tanti altri va scomparendo (= strécia), vive specialmente nei seguenti modi di dire: 'Ti se via' oppure 'I set via tütt u dì pai trasén', 'U spüzza cumé una traséna' (...)". Dal tardo latino transienda = via di transito, a sua volta da transire = passare attraverso, transitare. Cugini di Deggio mi hanno confermato questa versione, dando anche un nome a un paio di "trasene" del villaggio: traséna 't la Mondia, traséna di Pinoli (due soprannomi). E aggiungono che la reputazione puzzolente potrebbe derivare dal fatto che lungo le ripide trasene veniva fatto colare, misto ad acqua, il letame destinato ai prati sottostanti il villaggio. V. in proposito anche Bosshard cit. p. 311: tresenda, tresanda = vicolo, viottolo, stretto passaggio. Il termine tresenda nel senso di vicolo si ritrova anche a Poschiavo (LSI; RNB), mentre in romancio c'è tarsenna (sursilvano) e tarschenda (ladin vallader engadinese*), nello stesso senso di stretto vicolo di paese (ma ho trovato tarsenna anche nel senso di corsia della stalla = àntic). (* Sul RNB, II, p. 346 trovo invece traschenda, engad. = "enges Gässchen zwischen zwei Häusern"). - (trasena)

Trasìa - Nell'espressione sparè a trasìa = sparare a pallini di piombo - (trasia)

Trasièda - Scarica di pallini. - (trasieda)

Tràu - Trave, pl. inv.; non saprei dire se sia maschile o femminile, mi pare si sentano entrambi. Airolo e Val Bedretto: trèf, plur. trif., v. Beffa cit. e Lurati Terminologia" p. 37 - (trau, tref)

Travachè - 1)  Crollare, stramazzare. Sinonimo di raghè. 2) Capottare, ribaltarsi, detto di un veicolo che procede lentamente su un prato in pendio o una stradina accidentata.

Travacon - Ampia cunetta trasversale su una strada per consentire lo scolo dell'acqua piovana. Non penso sia leventinese, in ogni caso non esclusivo.

Travéç (plur.) - Faticaccia, lavoro difficoltoso: "i évan di chi travéç a ni jü da gnö cul car dal fégn!" = "era una vero lavoraccio scendere di lì con il carro del fieno!". - (travecc)

Travèrza - Traversa, striscia di terreno relativamente pianeggiante e quasi ininterrotta sul fianco della montagna su cui si trovano più villaggi. Sono così chiamati gli assi Calonico-Anzonico-Cavagnago-Sobrio nella medio-bassa Leventina e Figgione-Rossura-Tengia nella media Leventina. I villaggi in questione sono infatti situati su una linea di collegamento quasi orizzontale sul versante sinistro della valle.

Trè - Trarre, tirare (latino trahere), di solito in forme composte: trè sü = vomitare (è più autoctono butè sü), ma mal trèç sü = mal vestito;  trè scè = riunire (legna, bestiame), concludere (trè scè pòc = concludere poco). Riflessivo: tras = trarsi: tras sü = vestirsi, tras à c'è = andare a casa, tras in camìsa = ridursi in camicia, gioco a carte per bambini: contano solo assi, due e tre, vince chi toglie tutte le carte all'avversario.

Tréfiè - Lavorare assiduamente, sfaccendare. Corrisponde all'it. trafficare. Il LSI dà anche trafiè. - (trefiè)

Tréntìn - Sega con telaio rettangolare che si usava in posizione verticale, maneggiata da due persone, uno sopra uno sotto, per tagliare longitudinalmente tronchi in modo da ottenerne tavole (assi). Non solo leventinese (trentin o trentina). Così chiamata perché usata nei boschi ticinesi dai segantini provenienti dal Trentino: v. Abele Sandrini, "Boschi, boscaioli e fili a sbalzo, Dadò, Locarno, 1985, pp. 38-42, con disegni accurati e foto. Io ho visto usare seghe simili solo in Cina, durante un viaggio di 6 mesi in quel paese nel 1982. In Lurati "Dialetto" cit. trovo che nei dialetti lombardi e ticinesi trentin = 'boscaiuolo, molti trentini avendo svolta questa attività da noi'. - (trentin)

                                                                                                            Trentin - foto Tabasio


Très - "Vago pascolo", libero pascolo, un tempo sottoposto a rigide norme. Traso nei vecchi documenti locali. V. Trasè - (tres, tress) 

                                                                                                              Très - foto Tabasio 


Tréspat - Trespolo (supporto o sgabello di varia forma che poggia su tre o anche su quattro piedi: Garzanti), in particolare quello per appoggiare il dartüi (v., con foto), indica Jelmini "Glossario". (trespat, trespad)

Tribiàs - Rodersi, ribollire, consumarsi interiormente, in particolare nell'espressione tribiàs dala ràbia =  rodersi dalla rabbia. Non lo trovo sull'LSI.

Tripéijè - V. Trapéijè.

Trogli(pron. g/l) - Cassetto, tiretto, scaffale. Il LSI dà il termine per Quinto, assieme a trocli (Lev.), trògli (Dalpe), trucli (Airolo). Secondo Beffa cit. il termine trucli viene dal tedesco Trücke, Trüche (in realtà è svizzerotedesco e significa scatola. E in "slang" zurighese truckli è una cassettina di legno - kleine Holzkiste -, leggo su zuri.net.). Bontà cit. dà trocli, troclo, tröcli, dallo sv. ted. trockli, tröcli, trücli, a loro volta da drücken = premere, serrare.  (trogli, trucli, trocli).

Trögli  (pron. g/l) - Trogolo (per i maiali) - Diminutivo svizzerotedesco di Trog = trogolo, sinonimo di canè (canale). Il LSI non lo dà.

Tròia - Con questo appellativo poco lusinghiero è chiamato a Fontana (Airolo) il bello e odoroso giglio martagone, Lilium martagon (it.wikipedia - foto Google), dice Beffa, che lo dà solo al plurale: tròi. Se qualcuno ne sa il nome altrove me lo faccia sapere! V. anche alla voce fió (fiore). 

                                                                                        "Tròi" - Gigli martagoni - foto Tabasio


Tröisc - Canalone, tracciato, risina entro cui si fa scendere a valle legname o fieno (Leventina e altrove, v. anche tarciü); traccia, sentiero di montagna (Osco e altrove); solco, passaggio lasciato sulla neve dal transito delle slitte (Rossura): questi (e altri) i significati dati dal LSI. Nessuno fra i mei parenti l'ha mai sentito. È rimasto, almeno fino a tempi recenti, il toponimo Tröisc, nel bosco sotto l'alpe Cadonigo. Tröisc si ritrova ancora, penso, nelle parole ströisc e ströijè (traccia lasciata nell'erba, calpestare l'erba). Un tempo doveva però essere parola comune, visto che figura latinizzata in parecchi documenti medievali riportati in MDT (troçium nel 1286; trozium nel 1347), e italianizzata successivamente (nel Seicento) in tronscio, trongio, in apparenza con il significato di sentiero di montagna (inter troxios, subtum troxium in un doc. del 1436, toponimo Maltrozio sopra Prato nel 1323, MDT p. 150). V. in proposito anche Bosshard cit. p. 316-18 che dà trozium = sentiero, sentiero dirupato, sentieruzzo su cui si trascina il legno, e rimanda a REW 8934, troju = Fussweg, Steig, Holzscheife, parola alpina preromana. Bosshard (p. 318) dà anche il verbo transitivo atrozare = farsi una via, passare attraverso, calpestare = ströijè.

Trölar - v. Tabas. Il LSI dà trólar = stupido, ignorante, termine raccolto solo a Dalpe.

Troncon, truncon - Lunga sega a due mani per il taglio di grossi alberi.

                                                                        Troncon - foto Tabasio


Trüs - Urto, spinta (meno forte di büt). Trüssè = urtare, spingere. Dal latino trudere = spingere. Diffuso in tutto il TI secondo il LSI, ma ormai l'ho messo e lo lascio.

Trüscia - Trambusto, forte agitazione. "Ves in trüscia" = essere in subbuglio, in forte agitazione, sovreccitato. Beffa op. cit. dà: essere indaffarati.

Trüta - Trota, Salmo trutta (it.wikipedia - foto Google).

Tùbas - Soprannome dato dai bedrettesi agli airolesi, che ricambiano con Parüsc. Entrambi i termini indicano grossi chiodi di legno (i tubas, 30-50 cm di lunghezza per 3-4 cm di diametro, più grossi dei parüsc, lunghi circa 10 cm) un tempo usati nella costruzione di edifici (v. Lurati "Terminologia" p. 39). E' anche soprannome degli abitanti di Fontana, frazione di Airolo, secondo Beffa cit. - (tubas, tobas)

Tudésc', pl. tudisc' - Tedesco, svizzerotedesco. Fò ni (pai) Tudisc' = nella Svizzera tedesca. Nomignoli per gli Svizzerotedeschi: züchìt (il più comune); plùfar, tüdar, tüdarli, tugnìt (Beffa op. cit.)- (tudesc')

Tüf - Afoso, pesante (tempo). Beffa cit traduce invece "odore di chiuso, atmosfera opprimente" e per afoso dà top. Magginetti-Lurati danno tüp = afoso per Biasca. Il LSI dà tüf = afa, puzza, tanfo, odore di stantio, aria viziata.

Tuméra - Tomaia (parte superiore della scarpa che copre il piede). "Capinn gnè 'n sòra gnè 'n tuméra" = letter. "non capirne né in suola né in tomaia", ossia non capirne proprio niente. Espressione usata da mio nonno materno, che era anche provetto ciabattino.

Tünar - Aiuto casaro o aiuto pastore sull'alpe (ted. Diener = servo, domestico; in dialetto urano Tinner = Gehilfe des Sennen = aiuto malgaro, da tinnerä = dienen = servire: v. Felix Aschwander, "Urner Mundart-Wörterbuch", 1983). Dim. tünarét - (tunaret)

Tundè - Tosare (le pecore): si faceva due volte all'anno, in autunno e in primavera, scrive Lurati ("Terminilogia" p. 145), che dà quale sinonimo (da me mai sentito) bülè. Idem Beffa cit. = tosare, rapare, tagliare i capelli (scherzoso).

Tüsaró - Satollo, abbuffato, strasazio, tés (v.). Sin.: surfanó. Nella sua "Terminologia" bedrettese (p. 54) Ottavio Lurati distingue tuttavia tra vaca tüsarèda = che ha mangiato troppo, e surfanèda = stanca del cibo che non muta mai.


ABCC' DEF GIJLMNOPQ R STUVZ